Lun. Nov 25th, 2024

Un giro enologico per la Campania in “ Bianco” che proponiamo, a differenza di altri, senza alcuna volontà di classifica ma solo con la curiosità e la segnalazione  di chi li ha degustati in questo 2021. L’ordine è solo geografico con 16 etichette che rappresentano vitigni autoctoni per i vini bianchi della Campania.

La strada che porta al Natale e poi a Capodanno è irta di preparazioni culinarie della tradizione per la vigilia  che parte da giorni e, mentre si spugna baccalà e si preparano struffoli, proviamo a scegliere i vini bianchi della Campania  che dovranno accompagnarci nell’abbinamento con i ricchi pasti della devozione e della festa nella sera della vigilia del 24, il tutto con un costo che parte dai 5€ e che non supera i 20 €. 

Partiamo da Nord,  dalla Provincia di Caserta nell’area del Falerno del Massico dop, Galluccio dop  e dell’Asprinio di Aversa dop, passando per la Igt Terra del Volturno  

vini bianchiParticolarmente piacevole il ricordo di 1880 di Bianchini Rossetti, Falerno del Massico dop da Carinola, etichetta verde  con uvaggio dei due cloni di falanghina campana allevati nelle vigne di casa di origine vulcanica di proprietà di Tony. L’annata 2017  evidenzia con forza quelle note sapide innervate su una persistenza capace di sfidare molti rossi con la delicatezza e i profumi di cui è portatore. Indicata per le portate che vedono una lavorazione lunga del pesce, come capitoni, anguille, ricette più elaborate con il baccalà. Bevuto in pizzeria Luca Doro Gourmet.

 

 

 

Non è possibile gustare una frittura di paranza senza Alberata Asprinio di Aversa Dop di Tenuta Fontana che viene affinato in anfora per 7 mesi donando intensi riflessi dorati inconfondibili nel panorama dell’areale. La famiglia Fontana ci accompagna   con Alberata nella storia dell’Asprinio con affetto, abbinando anche cruditè, primi con astice, ma con una capacità  di presenziare senza tema su tutti i piatti, anche le verdure,  della vigilia. Sorprese, per essere un asprinio,  fin dall’annata 2018.Di compagnia nei pranzi da ricordare a casa, dopo la visita nei locali di Carinaro che illustrano cultura del vino anche agli americani di stanza nella vicina base militare.

 

 

Petratonda Falanghina Galluccio Dop di Porto di Mola  nasce da una vendemmia tardiva guidata in prima persona da Antimo Esposito e famiglia;  molto fruttato con fiori gialli, affinamento su fecce su cui rimane per 7 mesi, capace di conferire una spiccata morbidezza, ideale e provata più volte anche sulla immancabile mozzarella e pizza di scarola che apre la giornata di vigilia, da poi riprendere su primi ricchi ma senza sugo. 2020. Conosciuto in un bellissimo tour nella fantastica azienda a Galluccio con Antonella D’Avanzo.

Nel  mondo del Pallagrello, per la Terra del Volturno Igp il Lancella, pallagrello bianco  di Cantina di Lisandro di Almerigo e Gabriella Bosco,   ci coccola con la certezza dell’albicocca caratteristica del vitigno, in bouquet con erba medica e sentori di bosco  in quel di Castel Campagnano,  in vigneti in cui sabbia e argilla costruiscono capolavori. Ideale a tutto pasto sulle tavole della tradizione ma anche per i brindisi “fermi” della vigilia. Anche un 2018 dona tutti i sentori del vitigno. Degustato in cantina da loro e presso il magnifico ristorante Don Lisandro Osteria Moderna a Caserta. 

 

Approdiamo nel Sannio intorno al Taburno 

Approccio  la Coda di Volpe Igp di Terre Caudium di Cautano grazie alla competenza di Salvatore Landolfo  in un evento presso il locale Civico 86 dove incontriamo il frutto del lavoro  della famiglia Caporaso  che, anche in  questa etichetta il cui vitigno  è ubicato nei terreni di  Vitulano,  attribuiscono un  omaggio all’autoctono in purezza.  Antichissima la  coda di volpe, forse troppo bistrattata ma che riesce a donare ottime sensazioni, dalla pera all’ananas, si abbina anche alle insalate di rinforzo e agli ortaggi della tavola di Natale. 2020

Se si vuole un bianco frizzante, ecco  Regina Isabella Frizzante Falanghina sui lieviti di Cantina Mustilli, meglio se 2019,  anche per un omaggio Classico alla  cantina protagonista della prima Falanghina al mondo  in quel di  Sant’Agata dei Goti dove ora operano le discendenti del grande Leonardo. Una rifermentazione in bottiglia per una piacevole effervescenza agrumata, ideale per gli aperitivi. 2020. Degustata presso il ristorante Pane e Acqua bistrot e cucina di San Leucio.

Sempre Falanghina del Sannio Dop ma di Castelvenere da Ca’ Stelle con Kydonia a firma Mariano Assini, una vendemmia tardiva con riflessi verdognoli nel giallo paglierino, trionfo di fiori bianchi, il corpo robusto è per primi di pesce particolarmente ricchi di crostacei ed insaporiti col loro sugo, ideale per soutè. 2019. Conosciuti con evento in Cantina in piena vendemmia.

