Gio. Dic 26th, 2024

La coltivazione della Rucola al centro della ricerca.

Arriva da Terramore, organizzazione di produttori agricoli che unisce ben 44 aziende specializzate nella coltivazione di prodotti orticoli e babyleaf, con cuore pulsante nella Piana Del Sele, l’annuncio del   lancio di un ambizioso progetto di ricerca volto ad approfondire l’impatto ambientale dei diversi metodi di coltivazione agricola impiegati dalle aziende socie. La domanda è cruciale: tra agricoltura convenzionale e biologica, quale metodo salva davvero il pianeta? Il progetto si concentrerà sull’Analisi Comparativa del Ciclo di Vita (LCA) tra due sistemi di produzione agricola: biologico e convenzionale. Oggetto di studio sarà la rucola (Eruca sativa), uno dei prodotti di punta della Piana del Sele, ampiamente utilizzato nella produzione di insalate pronte al consumo nella categoria dei prodotti di IV gamma.Terramore punta i riflettori sull’impatto ambientale. “Non si tratta solo di coltivare,” dichiarano i responsabili di Terramore, “ma di comprendere come ogni scelta, ogni tecnica, influenzi il futuro del nostro ecosistema.”

Riteniamo importante progetti come questi, per questo è necessario darne spazio e sensibilizzare opinione pubblica e stakeholders

Un’indagine approfondita sull’impatto ambientale

Al centro dello studio c’è l’analisi comparativa dell’LCA (Life Cycle Assessment) della rucola (Eruca sativa), una pianta cardine per il settore agricolo della IV gamma. La ricerca meticolosa si concentra su un ciclo colturale triennale, confrontando i metodi convenzionali e biologici. La ricerca esaminerà l’intero ciclo di vita della rucola, dalla coltivazione alla raccolta, fino al trasporto e allo smaltimento dei prodotti. Prendendo in considerazione diverse annate di coltivazione, lo studio analizzerà:

L’impatto ambientale complessivo di entrambi i sistemi di coltivazione nell’arco di un ciclo colturale triennale.

I principali fattori critici che influenzano gli impatti ambientali, come l’uso di pesticidi, fertilizzanti, consumo energetico e risorse idriche.

Le differenze in termini di produttività e sostenibilità tra i metodi di coltivazione biologica e convenzionale.

Soluzioni innovative per ridurre gli impatti ambientali, con particolare attenzione alla riduzione dei fertilizzanti chimici e al miglioramento delle tecnologie agricole.

I punti caldi del progetto

Sotto la lente: pesticidi, fertilizzanti, irrigazione, consumo energetico e gas serra. Qual è il vero costo nascosto del cibo che portiamo in tavola? Nell’osservazione del ciclo di vita si è tenuto conto di ogni fase di lavorazione, dalla semina al trasporto, passando per raccolta e smaltimento. Ogni fase è un tassello cruciale.

Obiettivo del progetto è fornire dati chiari per spingere agricoltori e policy maker verso scelte più consapevoli:

• Avere un quadro dettagliato degli effetti ambientali associati a ciascun metodo di coltivazione;
• Promuovere scelte informate nel settore agricolo attraverso la diffusione dei risultati;
• Offrire raccomandazioni pratiche agli agricoltori per migliorare le pratiche colturali in ottica di sostenibilità.

I risultati dell’indagine sono un contributo fondamentale per il futuro dell’agricoltura

I dati preliminari mostrano che il sistema convenzionale è più impattante a causa dei fertilizzanti chimici e dei pesticidi a cui va ad aggiungersi il peso del consumo di carburante per le macchine agricole. Tuttavia, la soluzione potrebbe essere dietro l’angolo: tecnologie innovative, prodotti organici e pratiche sostenibili possono fare la differenza. I primi risultati preliminari mettono in evidenza l’impatto significativo della coltivazione intensiva rispetto al sistema biologico che si distingue per una maggiore attenzione alla biodiversità e alla salute del suolo, con un impatto ambientale ridotto e una produzione più responsabile.

Perché questo studio è importante

In un’epoca in cui il cambiamento climatico non è più un lontano spettro ma una realtà tangibile, Terramore si pone come pioniera di un’agricoltura responsabile. La rucola diventa così simbolo di una sfida più grande: produrre cibo sano senza distruggere l’ambiente. ““Ormai non può più bastare limitarsi a produrre cibo. Vogliamo ribaltare le priorità dell’agricoltura moderna, mettendo la sostenibilità al primo posto. Questo progetto rappresenta un momento fondante nella nostra missione di trasformare l’agricoltura in un settore più sostenibile e consapevole. Attraverso l’analisi dettagliata del ciclo di vita della rucola, vogliamo fornire strumenti concreti agli agricoltori e sensibilizzare il pubblico sull’importanza del rispetto per la salute del consumatore, di quella del suolo e per l’ambiente in generale”, ha dichiarato Carmine Papace, Presidente della Cooperativa Terramore.

Un modello per il settore agricolo

Con questo progetto, Terramore si pone come leader nel promuovere un approccio agricolo orientato alla sostenibilità ambientale e alla tutela del territorio. I risultati dello studio saranno diffusi a livello nazionale e internazionale per favorire una più ampia adozione di pratiche agricole responsabili

Di Carlo Scatozza

redattore di Campania Slow | Contatto Facebook: http://it-it.facebook.com/people/Carlo-Scatozza/1654720386

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