Ven. Nov 22nd, 2024

Nell’areale anche parte della Campania

Marchigiana

La zona di produzione del Vitellone Bianco dell’Appennino centrale IGP è un viaggio che attraversa il cuore dell’Italia. Il disciplinare di produzione comprende infatti l’intero territorio di Umbria, Marche, Molise e Abruzzo e le province di Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini per l’Emilia – Romagna, le province di Arezzo, Firenze, Grosseto, Livorno, Pisa, Pistoia e Siena per la Toscana, le province di Frosinone, Rieti, Viterbo e parte delle province di Roma, Latina per il Lazio. Benevento, Avellino e parte della provincia di Caserta per la Campania. Ecco il comunicato del Consorzio sull’anno trascorso:

17.621 capi bovini certificati, 3180 allevatori, 1079 macellerie, 119 laboratori di lavorazione e 80 operatori commerciali attivi sul territorio. Sono questi i numeri più significativi della filiera del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP presentati nel corso del primo Consiglio direttivo del Consorzio relativo all’attività svolta nel corso del 2020.

Il Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP ha ottenuto nel 1998 l’Indicazione Geografica Protetta, primo marchio di qualità per le carni bovine fresche approvato dall’Unione Europea per l’Italia. Una IGP che certifica la carne prodotta dalle razze tipiche dei territori dell’Appennino centrale: Chianina, Marchigiana e Romagnolanati e allevati nelle aziende sottoposti ai controlli per le verifiche del rispetto del disciplinare di produzione, rientranti nell’area tipica e venduti nei punti vendita autorizzati.

L’impatto della pandemia. L’annus horribilis 2020 ha interessato anche il Vitellone Bianco IGP senza, però, incidere in maniera particolarmente grave. Un calo fisiologico c’è stato, venendo meno il mercato relativo al consumo fuori casa e alla ristorazione scolastica e collettiva. Nel 2020, infatti, i capi bovini certificati IGP Vitellone Bianco IGP dell’Appennino Centrale sono stati 17.621 contro i 18.194 del 2019 con una flessione del 3,1%. È addirittura in controtendenza il dato degli allevamenti con 4 nuovi ingressi nella filiera in controllo del Consorzio, mentre si mantengono stabili il numero di laboratori e di operatori commerciali e si registra un lieve calo (-6) sulle macellerie.

Vent’anni di crescita costante. La “tenuta” del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP anche in questo anno difficile è frutto di un lavoro costruito negli anni. Un lavoro che ha permesso di sviluppare le potenzialità della filiera zootecnica legata alle razze bovine tipiche dell’Italia centrale. Dal 2000 al 2020 il numero di allevamenti che hanno deciso di aderire ai controlli è cresciuto del 92 per cento, passando da 250 a 3180. Nello stesso periodo si è registrato un boom di adesioni anche dei punti vendita passati da 58 a 1079, con un + 94 per cento. Dal punto di vista delle certificazioni siamo passati dalle 12808 del 2007 alle 17621 del 2020, con un + 27 per cento nell’arco dei 13 anni. Rispetto alle razze, sempre in questa finestra temporale (2007 – 2013) si registrano un + 39 per cento per la Marchigiana, passata dai 3840 capi del 2007 ai 6274 del 2020, un + 32 per cento della Chianina, con un salto da 6344 a 9317 e una flessione del 10 per cento della Romagnola, che passa dai 2624 capi del 2007 ai 2030 del 2020.

L’importanza del marchio IGP.  “Il marchio ‘Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP’ – sottolinea il direttore Andrea Petrini – è un elemento di forza e una garanzia di qualità. Un valore aggiunto che ci ha consentito, anche nel 2020, di mantenere numeri importanti con un lieve calo dovuto alla pandemia. Il valore crescente del sistema di produzione tradizionale sviluppato all’interno dell’area tipica e i sistemi di controllo costanti e sistematici su tutta la filiera hanno consentito di affermare il nostro marchio come un sinonimo di fiducia, garanzia di sicurezza, di qualità e di trasparenza in tutte le fasi della produzione e della commercializzazione oltre a rappresentare un’importante fonte di reddito e di tutela per molti territori, anche marginali, del centro Italia”.

Cresce l’impegno sul fronte della promozione e della comunicazione. “Il Consorzio – continua Petrini – ha intrapreso importanti interventi di promozione e di tutela anche per affrontare la leggera flessione avvenuta a causa degli effetti sul mercato della pandemia. Abbiamo incrementato l’attività informativa sui canali tradizionali come su quelli social e abbiamo implementato i contenuti del sito istituzionale sempre più un punto di riferimento per appassionati, soci e professionisti del settore”. Anche gli agenti vigilatori del Consorzio hanno continuato, nel 2020, la loro importante azione di tutela e vigilanza sul territorio. Sono state 104 le visite ispettive svolte in particolare sulle macellerie, sui laboratori di prodotti trasformati e sulle mense scolastiche con 379 analisi di tracciabilità della carne tramite DNA svolte.

Di Carlo Scatozza

redattore di Campania Slow | Contatto Facebook: http://it-it.facebook.com/people/Carlo-Scatozza/1654720386

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