Gradisco molto il Greco  Janare Sannio Dop di La Guardiense, anche questo siglato Giulioli-Cotarella, con notevole freschezza;  trova nella verdura la compagna per una intrigante sapidità con note erbacee ed agrumate proprie del terreno argilloso, un vino semplice  per i pesci al vapore e gli antipasti di pesce. 2020. Tra le mie scelte fisse in estate, anche  dopo un salto a Guardia.

Nella immensa Irpinia difficile scegliere, 4 su tutti: 

Non sbaglia di certo Robert Parker -Wine Advocate per l’annata 2015 di Refiano Fiano di Avellino docg,  Tenuta Cavalier Pepe in Sant’Angelo all’Esca,   a conferire  una valutazione altissima. Milena Pepe   dai terreni delle  colline di Lapio ci dona un’etichetta che sarà in grado di farci godere la danza di  mela e pera che si incontrano al naso ed in bocca legate da una delicata sapidità. Anche nelle annate successive, questo ormai grande vino italiano,  consente appieno di far comprendere l’eccellenza del Fiano nel suo luogo storico. Il sorso elegante ci esalta ogni tempura e fritto di pesce, di ortaggi come il carciofo dorato e fritto, il soutè goloso. 2020. Trovato spesso nella buona ristorazione della Campania per  una scelta di  straordinario rapporto qualità-prezzo, da andare a trovare di persona per vedere i vigneti.

Ancora a Lapio, zona Campomarino per Oinì Fiano di Avellino Dop di Tenuta Scuotto, grazie ad Adolfo Scuotto  una medicina per l’anima gustata anche in Magnum 2015, affinamento 3-6  mesi in bottiglia dopo aver sostato su fecce fini per almeno 2 mesi. Albicocca calda e tostata con persistenza  da  idrocarburi a far compagnia ad ogni preparazione marinara e anche alle ricche preparazioni con verdure e ortaggi  in caso di natale vegetariano. 2015. Nel viaggio nella sua mirabile ed organizzatissima  cantina la degustazione è stata una nuova contemplazione del bello.

Spostarsi a Tufo nella terra del Greco Docg a Cantina Sanpaolo di Claudio Quarta vignaiolo con il loro Greco di Tufo che ammicca di verdognolo all’occhio per terminare in bocca con pesca e netti sentori floreali, elegantissimo e di elevata soddisfazione, è il compagno ideale per un’ orata al sale, spigole di tradizione, pezzogne all’acqua pazza, primi alla rana pescatrice. 2016. Immancabile l’ospitalità a metà tra Puglia e Campania della famiglia Quarta nei costoni di Tufo.

Falanghina d’ Irpinia dop  per Santa Fosca ubicata a Venticano , dal colore giallo brillante con riflessi verdognoli dal profumo fresco e fruttato, con intense note di frutti tropicali e sfumature di odori floreali. 2020, assaggiato durante la Fiera Gustus nello stand della Regione Campania, accompagnerebbe bene dall’aperitivo ai crostacei anche in piatti più elaborati.

Tra Napoli e Salerno 

Arrivando alla porta della Dop Campi Flegrei, in quel di Marano di Napoli troviamo la storica azienda Cantavitae, dove Michelangelo Schiattarella porta avanti la tradizione di famiglia; è luogo di elezione per la Falanghina dei Campi Flegrei con la loro etichetta Kairos, per una falanghina in purezza ideale su crostacei ma in generale per accompagnare tutta la cena della vigilia, slancio iniziale per poi virare con un grande  equilibrio, notevoli i profumi “gialli” all’olfazione. 2019. visita in Cantina.

 

 

 

Sul Vesuvio è d’obbligo Munazei bianco, un Lacryma Christi cento per cento caprettone allevato a piede franco e poi in cantina  con fermentazione a temperatura controllata, affinamento in acciaio e poi in bottiglia per complessivi 8 mesi. Balsamicità non banale e citrino quanto basta. Baccalà in umido come destinazione ottimale. 2020. Visita in Cantina con Annacarla Tredici.

 

 

Nel mondo del Tintore, dai Flli Reale a Gete di Tramonti, si riscoprono anche grandi bianchi come la falanghina locale, chiamata biancazita che, insieme al biancolella ci dona Aliseo. Allevato a Pergola tradizionale si vendemmia in ottobre, per poi fare acciaio e bottiglia per complessivi 7 mesi. Aliseo come il vento del bel tempo sopra Amalfi, può allietare soprattutto il baccalà, noi lo assaggiammo in azienda da loro con un superbo baccalà alla napoletana, da riprovare. 2020. Visita in Cantina con Titti Casiello.

 

 

 

 

 

 

In piena provincia di Salerno dell’entroterra, invece, è il tempo di Ida di Viticoltori Lenza, con Guido e consorte  che propongono questo Igp Colli di Salerno nei monti picentini con uvaggio di Greco e Falanghina affinato 6 mesi su fecce fini; mela cotogna, canditi, sostenuta mineralità e acidità quanto basta per abbinarsi ai piatti di mare più eleganti come gli spaghetti ai ricci o anche ad alici marinate. 2020. Un ringraziamento a Salvatore Landolfo per la conoscenza con le creazioni di Guido Lenza.

Di Carlo Scatozza

redattore di Campania Slow | Contatto Facebook: http://it-it.facebook.com/people/Carlo-Scatozza/1654720386

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