Mer. Dic 18th, 2024

Un’analisi:  leggere le piattaforme rivendicative, le ragioni nel rivendicare più sostegni in una difficile transizione, il torto di chiedere marce indietro sul Green Deal.  Il ruolo della Ue nei decenni,  la buona posizione di Slow Food, l’informazione su chi ha votato cosa. 

 

A Luciano Lama, leggendario sindacalista  delle conquiste operaie e dei diritti degli anni ‘ 70 una volta domandarono : – “ Segretario,  ma il lavoratore ha sempre ragione ? “. Nello sconcerto dei “rivoluzionari” che mai avevano portato a casa un accordo  rispose che non sempre accadeva che avessero ragione in automatico. Ecco,  mi sono ricordato di questo aneddoto nella settimana passata,  leggendo della pressochè unanime simpatia che la mobilitazione degli agricoltori sta generando in ogni latitudine geografica e politica d’ Europa, anche tra pochi approfondimenti e molte ipocrisie.

 Da osservatore modesto e parzialissimo,  nel rispetto anche di tanti amici che  col trattore in  piazza ci vanno con passione e sincerità vedendo i propri  redditi in calo,   mi sono  deciso ad un  gesto temerario rispetto ai tanti che hanno postato  sui social la loro incondizionata adesione o addirittura hanno condotto trasmissioni su importanti media: ovvero  leggere bene le  rivendicazioni della continental protesta e mi sono accorto che ..NO, almeno chi        (come chi scrive)è preoccupato per il cambiamento climatico e ritiene di dover fare qualcosa contro di esso, non può essere acriticamente al fianco di questa mobilitazione, con quella piattaforma.

Le organizzazioni agricole hanno ben ragione di reclamare più attenzioni  nei confronti di quei governi che  hanno smesso di intervenire  seriamente sugli aumenti del gasolio agricolo e di sostenerli fiscalmente in una congiuntura delicata, pensiamo alla legge di Bilancio del Governo Meloni per il 2024 che  non ha previsto  la proroga della detassazione Irpef concessa agli agricoltori negli ultimi anni (  pare si stia facendo  giustamente marcia indietro) o agli storni  per far cassa pensati   ai danni degli agricoltori tedeschi ma, in realtà, non è questo il cuore delle proteste….  Esso è il Green deal   europeo ( la  Commissione europea ha adottato una serie di proposte per trasformare le politiche dell’UE in materia di clima, energia, trasporti e fiscalità in modo da ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990), un piano  che in agricoltura  impone, ad esempio, la sospensione di alcune  attività per permettere al terreno di riposare o  la diminuzione dell’uso di fertilizzanti. COSE SBAGLIATE ? Eh No cari amici, non fate come Pilato, mi rivolgo a chi applaude a Greta e agli attivisti per il clima …qualunque cosa facciano e nel contempo lo stesso applauso poi va al passaggio dei trattori…qualunque cosa dicano…..-…

Stiamo ai temi: Con 55 miliardi di euro la Ue  ha di recente  rinnovato la  Politica Agricola Comune (PAC) per  renderla più sostenibile ambientalmente e per contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico cui l’agricoltura è maggiormente esposta ed in pericolo,  pensiamo alla siccità in Pianura Padana  e le rese dimezzate per gran parte delle colture per l’aumento delle temperature dei suoli  e dei mari. Un impegno che ha spesso già visto tanti agricoltori europei in prima linea nell’ultimo decennio all’interno delle proprie aziende. 

Le misure prevedono l’obbligo di destinare almeno il 4% dei terreni coltivabili a funzioni non produttive, nonché l’obbligo di effettuare rotazioni delle colture e di ridurre l’uso di fertilizzanti di almeno il 20%. Pensiamo che siano tutte attività in linea con il tentativo di fronteggiare il disastro climatico se vogliamo davvero avere dei campi agricoli nell’area del mediterraneo soprattutto per le prossime generazioni….

E’ vero che la nuova Pac inciderà forte sulle abitudini e sulle scelte di molte aziende agricole, soprattutto della zootecnia,  cui bisogna rispondere con più sostegno al reddito ma anche  virare verso un maggior tasso di  aggregazione imprenditoriale,  che non significa per forza scomparsa del piccolo allevatore,  ma efficacia reale delle OP, aggregazioni cooperativistiche etc, e  qui  forte è l’impegno di organizzazioni come ad esempio Confcooperative e di associazioni  più tese a trovare soluzioni orientate al mercato  di lunga durata. 

