Il Samnium Consorzio Tutela Vini è stato interpellato nell’ambito delle audizioni relative al percorso per la conversione del decreto legge 22 giugno 2012, n. 83 ‘Misure urgenti per la crescita del Paese’. L’articolo 59bis del citato decreto, convertito, con modificazioni, in legge dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, prevede una nuova normativa in materia di sistemi di etichettatura contro la contraffazione dei prodotti agricoli e alimentari. La XIII Commissione permanente (Agricoltura) della Camera dei deputati, presieduta dall’onorevole Paolo Russo, ha ritenuto pertanto necessario procedere all’audizione informale dei rappresentanti delle organizzazioni del settore vitivinicolo.
Tra i soggetti invitati, insieme all’Associazione italiana per l’agricoltura biologica (Aiab), all’Associazione enologi enotecnici italiani (Assoenologi), all’Unione Italiana Vini (Uiv), alla Federdoc, alla Federvini e alla Federazione italiana vignaioli indipendenti (Fivi), anche sei Consorzi Tutela vini, tra cui il Samnium (gli altri sono i consorzi dell’Asti, del vino di Conegliano Valdobbiadene Prosecco, dei vini Oltrepò Pavese, dei vini Orvieto e del vino Chianti Classico).
All’audizione, che si è svolta a Palazzo Montecitorio, ha preso parte il presidente del Consorzio sannita, Libero Rillo, che ha consegnato agli atti della Commissione un documento scritto in qualità di guida del Consorzio che rappresenta la filiera vitivinicola del Sannio beneventano, con circa diecimila ettari vitati e con una produzione annua di 15 milioni di bottiglie certificate a DO e IG.
Il presidente del Samnium, nel dichiarare auspicabile l’introduzione di sistemi di sicurezza contro le contraffazioni, ha manifestato la necessità di guardare alla specificità delle filiere coinvolte. “Gli attuali controlli nel settore vino – ha spiegato – sono più che sufficienti, e sono purtroppo particolarmente onerosi. Altri costi aggiuntivi sarebbero difficilmente sostenibili dalle imprese (soprattutto dalle piccole e medie), costrette a trasferirli sui consumatori”.
“Per la filiera vino – ha illustrato il presidente Rillo nel corso dell’audizione – già esistono i contrassegni di Stato per la certificazione delle quantità; integrare le etichette con dispositivi elettronici o telematici che garantiscano l’autenticità e le quantità del prodotto, introdurrebbero inevitabilmente altri costi amministrativi e burocratici per le aziende. In alcune circostanze, come ad esempio per l’export, l’adozione di sistemi tesi a integrare le etichette con dispositivi elettronici o telematici del tipo Radio Frequency Identification, sono sicuramente utili, ma anche in questo caso specifico, sarebbe auspicabile che l’adozione di ulteriori sistemi comporti una riduzione e/o sostituzione di altri adempimenti e costi attualmente previsti, in modo da creare un effetto compensazione e aumentare il grado di garanzia e autenticità dei prodotti”.
Ottima notizia per la salvaguardia dei vini sanniti. Finalmente qualcosa di concreto