Se Napoli non è terra per i piemontesi del calcio, almeno di sponda bianconera, lo è sicuramente per quelli dei vini. Tanti i vignaioli dell’Alto Piemonte accolti in un’ inizio di primavera tutta partenopea presso il Royal Continental sul lungomare. E’ stato proprio il sole sul dirimpettaio Castel dell’Ovo a salutare il consorzio di promozione I Vini del Piemonte, capace di aggregare oltre 230 aziende delle aree a denominazione, locomotiva per tanti protagonisti del mercato vitivinicolo, giunti a Napoli per un ormai tradizionale evento con il mercato, gli stakeholders e la stampa napoletana e campana. Pomeriggio intenso con i walk around tasting e le masterclass dedicate ai soci Ais e ai winelovers prenotati per conoscere da vicino etichette e persone di alcune di realtà come Dario Ivaldi, Il Vigneto, Matteo Soria, Cantina di Tortona, Claudio Mariotto, Amerio Vincenzo, Pelissero Pasquale, Diego Morra, Foglino 7 Winery. Focus con banco d’assaggio anche per la Strada del Barolo e grandi vini di Langa.Spazio anche per i produttori dell’associazione Gowine. Il tutto è stato preceduto da una masterclass ” I territori del Piemonte”, con relatore Luciano Pignataro, in cui sono stati serviti dai sommelier Ais Napoli : ColliTortonesi Timorasso doc 2020, di Claudio Mariotto, un bianco che ci ha impressionato per la capacità evolutiva, per un vitigno che ha ormai soppiantato nell’immaginario bianchista piemontese il tradizionale e scontato Gavi. Un bianco da invecchiamento, il Timorasso, capace di complessità tali da farsi sentire anche al termine delle degustazioni di tutti gli altri 5 rossi degustati. Un giochetto suggerito da Pignataro che ha riscontrato il successo nella competente platea. Da provare magari anche con la tradizione casearia locale. Spazio, subito dopo, al brioso rosso Verduno Pelaverga Doc 2021 di Diego Morra, testimonianza di una regione che vince anche quando non “baroleggia” e consente lo scivolamento su tannini setosi e un secco modello “piedirosso “. Storia della enologia con la degustazione del grignolino del monferrato doc Il ruvo 2020 di Castello di Gabiano, denso della caratteristica frutta rossa di quelle colline.. Acidità, note cioccolatose, ideale sui cibi grassi della cucina regionale, invece, il Barbera d’asti Docg Piccona 2021 di Dario Ivaldi, ovviamente ancora troppo giovane per donarci tutto ciò che, soprattutto al naso, comunque promette. Scoperta di gran fascino per il Nizza Docg 2019 di Vincenzo Amerio, portatore di frutta speziata, note balsamiche con tanta freschezza. Chiusura doverosa con il Barbaresco Docg Bricco San Giuliano 2020 , le cui note tostate fanno prevedere uno sviluppo fecondo di aromi terziari in un futuro di medio termine. Tra i banchi di assaggio ha sorpreso ancora di più la favella in bianco di questa regione, sottovalutata e poco indagata, non nuova per chi scrive, da tempo fan, soprattutto, del Roero Arneis, il “ nebbiolo bianco” . Per questo conviene andarci prima o poi e conoscere da vicino cantine come Amerio a Moasca (AT) : dal San Colombano , Chardonnay su calcare con 9 mesi in barrique e 6 in bottiglia, fino ad Emotivo, etichetta di Moscato freschissimo, con i suoi 9 mesi in acciaio.