La riscoperta delle cultivar delle olive, nel nostro paese, è l’esempio di una imponente biodiversità che, unica al mondo, caratterizza l’Italia; in questo movimento con crescita impetuosa in questi anni, la Campania ha portato in dote decine e decine di cultivar recuperate e portate in frantoio per trarre tanti oli extravergine di raro pregio. A fronte di una quantità non elevata, la nostra regione si afferma nel panorama olivicolo nazionale di qualità soprattutto con ravece e ortice. Ma un ulteriore tassello è dato da cultivar più rare, cui piccole aziende legano il proprio destino; è il caso di Olio Giusti con la varietà Corniola a Capua, frutto dell’impegno di una giovane donna, Roberta Giusti, che ha reso impresa la passione di famiglia nei terreni di Sant’Angelo in Formis, adiacenti a quella della celebre Tenuta San Domenico, ormai luogo riconosciuto del buonvivere mondiale. Stiamo parlando di un’ oliva tipica della piana capuana ottenuta da ulivi secolari della cultivar autoctona “Corniola Olivastra”, che si possono scorgere alle pendici del Tifata, a un tiro di schioppo dalla Basilica Benedettina. Nella zona sono 4-5 le realtà che si sono ben dedicate alla Corniola in questi anni, ma qui c’è una marcia in più anche dal punto di vista del packaging, dell’immissione sul mercato, con una grande attenzione ai formati delle bottiglie e ai vari usi dell’olio come elemento sociale, non soltanto dal punto di vista dell’uso in cucina. La Corniola e l’olio di Roberta è ora anche tra gli oli che concorrono a formare il Presidio nazionale Olio Extravergine Italiano di Slow Food, che promuove il valore ambientale, paesaggistico, salutistico ed economico dell’olio extravergine italiano, selezionando le cultivar espulse dal mercato massificante dell’olio e i produttori che hanno oliveti di cultivar autoctone del territorio gestiti senza fertilizzanti di sintesi e diserbanti chimici. Con questa qualità certificata anche biologica ( ICEA) si ottiene un eccellente olio E.V.O. ricchissimo di polifenoli. La storia della Corniola è la storia del sud sradicato e che ora si riappropria di radici e gusti. Nella seconda metà del ‘900 la coltivazione della varietà Corniola Olivastra fu abbandonata e soppiantata dalle più produttive varietà toscane in tutta l’area tifatina, ora dal 2005 Roberta e la sua famiglia, svolgendo un meticoloso lavoro di tutela e recupero, ha voluto mettere a dimora poche centinaia di esemplari di Corniola per consentire a un olio così pregiato e salutare di tornare al centro delle eccellenze campane. Abbiamo alla degustazione un fruttato di oliva erbaceo di media intensità, delicati i sentori di pomodoro acerbo e mela verde deviante verso l’ortica, un piacere per il palato ideale per condire ed insaporire i piatti del territorio, dalle zuppe alle insalate.
Il nome Corniola deriva dalla forte somiglianza del frutto con il corno apotropaico della tradizione mediterranea, confermando ancora più l’ancestrale legame di questa oliva con la storia profonda e remota del territorio campano. E proprio ricordando questi concetti, durante la nostra visita in azienda, quando incotrammo tra gli ulivi di Roberta il pizzaiolo di Macerata Campania Luca Doro, che ha scelto la Corniola e gli altri oli dell’azienda per le sue mirabili pizze, ci vennero in mente come quei significati legati alla Corniola fossero da secoli ad evocare i suoni e i gesti della festa di Santantuono nella vicina Macerata Campania con i suoi riti apotropaici ed ancestrali. Il link del territorio della piana che da Capua si snoda verso Caserta, incrociando la Via Appia e i cammini dell’Arcangelo, fanno della struttura aziendale, con il porticato adattabile alla degustazione, anche una potenziale meta dell’Oleoturismo in Terra di Lavoro.
Oltre ai 150 alberi per la Corniola, altri 1500 sono condotti a Leccino, pendolino, ravece, frantoiana, per una linea di produzione capace di soddisfare ogni necessità, da quella del viaggiatore, al ristoratore, ma anche delle famiglie; formati per tutti, dalle piccolissime boccette alle eleganti taniche e tanichette, validissime anche come idea regalo. Indubitabilmente Roberta ed il suo racconto sono parte di una identità territoriale che passa per la riscoperta del nostro olio, quello fatto bene.