Ven. Nov 22nd, 2024

Capire come si mangiava in età romana è possibile anche a Capua, presso il Museo Provinciale Campano,  seguendo le orme di Marco Gavio Apicio, il ricco gaudente vissuto tra I e II sec a.c. che ci ha lasciato, con il libro de Re Coquinaria,  alcune delle più celebri ricette della cucina degli antichi, grazie al quale abbiamo potuto farci un’idea delle abitudini alimentari della civiltà romana, che viveva nella Campania Felix i suoi luoghi di villeggiatura e di massima generosità agricola. Preparazioni che esaltavano il farro e l’orzo, dieta molto vegetariana da un lato, ma anche carnivora di ogni cosa in movimento….dai pappagalli che giungevano da luoghi esotici alle murene, dai tassi ai fenicotteri.

damusa spiegazione

Grazie all’associazione di promozione sociale Damusa, formata da attori, attrici, studiosi e studiose di lettere e storia antica,  abbiamo preso parte domenica 28 giugno  all’evento A Tavola con Apicio, con la collaborazione del fascinoso ristorante pompeiano Caupona, il cui staff in trasferta capuana ha permesso anche di degustare assaggi delle preparazioni apiciane, sulla base di un articolato menù degustazione.  La serata ha visto il suo incipit con la necessità da parte dei visitatori di abbigliarsi con le tuniche per Matronae e Senatores fornite in buste sanificate dal ristorante Caupona, che fa buon uso di tali vestizioni nel proprio locale, ben immergendo il turista, in gran parte straniero, in una magica atmosfera. Come calarsi poi maggiormente nello spirito del tempo? Ovviamente con la visita alle sale del Museo Campano che raccolgono il vasellame tratto dal  Fondo Patturelli, si tratta di contenitori atti ad essere utilizzati in cucina, per addivenire poi a  tecniche di cottura, a fiamma viva o cenere ardente. Le voci narranti sono quelle delle Dominae, le padrone di casa di Damusa vestite come III sec. A.c nell’Ager Capuanus;  particolarmente significativo un mosaico a pasta vitrea che ritrae un banchetto, ritrovato nella zona dei templi a Diana Tifatina sul Monte Tifata tra San Prisco e Sant’Angelo in Formis, con donne e uomini intenti a prendere cibo preparato e tagliato degli schiavi.

menu degustazione antichi romani

La narrazione del figurante che ha ben impersonato Apicio apre la strada al menu degustazione nel bel giardino all’aperto del Museo.

Lo staff di Caupona ha preparato, dal ricettario di Apicio:

Epiterium di olive nere e rosmarino: una sorta di patè di olive nere più delicato di quello cui siamo abituati

 Filetto di Orata di Sergio Orata ripieno con zucchine alla scapece al coriandolo: una delicatissima, da chef stellati,  interpretazione dell’Orata, a proposito, questo pesce si chiama così non perché ha i riflessi dorati del baffo….ma perché Sergio Orata era il nome di un ingegnere e allevatore di pesci al lago Lucrino ( da lucrum, lago che doveva fruttare, con l’allevamento di questi pesci).

 Polpetta di Trimalcione con panis Pompeano, maiale, mandorle, uva sultanina e pinoli: Gustosa polpetta al gusto di maiale, molto ricca.

Zuppetta di orzo e farro con verdure primaverili al cumino: divertente e “dissetante” zuppetta estiva da replicare nelle serate estive.

 Savillum: farina, formaggio primo sale, miele, uovo, olio e spezie: si vede è preparata qui con equilibrio, che forse non avevano i romani.

 Dolcetto di Apicio: latte, farina, sale, miele, pepe macinato: buon dessert anche per bimbi, di ieri e di oggi.

 Crustula Amigdalina: miele, mandorle e bucce d’arancia. Un classico nel settore biscotti guarniti

 Moretum: pecorino ,sedano, prezzemolo e aglio: anche qui equilibrio moderno per renderlo palatabile e forse con molto meno aglio dei nostri antenati.

Vini Falerno e Mulsum speziati con miele, alloro, pepe e zanzero: pare un gradevolissimo  karkadè con il miele.

A proposito di miele, il contrasto principe della cucina romana è certamente da provare con i datteri farciti di miele, pepe,tanto pepe e pinoli,una delle ricette dal De re  Coquinaria replicabili anche a casa, se lo fate inviate il tutto con foto al fb dell’associazione Damusa.

Nelle domeniche d’estate, a cominciare dalla prima di Luglio, l’evento sarà riproposto, sempre a numero chiuso e normative anticovid da rispettare ovviamente, per max 30 persone. L’evento ha trovato albergo nello splendido Museo Campano che, con la direzione di Gianni Solino, sta sperimentando ottime valorizzazioni di quelle visite esperienziali che sono le uniche che riescono ad attrarre più volte nei musei, quel pubblico, locale ed estero, sempre più appassionato a “ fare” e non solo a vedere.

Di Carlo Scatozza

redattore di Campania Slow | Contatto Facebook: http://it-it.facebook.com/people/Carlo-Scatozza/1654720386

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