Ven. Nov 22nd, 2024

macarrvert In tanti si recano  nella nostra vicina  Calabria durante la stagione estiva, ma sarebbe un errore fermarsi solo in spiaggia o rinchiudersi in villaggi turistici, bello è girare molto  la regione e scoprire, nei piccoli centri,  grandi giacimenti enogastronomici, oltre che culturali.

Un’area di pregevole interesse, in questo campo, è senza dubbio l’area della Grecanica, quella parte di Calabria, nella provincia di Reggio, nell’ estremo sud tra l’Aspromonte ed il mare, in cui il Tirreno si incontra con lo Ionio. Tra Bova, Melito Porto Salvo , Brancaleone e Bagaladi, scopriamo ancora grandi influssi greci anche nella cucina. Una terra contadina in cui fino all’ immediato dopoguerra la regola era un pasto solo al giorno, con le farine, di grano e segale e ed il maiale a costituire la base dell’alimentazione della popolazione rurale, in una natura piena di corbezzoli, capperi e coltivazioni di bergamotto lungo le vallate.

E’ il peperoncino a rappresentare da secoli il condimento principale anche per piatti di pasta come i Macarruni, modellati attorno ai cannìci in zinco e conditi con ragù di capra con cipolle finocchio selvatico e un bicchiere di vino bianco, a Palizzi, nel mese di Agosto la sagra dei Macarruni può essere un buon momento per scoprirne ingredienti e preparazioni.  La cultura del peperoncino è talmente radicata da finire anche sulla patata dell’Aspromonte alla brace con olio e sale, il cibo dei bovari di un tempo. L’origine greco-albanese  si appalesa  nel formaggio misto caprino-pecorino  Musulupu, sulla cui forma sono impresse le forme religiose della religione ortodossa. In  primavera ed estate è il tempo della sua preparazione, da consumare su verdure o come condimento per la pasta. Nella enorme produzione di salumi segnaliamo una  non  leggera pietanza contadina , i Frittuli, dove ci sono tutte le frattaglie del maiale, ma proprio tutte , messe na’ caddhara, ed è l’essenza del detto popolare che magnifica il suino nero calabrese “ cu si marita è cuntentu nu jornu, cu ammazza lu porcu  è cuntentu n’annu”. Scendendo a mare,  oltre ai piatti di palamita e pesce spada,  non si può rinunciare alla nannata, novellame messo in frittelle e prezzemolo , molto buono anche il pesce pettine, in dialetto Surici , dal colore rosso arancio. E’ bene, prima di andar via dalla Calabria, portare  con sé l’alimento che a tavola ci racconta i fiori ed il territorio ovvero un millefiori o un miele di arancio, una melata di faggio o di eucalipto. Alla fine del pasto calabrese è d’obbligo un “Bergamino” liquore fatto col celebre agrume e , se vi viene fame nel pomeriggio, in un forno o pasticceria dell’area grecanica troverete di certo i Nnacatuli, una sorta di zeppola  con anice e olio di oliva. Prima di andar via non dimenticate  che siamo in una terra che ben prima dei greci era chiamata Enotria, la terra del vino e, a metà settembre potrete anche assistere alle vendemmie del Palizzi Igt , dalla grande struttura e provare l’esperienza di degustare un bianco da dolce a 18° con uve passite, l’ Attafi  Greco.

Buona Calabria, Forte e Tradizionale

Di Carlo Scatozza

redattore di Campania Slow | Contatto Facebook: http://it-it.facebook.com/people/Carlo-Scatozza/1654720386

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