Serata tra amici curiosi del vino campano per capire alcune novità e avere conferma di certezze nella viticoltura della piana campana che dall’area aversana va verso il mare flegreo, in un fazzoletto di terra tante vigne diverse, allevamenti diversi, terreni diversi, ma stesso impegno e stesso gusto meridionale e sono i vini della storia intorno Napoli: Asprinio da Vite maritata a Pioppo, Piedirosso, Falanghina dei Campi Flegrei.
Aperta in primis l’etichetta di Alberata di Tenuta Fontana, una delle bottiglie di Asprinio fermo che maggiormente si prestano a quello che potrebbe una bestemmia appiccicata al super secco asprinio: invecchiamento in bottiglia. Ed invece, con la compagnia che mi ritrovavo messa insieme da Salvatore Landolfo, dobbiamo passare ogni tanto lo sfizio passionale e gioioso dell’ asprinio invecchiato; quello da alberata della famiglia Fontana si presta tra i migliori come Santa Patena di I Borboni di Nicola Numeroso.
Bevendo Alberata, stavolta del 2021, i nostri ospiti confessano che non avrebbero riconosciuto l’Asprinio come lo hanno conosciuto finora al primo sorso; inedita la solida persistenza, svanisce il limone, si svela il lavoro del’Anfora in cantina capace di donare solidità a sentori quali frutto della passione e mango, appassiona l’ambrato all’occhio. Il vino biologico dai vigneti ad alberata dopo qualche anno porta ad estremizzazione il fruttato giallo, rivela un rinforzo di struttura appassionante. Abbinamento magnifico sulla Mozzarella di Bufala campana Dop Affumicata, prodotti della panificazione bianca e sulla cucina di verdure. Se lo avete in casa abbiate cura di conservare qualche bottiglia per il prossimo anno. Vi piacerà.
Ci spostiamo poi un poco e davvero solo di pochi km verso il mare… flegreo senza arrivarci, ovvero in quel di Quarto; un amico che la sa lunga ci ha attenzionato sulle etichette di Tenuta Loffredo, iniziamo con la falanghina dei campi Flegrei dop Terrazze sui Campi che beneficia della pozzolana in un allevamento a guyot. Classico piacere delle falanghine flegree proposte senza sbavature, con la fermentazione e affinamento in acciaio, l’anno è il 2022 con un riflesso tendente al verdolino, nel bicchiere si avverte la caratteristica sapidità unita al profumo leggero di fiori bianchi. Si tratta di un bottiglia del tutto nella buona norma di questo areale. Abbinamenti soliti e segnatamente aperitivi di mare d’estate.
Diverge invece dalla “normalità “ del gusto atteso dal vitigno la bottiglia successiva, ovvero il Terrazze sui Campi Piedirosso 2021: Subito percezioni granate all’occhio, all’olfazione si impongono effluvi speziati, molto più intensi della media dei Piedirosso assaggiati ( non sono pochi). Qui forse il 10% di aglianico fa molto, insieme ad una resa bassissima di 40 quintali per ettaro, il pepe viaggia accompagnato, sorso dopo sorso, da cannella, curcuma e si scopre che col tempo la maturazione sta di certo attenuando una carica secondaria fornita anche dai lieviti. E’ un vino “importante” che svela non solo la freschezza dei giovani frutti rossi flegrei che ci si aspetta in primis da questo vitigno, ma soprattuto consente di aprire percorsi degustativi degni di vitigni a bacca rossa di aree interne, intanto il geranio sta virando sul chiodo di garofano. Anche questo vino merita qualche anno in più e non è un caso che l’etichetta di questa dop campi Flegrei 2021 che abbiamo bevuto, qualche mese fa, abbia ricevuto il Gold WineHunter Award. Piedirosso non banale, sorprendente in una sontuosità inusuale, tanto che alcuni potrebbero domandarsi: mi aspetto questo dal piedirosso dei Campi Flegrei ? Risposta: non è detto che le frontiere della degustazione e del piacere debbano essere sempre “scolastiche” . Abbinamento desiderato: la braciola al sugo ma rende bene pure con saporita Zingara del posto che ci ospita: Civico86 nel centro storico di Caserta.