Lun. Dic 23rd, 2024

conferenza stampaIl “santuario” del sapore si inaugura sabato 7 maggio: per il presidente della Comunità Montana, ente che ha finanziato l’intervento, si tratta della “più grande opera pubblica dopo l’auditorium di Ravello” L’enoturista, persona colta e rispettosa della natura, è quello che spende di più: fino a 160 euro al giorno. Lo dicono i dati del turismo alternativo. Quello cioè che si sta consolidando lungo l’altra faccia della Costiera Amalfitana. “Una faccia nuova per meglio dire”, sottolinea il sindaco di Furore, Raffaele Ferraioli, nella veste di coordinatore regionale delle Città del Vino e in un certo senso anche di artefice, insieme a molti altri amministratori, di questa inversione di tendenza. Già, perché da qualche anno la Costiera non è più sola meta di vacanze. Piuttosto, un luogo in cui viaggiare e scoprire. Soprattutto le tipicità, in termini di sapori, e quelle tradizioni locali che rientrano nella sfera dei cosiddetti “saperi”. E non è un caso se quattrocento terroir italiani, ovvero quelle aree produttive del Paese, si ritroveranno in Costa d’Amalfi con i propri delegati per la Convention di Primavera delle Città del Vino. Un evento nazionale, in programma dal 6 all’8 maggio, che conferma quanto l’Italia dei vignerons sia attenta alla qualità ma anche a quel patrimonio culturale e ambientale di taluni luoghi dell’anima. Come appunto la Costiera, dove la cultura del cibo e del vino avrà un suo monumento. O per meglio dire un “santuario” dei sapori. E’ la Casa del Gusto, gioiello di architettura e d’innovazione realizzata a Tramonti dalla Comunità Montana dei Monti Lattari e che sarà al centro di questo nuovo segmento parallelo al turismo tradizionale. Il taglio del nastro di quest’opera, in programma sabato 7 maggio (ore 12), consentirà di aprire una importante vetrina del territorio in cui troverà spazio tutto ciò che si muove intorno al cibo: le piccole produzioni di qualità, i consorzi di tutela, le associazioni dei produttori e quelle dei consumatori, le imprese. Ma anche i tanti studiosi, gli appassionati di enogastronomia, i cittadini e i turisti ai quali questa iniziativa si rivolge. «La Casa del Gusto è la seconda più grande opera pubblica realizzata in Costiera in questi ultimi dieci anni – ha detto il presidente della Comunità Montana dei Monti Lattari, Luigi Mansi – E’ seconda soltanto all’Auditorium di Ravello per l’importanza che acquisisce in termini vetrina ma anche di laboratorio e di sperimentazione. Possiamo dire che è stato raggiunto un traguardo. Costato 3 milioni di euro, questo santuario del gusto dovrà custodire tutti i prodotti di nicchia e si appresta a diventare un grande attrattore di quel turismo avvezzo alle sollecitazioni della storia e del palato. Insomma bisognerà far tappa a Tramonti per toccare con mano il prodotto tipico, la storia e la tradizione». Composta di tre aree (didattico-formativa, di degustazione e museale oltre ad un giardino esterno in cui sono impiantate tutte le principali coltivazioni del territorio), la Casa del Gusto metterà insieme il meglio della produzione locale: dai pomodorini del piennolo di Furore, al limone Igp della Costa d’Amalfi; dalla colatura di alici di Cetara al fior di latte e alla pizza di Tramonti; dagli ‘ndunderi di Minori alle castagne di Scala e Tramonti. In questo mare magnum di tipicità un ruolo principlae lo avranno i vini doc della Costa d’Amalfi. E non è un caso se l’inaugurazione della Casa del Gusto coincide proprio con la convention di Primavera delle Città del Vino che porterà tra le quattro città associate (Furore, Maiori, Ravello e Tramonti) circa 400 persone provenienti da ogni parte d’Italia. «Dimostreremo a tutti come questo territorio sia stato capace di esprimere due forme di turismo – ha detto in conferenza stampa il coordinatore regionale delle Città del Vino, Raffaele Ferraioli – Ma più in particolare le cose straordinarie che da qualche tempo accadono. La qualità abbinata alla sperimentazione ha favorito la nascita di un segmento nuovo: l’enoturismo. Le colline e le aree interne inizialmente espulse dal turismo tradizionale hanno saputo ritagliarsi un loro spazio grazie proprio alla filiera del vino. La convention delle città del vino italiane qui da noi spinge a una riflessione a voce alta: il nostro territorio in pochi anni grazie all’ottenimento della Doc nel 1995 ha fatto passi da gigante nella classifica delle aree vitivinicole più prestigiose riuscendo addirittura a produrre il miglior bianco d’Italia. Un successo che fino a pochi anni fa era inimmaginabile e che rappresenta una delle conquiste più significative nella crescita socio-economica della nostra realtà». Dell’idea che la Costiera Amalfitana vada vissuta nella sua interezza sono anche gli altri amministratori. Tra questi, quelli di Maiori, cittadina che vanta la maggiore produzione di limone sfusato Igp. «Il turista non deve solo intendere la vacanza come sole e mare – ha detto l’assessore Chiara Gambardella – in un a terra che peraltro offre tantissime opportunità di conoscenza. Stiamo creando le condizioni, anche con la Casa del Gusto, per rafforzare quel percorso del sapore da quale non si può non portar via un pezzo di territorio». Anche a Ravello, città della musica per eccellenza oltre che meta del turismo d’élite, sono convinti che l’enoturismo vada coltivato anche in quelle zone apparentemente appagate. «Anche Ravello è una città di vino grazie alla presenza di numerose aziende ma più in particolare è stata la prima a credere in questo fenomeno – ha detto il sindaco Paolo Vuilleumier – Se il vino della Costiera è famoso oltreoceano questo si deve all’intuito di alcuni storici produttori primi sulla zona a sostituire con l’imbottigliamento la vendita del vino sfuso». Delle quattro città della Costa d’Amalfi quella che vanta il maggior numero di tipicità nel proprio paniere di prodotti del territorio è Tramonti la cui storia agricola si lega ad infusi (il Concerto è il più antico rosolio della zona), coltivazioni (farro su tutti) e miracolo della pizza. «Siamo il comune che ha dettato prima di tutti le linee guida per la tutela della propria pizza – ha spiegato il sindaco di Tramonti, Antonio Giordano – E’ una tradizione antichissima a cui fa riferimento anche il fenomeno dell’emigrazione e della conoscenza di questo alimento nel mondo. Se la pizza è oggi globale lo si deve ai tramontini sparsi per il pianeta. Sono oltre tremila le pizzerie impiantate tra il nord Italia e l’estero dagli anni Cinquanta ad oggi. Per questo si è deciso di attribuire il marchio comunale De.Co. a questo prodotto che insieme con le viti secolari di Tintore sono l’emblema del nostro stare in tavola». Durante la conferenza stampa di presentazione dell’evento, che per tre giorni terrà banco in Costa d’Amalfi ed al quale parteciperanno una decina di giornalisti delle principali testate italiane, è stato reso noto il programma della convention che toccherà tutti i principali luoghi d’arte del patrimonio storico e culturale della Costiera Amalfitana.

Di Carlo Scatozza

redattore di Campania Slow | Contatto Facebook: http://it-it.facebook.com/people/Carlo-Scatozza/1654720386

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