Indubbio che  piccole e medie aziende escono molto indebolite anche dalla pandemia e dalle speculazioni derivate dalla guerra in Ucraina ( e  attenzione….non si può poi fare l’applauso alla Ucraina nel futuro nella Ue e poi pensare che non cambi nulla nei mercati comuni, in  agricoltura soprattutto). L’ Unione Europea è l’istituzione che più di tutti, al mondo in tutti i tempi,  ha maggiormente finanziato il comparto agricolo, riconoscendone le peculiarità appieno. L’ agricoltura “drena” ancora 1 € su 3 del bilancio europeo dopo che all’inizio della programmazione europea era addirittura 2 € su 3. Valorizzazione, export paesi terzi, sicurezza alimentare come modello unico ed invidiato nel mondo civile, sostegno alla modernizzazione di imprese e lavoro nei campi  che non ha avuto eguali in nessuna parte del globo, ebbene è questa Europa che non può cedere ora agli obiettivi di lotta al cambiamento climatico che si è data, anche e soprattutto in nome del futuro dei suoli, dei mari,  di chi ci lavora e ci lavorerà,  e  non può e non deve cedere alla richiesta di messa da parte del Green deal, al recupero della resistenza dei suoli, alla riduzione, faticosa ma progressiva necessariamente dell’uso dei fertilizzanti, però può anche rimodulare in meglio la gestione dei rischi e  la tutela del reddito. Va di certo ripensata e non lasciata solo al mercato la gestione del rapporto di alcune produzioni con la filiera della distribuzione moderna, così come evitare maggiormente   che alcuni  prodotti vietati alla produzione in Ue entrino poi  da paesi terzi dove si ottengono con bassi  o nulli controlli ambientali.

Fa piacere che in un tornante così complicato un’associazione lungimirante  come Slow Food stia sulla difesa della non separazione semplicistica del green deal dalla tutela del lavoro in agricoltura. Su questo ci sentiamo di condividere le parole di Barbara Nappini  presidente di Slow Food Italia «Il Green Deal è un percorso necessario  questi anni sono decisivi. Dobbiamo agire ora per contrastare la crisi climatica, ricostruire una relazione armonica e sensata con la natura, ripristinare la fertilità dei suoli europei, produrre e allevare con rispetto per gli animali e per l’ambiente. Come molti studi dimostrano, a partire dal report Ipbes-Ipcc, soltanto la biodiversità ci consentirà di adattarci agli effetti della crisi climatica. Ma dobbiamo sostenere e accompagnare chi produce il nostro cibo seguendo pratiche agroecologiche e supportare tutti gli altri, attivando percorsi condivisi. Si parla degli ingenti sussidi europei all’agricoltura, ma si dimentica che i soldi delle Pac continuano ad andare a poche grandi aziende: l’80% dei finanziamenti va al 20% degli imprenditori agricoli e premia l’agricoltura intensiva. E a elargire questi fondi in maniera così poco lungimirante sono le istituzioni politiche, costituite da persone che noi stessi scegliamo attraverso il voto. Senza una transizione e rigenerazione ecologica e al contempo sociale, la nostra agricoltura perderà e sarà sempre più in balia delle multinazionali e degli umori del mercato. E perderemo anche tutti noi l’opportunità di un futuro di bellezza, perché non saremo noi a salvare la natura ma la Natura a salvare noi!».

Come “tool” necessario al lettore vogliamo dare anche una risorsa a volte scontata ma che non lo è: Cosa è la riforma della PAC ?  Chi l’ha votata? 

Si legge dal sito della UE che:  “ Il  2 dicembre 2021 è stato formalmente adottato l’accordo sulla riforma della politica agricola comune (PAC). La nuova legislazione, che è entrata in vigore il 1° gennaio 2023, apre la strada a una PAC più equa, più verde e maggiormente basata sui risultati.

Cerca di garantire un futuro sostenibile per gli agricoltori europei, fornirà un sostegno più mirato alle aziende agricole più piccole e offrirà maggiore flessibilità ai paesi dell’UE per adattare le misure alle condizioni locali.

L’agricoltura e le zone rurali sono al centro del Green Deal europeo e la PAC 2023-2027 sarà uno strumento fondamentale per conseguire le ambizioni della strategia “Dal produttore al consumatore” e della strategia sulla biodiversità.

Ma secondo molti agricoltori, queste misure non faranno altro che rendere il settore agricolo europeo meno competitivo rispetto alle importazioni.

Da chi e’ stata votata? 

Gli  atti approvati  della nuova Pac sono passati dopo un lungo processo e compromesso con una larga   maggioranza bipartisan, che va dal centrosinistra dei Socialisti & Democratici (S&D) alla destra conservatrice di Identità e Democrazia (Id) e dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr) (  ricordiamo anche  che in Commissione il delegato all’Agricoltura è il conservatore polacco   Wojciechowski).

 L’atto che regola il finanziamento, la gestione e il monitoraggio della Politica agricola comune è stato approvato con 485 voti a favore, 142 contrari e 61 astenuti. 

Di Carlo Scatozza

redattore di Campania Slow | Contatto Facebook: http://it-it.facebook.com/people/Carlo-Scatozza/1654720386

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