Mer. Ott 16th, 2024

E’ stato un incontro utile per approfondire la “ Campania del vino”, alternativo agli  inutili  sbevazzamenti ormai conclamati di tante              ( troppe) iniziative senza che nessuno spieghi e dibatta nulla, il seminario di  incontro con produttori, sommelier e wine lovers intitolato  “Fiano di Avellino, Territorio e Cultura”, tenuto l’ultimo giovedì di settembre  presso l’Enoteca la Botte a Casagiove, organizzato con l’assistenza ed il servizio di Ais Campania e Caserta.
 
A raccontare il Fiano di Avellino Docg è stato  Marco Ricciardi, “padrone” di casa insieme al padre Enzo. Come il genitore è un   grande conoscitore del mondo del vino e relatore Ais – Associazione Italiana Sommelier, con un eloquio sempre coinvolgente con poche ridondanze. Una illustrazione sicuramente di produttori amici che hanno caratterizzato o caratterizzano gli scaffali della importante enoteca casertana, capaci di rappresentare di certo la preziosità e  la denominazione da sempre, con i focus attesi anche per scrutare la sua innegabile  attitudine all’invecchiamento.

Dopo una  minuziosa disamina del territorio viticolo irpino, sezionato in tre differenti areali geografici, si è approfondito la frammentazione dei profili morfologici, orografici, di giacitura e altitudine, mostrando l’areale del Fiano Docg nella sua disomogeneità, indagando le  caratteristiche evidenziano il grande potenziale della denominazione irpina e le connotazioni esclusive per annata, produttore e luogo di provenienza. Forse più spazio  andava dato alle caratteristiche geologiche  che sono alla base proprio della ricercata zonazione, ma nella serata poteva arrischiarsi l’ipertecnicismo.
Gli eventi di questo livello sono importantissimi soprattutto per rafforzare la consapevolezza del patrimonio territoriale ad una platea interessata a guardare più da vicino la sua regione e il mondo della viticoltura italiana d’eccellenza. La promozione nasce dalla cultura. Se si conosce approfonditamente un territorio si riesce a promuoverlo ma soprattutto a tenerne conto nelle degustazioni e negli eventi – ha dichiarato Pietro Iadicicco, delegato provinciale Ais Caserta che ha affiancato Ricciardi nel confronto poi sul  tasting sull’espressione territoriale del Fiano Docg  insieme ai produttori, invitati da Ricciardi a portare campioni selezionati solo sul loro desiderio riguardo l’annata. La degustazione tecnica è stata studiata mediante zonazioni, in un itinerario sensoriale dei comuni della provincia irpina con nove etichette partendo da Summonte con le cantine Ciro Picariello, presente la consorte Rita e Guido Marsella, ( personalmente assente causa vendemmia, proseguendo con Montefredane con Villa Diamante e Vadiaperti, Lapio con Rocca del Principe e Famiglia Pagano 1968, poi Sorbo Serpico con Feudi di San Gregorio Studi, Cesinali con Cantina del Barone, chiudendo l’enotour nella città di Atripalda con I Favati.

Da partecipante, queste le mie  sensazioni :

Da Summonte Marsella 2014 saluta con una  frazione verdolina ancora viva, eccezionale integrità del naso, persino acerbo a tratti, capace di donare tutto ciò che si può per avvertire  al meglio il concetto di “fruttato intenso”. Magistrale ed il top della serata a mio avviso. 

Ciro Picariello “ Ciro 906” 2014 spicca per invitante burrosità, fuori da omologazioni consente di godere di aspetti amaricanti piacevolissimi.

Un caso che da Summonte ci siano i più suadenti, quelli che donano una nota in più degli altri? Il lavoro del Monte rende efficaci più elementi nell’invecchiamento? Al bevitore l’ardua sentenza.

