Se vi prende la voglia di cruditè in tutta qualità e sicurezza una delle mete per realizzare soddisfare il desiderio è senza dubbio Borgo 50 a Bacoli, a pochi passi dallo splendido e mai troppo narrato castello di Baia.
Incontriamo i gestori del locale, la famiglia Mazzella di origini ponziane, il che ci dà il primo tassello di un mosaico tratteggiante avventure personali e pietanze come una summa del Tirreno meridionale. Dall’isola “olim” duosiciliana” mossero papà Ferdinando, con i giovani figli Rosario ed Erasmo per approdare a gestire questo deposito idrico della seconda guerra mondiale, che doveva necessitare al dissetamento della popolazione colpita da croniche mancanze d’acqua, con un merlato e l’abbozzo di torri si volle poi essere in tema con il castello prospiciente. Dopo un periodo di abbandono il luogo è stato recuperato dal Comune di Bacoli grazie a fondi europei, lanciando poi un bando per la gestione che ha visto vincere la famiglia Mazzella con un progetto di valorizzazione enogastronomica dal 2016, con al centro il mare ma anche il complesso della buona cucina meridionale grazie alla collaborazione con il direttore di Sala Giuseppe Carannante e lo chef flegreo doc Nicola Scotto di Luzio, ritornato a casa dopo un lungo peregrinare nella eccellenza degli hotel luxury in località come Porto Cervo. Il nome Borgo50 è presto detto; somiglia ad un borgo,una sensazione di borgo marinari in miniatura con l’architettura e lo spazio giardino del locale, e 50 era il numero del chilometro della strada.
Banale forse il nome seppur efficace, di certo non banali gli aperitivi di benvenuto con cui si può essere accolti, il primo non poteva non vedere, a Bacoli, l’omaggio alla cozza flegrea, con un Cannolo di pane stirato alle cicerchie con pesto di cozze del Fusaro e zest di limone ( unica notazione in una sensazione piacevole, a noi più della zest piace la scorza….) , decisamente delicate le gallette soffiate di segale con velluto di gambero Viola, e questo lo ritroveremo anche in seguito. La sorpresa da chef è il segno della grandezza dell’arte pastaia in Campania, solo un ” MezzoPacchero ‘’Pastai Gragnanesi’’ piastrato farcito con ombrina con perle di tapioca, gusto appagante, consistenza in bocca ad alta precisione….
Li abbiamo abbinati con una felice conoscenza della Cantina Tenuta Marano, azienda di Guagnano ( Le) di imprenditori campani, guidata dalla giovanissima Rosa. Qui proprio sugli antipasti forse la loro etichetta migliore tra quelle degustate, Baldassarri brut, Vino spumante Brut Bianco Blanc de Noir 2017 da uve di Negroamaro, una bella scoperta. Sugli antipasti notevole impatto ha avuto la selezione fusion di crudi del Borgo e l’Alice marinata in aceto di fragoline, su pomodoro di Sorrento e arancia. Cruditè davvero notevole e soprattutto confortata dalle precauzioni e dalle certificazioni che Borgo 50 offre. Non siamo amanti delle mode e crediamo che troppo diffuso sia il Tonno Rosso… come è possibile? Infatti dal 2016 è necessaria la certificazione automatizzata ETUNA, con la transazione tra gli attori della filiera certificata sul sito https://etuna.iccat.int . Borgo50 serve solo tonni rossi seguendo questa procedura( purtroppo va detto che non è così dovunque) , con la verifica da parte del consumatore.
Nel piatto anche Mazzancolle, Gambero Viola che è l’unica varietà di gambero servita, senza spazi per incursioni d’oltreoceano, tonno rosso, tartare di tonno derivata dalla pancia del pesce, cubotto con il dorso del tonno e un sashimi di tonno rosso, salmone marinato a secco con zucchero mascobado ( il vero zucchero di canna grezzo), tartare di ombrina e maionese frutti di bosco , una fragolina la troviamo anche nell’alice marinata a seguire, una fragola raccolta a 30 mt dal ristorante. In abbinamento Puro Verdeca Salento bianco Igp 2017 Tenuta Marano, ottimo vino, ma su tale cruditè credo il gusto imponesse una intensità maggiore, magari quella di una falanghina dei Campi Flegrei.
Con il primo siamo andati al punto più meridionale del mar Tirreno, ecco il Cappero di Salina sullo Spaghettone ‘’Pastai Gragnanesi’’ alla buonadonna con ricciola ( mai può mancare una ricciola nel menù di mare nel napoletano) e olive nere di Gaeta, vino giustamente servito il None Negroamaro Rosato 2017 Tenuta Marano.
Proseguiamo con un trancio grigliato di ombrina con scacchiera di carote multicolore e melanzana graffiti in osmosi. Come si vede l’ombrina è ricorrente nel menù, ed è una gran cosa, questa parente povera ma bella e buona del branzino e dell’orata, regina del Tirreno è una bella materia per cucine delicate che non ne coprono il sapore, e questo è anche il senso del piatto servito. Chiudiamo con Baborgo, babà napoletano con cuore di gelatina alla fragola ( ovvio sempre quella flegrea) su crumble al cioccolato, ci beviamo su Carlo V Vino spumante dolce Rosè Tenuta Marano.
Insomma un locale per vivere l’accoglienza flegrea veleggiando per tutto il Tirreno meridionale, e tra le varie proposte anche un menù degustazione ricco e onesto a 35 €, in ambienti interni eleganti con molto legno e ferro per non più di 50 posti e varie nicchie per la privacy se necessitano, giardino esterno accogliente, fresco affacciato sul verde. http://www.borgo50.it/
Carlo Scatozza