Decidiamo di passare una intera giornata tra l’agro aversano e l’area a Nord di Napoli confinante con la provincia di Caserta, un giro per alcune aziende agricole che hanno fatto della cura della terra e dell’eccellenza dei prodotti, la loro missione non da ora, ma che, nonostante questo, hanno ricevuto, nei trimestri scorsi, vari danni da una grancassa mediatica superficiale nel trattare le connessioni tra agricoltura e inquinamento ambientale nei mesi passati. Lo facciamo in compagnia di Nicola Migliaccio, fiduciario della condotta Slow Food AgroAversano-Atellano, di recente costituzione ma già molto attiva nel territorio di competenza ed alle prese,ora, con la partecipazione della sua condotta al prossimo Salone del Gusto di Torino, in cui si potranno anche trovare, le produzioni di cui scriviamo. Prima Tappa Caivano , dai fratelli Mugione che ci accolgono nella loro azienda FuturAgricola , una piana di campi si interrompe solo con la vista imponente del Vesuvio, mentre nel capannone troviamo uno shop frequentato da molta gente alle prese con la spesa: ecco tutte le linee della quarta gamma, grande assortimento di produzioni orticole coltivate da sempre dalla famiglia Mugione, entusiasti anche di una loro grande e saporita passione: “Ci piace coltivare anche le antiche colture di questo territorio, da qualche decennio scomparse o quasi dalle tavole ma che ora incontrano un favore sempre crescente, pure nella ristorazione, è il caso della torzella e dei cavoli neri” .Tutto fa bella mostra insieme alla gamma di prodotti imballati con il marchio di qualità regionale Sapore di Campania, e commercializzato con il brand ” L’orto del contadino”, spettacolari melenzane, peperoni e ci colpiscono gli spinaci che poco hanno a che vedere con le striminzite produzioni da multinazionale, infatti l’aspetto “carnoso” e robusto , vellutato al tatto, ci fa capire subito la differenza. Prosegue Francesco Mugione: ” La crisi relativa all’attività mediatica su Terra dei Fuochi, ci ha fatto perdere fino al 65% del fatturato, noi abbiamo sempre certificato ogni cosa, oggi abbiamo incrementato ulteriormente, con prodotti controllati ogni 15 gg da una molteplicità di enti, ed anche avviato collaborazioni con l’Istituto Zooprofilattico per il QRcode, non so quante aziende di altre parti d’Italia possano vantare tale controllo per dare fiducia al consumatore. Ora l’ultimo trimestre è andato molto bene, recuperiamo quasi tutte le quote di mercato, e venendo qui ognuno può verificare la tracciabilità e gli esami ai prodotti della nostra terra, non c’è certificazione che terreni e produzioni nostre non abbiano, infatti troviamo consenso anche alle fiere nazionali ed internazionali cui partecipiamo “.
”Usciamo da Caivano e percorriamo tutto l’asse mediano fino a Villa Literno, in località Greco e incontriamo Massimo Ucciero, 40 anni, ex dirigente del settore GDo in Piemonte, ritornato alla terra dei padri da qualche anno.” Non ho mai detto a mio padre, da piccolo, di voler coltivare la terra e commercializzare pomodori, invece, all’improvviso, pur avendo un futuro e sicurezze in altri settori nel nord, ho avuto una folgorazione, tornare al paese, ai pomodori, implementare una linea di produzione di altissima qualità in una terra vocatissima da sempre e dove c’è il sacrificio persino di mio nonno”. Così nascono le conserve Barricella, con pomodori coltivati solo su terreni propri, di cui la famiglia, da veri agricoltori custodi, conosce tutto da sempre. “ Coltiviamo in Aridocoltura, quindi, dalla piantagione alla raccolta la piantina vede solo ed esclusivamente l’acqua piovana, ovvio rinunciamo a quantità ma guadagniamo in qualità. Mi occupo personalmente della coltivazione e dei 300000 pezzi annui confezionati “ . La Domanda supera l’offerta per Barricella, e con entusiasmo Massimo afferma: “ Riceviamo tante richieste ma abbiamo già finito tutto, lavoriamo sia con una linea ad etichetta nostra, Barricella appunto, esportata anche in Francia, e varie in conto terzi”. La visita nel capannone utilizzato per il confezionamento, pulitissimo e con un ordine maniacale, ci fa scorgere l’etichetta di Gerardo di Nola, un produttore della pregiata pasta di Gragnano che abbina nelle sue confezioni anche una conserva di pomodoro e su quest’etichetta campeggia in bella mostra la scritta Pomodori di Villa Literno, pacchi che vanno anche oltreoceano, con immenso gradimento di clienti e committenti. Massimo ha molti progetti per il futuro a Villa Literno, pensa anche ad una riqualificazione della parte di terre salate del vastissimo territorio comunale e ritiene che il pomodoro di Villa Literno, culla vera dell’oro rosso italiano, dove matura settimane prima che altrove e consente altissime produzioni, vada meglio valorizzato e tutelato, per superare le crisi ed incrementare il reddito dei produttori e continua ” Qui abbiamo solo la terra, ed è bellissima e fertilissima. Ognuno, come i miei clienti francesi , può venire qui in azienda, indagare sui controlli cui ci sottoponiamo da sempre, vivere la nostra terra e i nostri pomodori” Nel Pomeriggio torniamo indietro, verso Orta di Atella, dove un pezzo di agricoltura resiste al grave e scellerato inurbamento grazie alla passione di gente come la signora Concetta di Lauro ed al marito, Peppe Ambrosio: sono coltivatori e commercianti di aglio, ci spiegano come il consumatore debba fare di tutto per preferire l’aglio italiano. “ In Italia, per fortuna, -dice Peppe- sono vietati vari funghicidi permessi anche dalle leggi comunitarie e da paesi come la Spagna, non ne parliamo per i prodotti di altri continenti che arrivano nella Gdo a volte a prezzi irrisori. Qualche centesimo in più per acquistare una spezia essenziale in cucina, e vero toccasana per la circolazione e pressione sanguigna, darebbe soddisfazione ai produttori nazionali e si guadagnerebbe in sapore e salute”. Il tricolore, ovviamente, campeggia, sulle eleganti ‘nzerte che propone con soddisfazione a mercati e negozi. Ecco quindi un viaggio in un altro Agro Aversano, buono, pulito e giusto, determinato, anche sui media, a riconquistare il posto che gli spetta nell’agroalimentare italiano, almeno per quelle aziende custodi del territorio sano e che fanno della terra la loro ragione di vita.