Mer. Dic 18th, 2024

Serata tra amici curiosi del vino campano per capire alcune novità e avere conferma di certezze nella viticoltura della piana campana che dall’area aversana va verso il mare flegreo, in un fazzoletto di terra tante  vigne diverse, allevamenti diversi, terreni diversi, ma stesso  impegno e stesso  gusto meridionale e sono i vini della storia intorno Napoli: Asprinio da Vite maritata a Pioppo,  Piedirosso, Falanghina dei Campi Flegrei.

Aperta in primis l’etichetta  di Alberata di Tenuta Fontana, una delle bottiglie  di Asprinio fermo che maggiormente si prestano a quello che potrebbe una bestemmia appiccicata al super secco asprinio: invecchiamento in bottiglia. Ed invece,  con la compagnia che mi ritrovavo messa insieme da  Salvatore Landolfo, dobbiamo passare ogni tanto lo sfizio  passionale e gioioso dell’ asprinio invecchiato; quello da alberata della famiglia Fontana si presta tra i migliori come   Santa Patena di I Borboni di Nicola Numeroso. 

Bevendo Alberata,  stavolta del 2021,  i nostri ospiti confessano che non avrebbero riconosciuto l’Asprinio come lo hanno conosciuto finora   al primo sorso;  inedita la  solida persistenza, svanisce il limone, si svela il lavoro del’Anfora in cantina  capace di donare solidità a sentori quali frutto della passione e mango,  appassiona l’ambrato all’occhio. Il vino biologico dai vigneti ad alberata dopo qualche anno porta ad estremizzazione il fruttato giallo, rivela un rinforzo di  struttura appassionante. Abbinamento magnifico sulla Mozzarella di Bufala campana Dop Affumicata, prodotti della panificazione bianca e sulla cucina di verdure. Se lo avete in casa abbiate cura di conservare qualche bottiglia per il prossimo anno. Vi piacerà. 

Ci spostiamo poi un poco e davvero solo di pochi km  verso il mare… flegreo senza arrivarci, ovvero in quel di Quarto; un amico che la sa lunga ci ha attenzionato sulle  etichette di Tenuta Loffredo, iniziamo con la falanghina  dei campi Flegrei  dop Terrazze  sui Campi che beneficia della pozzolana in un allevamento a guyot.  Classico piacere delle falanghine flegree proposte senza sbavature, con la fermentazione e affinamento  in acciaio,   l’anno è il 2022 con un riflesso tendente al verdolino,  nel bicchiere si avverte la caratteristica sapidità unita al profumo leggero di fiori bianchi.  Si tratta di un bottiglia del tutto nella buona norma  di questo areale. Abbinamenti soliti e segnatamente aperitivi di mare d’estate. 

Diverge invece dalla “normalità “ del gusto atteso dal vitigno la bottiglia successiva, ovvero il Terrazze sui Campi Piedirosso 2021: Subito percezioni granate all’occhio,  all’olfazione si impongono effluvi  speziati, molto più intensi della media dei Piedirosso assaggiati ( non sono pochi).  Qui forse il 10% di aglianico fa molto, insieme ad una resa bassissima di 40 quintali per ettaro,  il   pepe viaggia accompagnato, sorso dopo sorso, da cannella, curcuma e si scopre che col tempo la maturazione  sta di certo attenuando  una carica secondaria fornita anche dai lieviti. E’ un vino “importante” che svela non solo la  freschezza dei giovani frutti rossi flegrei che ci si aspetta in primis da questo vitigno, ma soprattuto consente di  aprire  percorsi degustativi degni di vitigni a bacca rossa di aree interne, intanto  il geranio sta virando sul chiodo di garofano. Anche questo vino  merita qualche anno in più e non è un caso che l’etichetta di questa dop campi Flegrei   2021 che abbiamo bevuto,  qualche mese fa,  abbia  ricevuto il  Gold  WineHunter Award. Piedirosso non banale, sorprendente in una sontuosità inusuale, tanto che alcuni potrebbero  domandarsi: mi aspetto questo dal piedirosso dei Campi Flegrei ? Risposta: non è detto che le frontiere della degustazione e del piacere debbano essere sempre “scolastiche” .  Abbinamento desiderato:  la braciola al sugo ma rende bene pure con saporita Zingara del posto che ci ospita:  Civico86 nel centro storico di Caserta. 

Di Carlo Scatozza

redattore di Campania Slow | Contatto Facebook: http://it-it.facebook.com/people/Carlo-Scatozza/1654720386

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