Sab. Dic 28th, 2024

Il Film “Comandante”, che ripercorre i momenti drammatici del sommergibile Cappellini e dell’avventura del suo Comandante Salvatore Todaro, passato alla storia per aver salvato i naufraghi della nave Belga Kembalo da lui affondata, ci porta a conoscenza anche di un tratto peculiare della nostra storia gastronomica che merita di essere maggiormente conosciuta e analizzata nei suoi risvolti sociologici. Gigino, il cuoco militare del sommergibile è un napoletano esperto tra i fornelli e con le scarse provviste trae il meglio della cucina popolare, in primis gli gnocchi, Profondo conoscitore di tutte le ricette d’Italia e non solo campane,  se ne vanta orgoglioso, ma quando salgono a bordo i naufraghi belgi salvati da Todaro si imbatte con una nuova…pietanza. Il Comandante ( Pierluigi Favino ), per far sentire a suo agio i nordeuropei chiede loro qual fosse il piatto tipico della loro nazione, ricevendo come risposta: Patate Fritte…. con un po’ di sgomento e incredulità il comandante domanda a Gino se le sa fare e lui spiega che non le conosce, infatti elenca tutte le possibili tipologie di cucina delle patate, dalle arrosto alle lesse, alle condite in tanti modi ma..non fritte, infatti nell’ Italia dell’anteguerra non era una pietanza usuale e diffusa. L’olio era utilizzato per friggere non tanto tuberi ma frutti della terra più …pregiati… come i carciofi ad esempio, Al nord poco era l’olio per friggere e si usava lo strutto ma più che altro per condire o cucinare altro, non tanto per friggere patate che venivano consumate in modo diverso. Per questo a bordo fu una novità ed una festa graditissima dagli italici palati poco avvezzi a fritture di patate e con il taglio a bastoncini. Vero che San Carlo a Milano era un forno che già serviva la patata croccante ma era tonda ed un prodotto di vera nicchia. Non certo da campeggiare in un pranzo.

Gigino fece le patate fritte sul sommergibile con il grasso nella nostra più comune disponibilità, ovvero quello di maiale, mentre valloni e fiamminghi, che fecero di necessità bella virtù,  erano accomunati dall’uso di quello di bovino. Il tutto per dire che… le tradizioni alimentari , come quelle della vita,  cambiano e si affermano in tanti luoghi diversi come tradizioni di quel posto. Oggi le patate fritte sono di uso comunissimo nella nostra cucina italiana, anche se considerato uno sfizio ben fuori dalle salutari regole della Dieta Mediterranea, ma nessuno, a casa o al ristorante penserebbe di star mangiando qualcosa che i nostri bisnonni in anteguerra avranno fatto fatica a vedere…La lezione? Che le tradizioni, le identità mutano con l’incontro e con gli scambi, così è stato sempre e così sarà, puristi e “sovranisti” alimentari, a volte, recitano solo stupidi nonsense…magari lo fanno durante sagre di prodotti tipici “antichissimi”, quasi ancestrali….con contorno immancabile di….patate fritte in ogni stand.

Di Carlo Scatozza

redattore di Campania Slow | Contatto Facebook: http://it-it.facebook.com/people/Carlo-Scatozza/1654720386

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