Una tradizione radicata nei millenni in Italia ed in Campania che solo un certo provincialismo ha offuscato negli ultimi decenni per importare il più commerciale Halloween d’oltre oceano, come se sostituissimo la tavola della vigilia di Natale con il tacchino al posto dello spaghetto a vongole. Invece bene sapere che da ognissanti al due novembre la Campania e tutto il sud vivono di tradizioni anche gastronomiche, su tutti il torrone dei morti, a base di cacao, nocciole e frutta candita.Tradizione quella del torrone nota anche a Plinio si è poi evoluta nel cristianesimo per arrivare al «cuonsolo», un banchetto funebre a cui si credeva dovessero prendere parte tanto i vivi che i morti. Un rito di chiara ispirazione contadina . Si soleva credere che i morti, nella notte tra il primo e il due novembre, tornassero nelle case: venivano da lontano e avevano necessità di cibi nutrienti per ripercorrere il cammino. I parenti apparecchiavano quindi la tavola con vino, pane e dolci, e se ne andavano a dormire. In quei dolci tanto il miele e le mandorle alludenti a Cristo. Oltre al torrone si offrivano ai bambini dolci di figure umane o in forma di teschio. I torroni e gli altri «dolci dei morti» fanno al loro comparsa sui banconi di negozi e le bancarelle ai primi di ottobre e in molti casi resistono fino all’ 11 novembre, giorno di San Martino. Nel sannio con i Morti anche la Copeta, riscoperta oggi da vari torronifici artigiani.