Si continua con Vadiaperti da Montefredane, in un Partenio che si fa meno severo; bella la storia di Raffaele Troisi che narra del cambio nome al Fiano di Famiglia, dalla etichetta Arechi, quando nacque per mano del padre,  professore di Storia, all’ utilizzo del topononimo Aipierti dato  da lui giovane, affibbiato alla bottiglia ottenuta dalla parte alta del vigneto; Notevole potenza fruttata inviluppata da positive note idrocarburiche, mai banale nella sapidità e nella varietà dei sentori come lavanda.  

Stesso territorio per Villa Diamante proponente Congregzione Close D’Haut 2023 anche qui lato…alto del vigneto  orgoglio della famiglia  Gaita, con la potenza agrumata che incrocia una burrosa mineralità, in  grado di consentire  una versione del Fiano più “facile” da capire per il consumatore novizio. 

L’ arrivo a Lapio, capitale dell’areale, con morfologie differenti nel territorio comunale ci porta dapprima nella costa nord  con Rocca del Principe  in località Arianello;  ci hanno portato stasera la Riserva Neviera del 2019,  nato da parte altissima, dove erano le neviere tra argilla  della zona appunto, balsamicità, miele al punto giusto da ricordare  per un bianco tra i più strutturati del panorama nazionale.

Da vigneti tra Lapio e Montefalcione anche una new entry, tra tanta storia,  selezionata da Ricciardi, Famiglia Pagano, ( base a Luogosano)  nuovo percorso di un imprenditore appassionato, vigne ancora giovani, buona beva per l’etichetta le Pietre del 2022, ma da rivedere tra qualche anno dove la solidità  del tempo tirerà fuori tutta la complessità che può dare. Da conservare.  

A Sorbo Serpico, il regno dell’ammiraglia dei mercati, Feudi di San Gregorio è in grado di tirar fuori nel 2020 Quercia Grossa, parte del progetto STUDI per progetto su microaree a piede franco. Certamente di spessore, incuriosirà molto per le evoluzioni che potrà avere. Seguiremo…

Chiudiamo la carrellata dei 9 vini con Cesinali ed Atripalda, rispettivamente con Cantina del Barone e I Favati. Per il primo Particella 928 del 2021 onora questa parte meridionale dell’areale mentre Luigi Sarno, alla IV generazione, racconta l’immensa biodiversità da rispettare anche perdendoci qualcosa nella resa e non solo, mentre  rosa e menta incorniciano  la vigna che fa ricevere il sole in modo uniforme,  donando una maturazione che invera la ricerca di un vino essenzialmente naturale; zagara, sentori agrumati, importante sapidità e persistenza amaricante donano il piacere della ” vastità” di ciò che si sta bevendo. L’ altra Riserva di giornata proviene da I Favati con la 2018 di Pietramara etichetta Bianca, parte alta del vigneto esposto a nordest , la signora Petrozziello è giustamente orgogliosa del percorso fatto e che questa bottiglia ben rappresenta nella sua complessità, nel dorato del bicchiere notevoli gli influssi di camomilla, albicocca, forse tra i migliori a stare sul mercato per qualità-prezzo. 

Condivido con Marco Ricciardi le sue parole nello spiegare concludendo  : “Necessario ricorrere al produttore come baluardo del suo “luogo”, alla sua lealtà e sensibilità produttiva. Ci appelliamo ad annate indietro nel tempo che abbiano superato lo strato omologate degli aromi di fermentazione. Questo con un doppio obiettivo: quello rivolto a noi, investendo in quanto siamo capaci di fare nel delineare lo status quo di uno dei vini bianchi più buoni d’italia e l’altro rivolto ai produttori, nel mettere in chiaro che c’è un pubblico attento, che osserva, approfondisce, confronta. L’idea di un mercato distratto e arraffone è una propria scelta, ma se vogliono c’è anche altro”. 

E su questo sentiero si continuerà ad indagare il Fiano di Avellino Docg

Di Carlo Scatozza

redattore di Campania Slow | Contatto Facebook: http://it-it.facebook.com/people/Carlo-Scatozza/1654720386

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