In questa infuocata estate il ricordo va ad una bella primavera gastronomica e cosa ci ha colpiti tanto da ricordarlo a vari mesi di distanza e con la voglia di tornare almeno ogni stagione ? Di certo il menù di Domenico Marotta! Recarsi da Marotta Ristorante in quel di Squille di Castel Campagnano ormai ti predispone ad un’alta aspettativa, troppe le foto del gran mondo del food nazionale che lo ha visitato, pur non essendo ancora una stella Michelin. Pur presente da qualche anno nella guida dell’omino, pensiamo la stella sia solo questione di tempo; solo sagacia e suola di scarpe degli ispettori decideranno quale e passerà da qui certo il ritorno in guida della provincia di Caserta ora assente.
A Squille i casertani sono di casa per l’asparago, l’aria buona, i vigneti del Pallagrello e le wedding location da sogno, come la Villa Collinetta della famiglia Marotta, affermata da decenni ma….ora con Domenico è anche terra di modernità di eccellenza, per esperienze gastronomiche degne delle grandi capitali del food: Milano, Napoli? Si ma anche Senigallia, Paestum, Vico Equense, Alba. L’arredo è essenziale ma elegante, non deve distrarre ma predisporre ai piatti da degustare, un comfort raccolto che nemmeno tavoli di amici riuniti, doverosamente anche rumorosi, riescono a spezzare. In sala discreto anche il servizio con spiegazione didattica, gestita con sapienza dalla sommelier Anna Coppola, a guardia di una cantina sempre meglio fornita e sempre più binario di scambio tra piacere e conoscenza del mondo del vino locale, nazionale, d’oltralpe. Il verde che riempie la vista dai grandi finestroni introduce la non comune capacità dello chef di esaltare le materie vegetali. Il menù ha degli entrèè di grande coivolgimento, un’ apertura da scegliere che introduce tutta la conoscenza di Domenico con forti influssi giapponesi, cucina che ama e che, soprattutto, ha studiato ed approfondito con dovizia assoluta: cavolo cappuccio marinato, consommè di piselli e cardamomo verde, una carotina e gomasio ( condimento sesamo, sale, alghe) , radicchio e furikake ( spolverata giapponese) , e bieta capperi e acciughe, un piccolo mantecato mediterraneo cotenna e guanciale, barbabietola brace e rafano, merluzzo, asparagi, tè matcha. Come si è continuato ? Con Tartare di Pecora, fragole e rosa. I primi sono di sostanza senza cedere in valore: Pasta patate e uova di mare , uno dei cavalli di battaglia come il plin di animali da cortile alla mediterranea, Poi Dentice , mandorla e cipresso, ma anche spalla di agnello.. le vie della seta… nocciola giffoni … Brutti ma buoni e marshmallow alla lavanda. Da provare dal vivo, Basta parole! Qui il Link del ristorante
articolo redatto da Carlo Scatozza