Ven. Nov 22nd, 2024

La Campania madre della dieta mediterranea, unitamente ai vini, ai formaggi, ai limoni, ha nell’olio di oliva un ulteriore elemento di forza che si integra perfettamente nella prestigiosa tradizione alimentare e gastronomica, che ha reso la regione nota in tutto il mondo.

L’olivo in Campania rappresenta un elemento caratterizzante sia del paesaggio che dell’economia di vaste aree della regione, alcune di eccezionale bellezza. Cosi è intervenuto il Rappresentante della Consulta Nazionale dell’Agricoltura e Consulente del Presidente della Provincia di Napoli per il settore Agricoltura, Rosario Lopa, partecipando all’iniziativa della benedizione dei rami di Ulivo, presso la Chiesa San Ciro di Cavalleggeri a Fuorigrotta

Molti olivicoltori campani mostrano, con giustificato orgoglio, piante maestose di centinaia di anni di età. Questi olivi secolari, spesso chiamati con nomi collegati alle tradizioni locali, rappresentano un patrimonio anche culturale e storico. La filiera olivicola rappresenta, nell’ambito dell’economia regionale, uno dei segmenti più importanti, non solo per il numero di operatori occupati e per l’indotto economico che movimenta, ma anche per l’entità delle superfici interessate, per i suoi rapporti, strettissimi, con il paesaggio e la difesa del suolo, e per l’inscindibile legame che ha con la storia, la tradizione e la cultura regionale.

In Campania la superficie complessiva coltivata ad olivo interessa circa 70.000 ettari e si colloca al sesto posto tra le regioni italiane per superficie, pari al 5,9% della superficie olive tata nazionale. A tale area corrisponde un patrimonio olivicolo di oltre 8.5 milioni di piante. Gran parte dell’olivicoltura è collocata in provincia di Salerno, che da sola, con i suoi 39.000 ettari, rappresenta il 56% del totale, seguita dalla provincia di Benevento con il 21%.

La coltivazione dell’olivo in Campania interessa oltre 90.000 aziende e l’80% dei comuni della regione, con una produzione media annua che oscilla intorno ai 2.000.000 di quintali di olive. Anche in termini di produzione la provincia di Salerno, con il 62%, conferma la sua leadership. Fruiscono del riconoscimento comunitario della Dop (Denominazione di origine protetta) tre oli extra vergini di oliva (Colline Salernitane, Cilento e Penisola Sorrentina) (Reg. CE 1065/97, G.U.C.E. del 13/06/97 n. 156) e per altri (Sannio Caudino-Telesino, Irpinia e Colline Beneventane) (ai sensi del Reg. CEE 2081/92) sono in corso procedure di riconoscimento.

A garanzia del consumatore tutti gli oli Dop della Campania sono sottoposti al controllo dell’Ismecert (Istituto Mediterraneo di Certificazione dei prodotti e dei processi del settore agroalimentare), organismo indipendente dal mondo della produzione ed autorizzato dal Mipaf. Il vero punto di forza dell’olivicoltura campana è il patrimonio varietale estremamente ricco e diversificato.

Ad oggi sono state descritte e catalogate oltre 60 varietà autoctone attualmente coltivate e tramandate da secoli, tra cui quelle maggiormente diffuse sono: Ogliarola e Ravece nell’avellinese; Ortice, Ortolana, Racioppella nel beneventano; Sessana e Caiazzana nel casertano; Olivo da Olio nella Penisola Sorrentina (nel napoletano) ed, infine, Pisciottana e Rotondella nel salernitano.

Per la vendita dell’olio d’oliva vergine ed extra vergine, in Campania, come del resto in Italia, è prevalente la vendita diretta presso i frantoi ai consumatori finali. Questa forma di distribuzione diretta rappresenta un’importante area d’affari per moltissime imprese di piccole dimensioni diffuse capillarmente sul territorio.

Di Carlo Scatozza

redattore di Campania Slow | Contatto Facebook: http://it-it.facebook.com/people/Carlo-Scatozza/1654720386

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