ll CREA, con il suo Centro di Ricerca di Viticoltura ed Enologia, analizza i primi dati ed elabora tendenze previsionali per la vendemmia appena partita.
Andamento meteo Eccezionalmente, l’Italia è stata accomunata da un andamento meteo omogeneo da nord a sud della penisola. Alte temperature e in particolare siccità hanno caratterizzato la primavera e l’estate italiana. Nonostante le difficoltà del meteo, possiamo affermare come il 2022 abbia incoronato il vigneto italiano come resiliente ai cambiamenti climatici. Già in passato avevamo messo alla prova la capacità del nostro territorio, ma mai come in quest’annata le condizioni metereologiche sono state così avverse ed ostiche. Da anni la ricerca, in sinergia col mondo produttivo, ha sviluppato strategie di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici permettendoci di non trovarci impreparati neppure in estati come quella che stiamo vivendo.
“Molto lavoro è stato fatto e sicuramente abbiamo ancora margini importanti di miglioramento – afferma Riccardo Velasco, direttore Crea Viticoltura ed Enologia – basti pensare alle nuove varietà resistenti agli stress che il CREA ha già selezionato, grazie alle Tecniche di Evoluzione Assistita, e che aspettano di essere sperimentate, ma se ad oggi possiamo considerare salva la vendemmia 2022 molto lo dobbiamo al lavoro straordinario dei nostri viticoltori che hanno saputo gestire sapientemente le bizzarrie di questo clima inconsueto, sfruttando le innovazioni della ricerca e adeguando di conseguenza concimazioni, irrigazioni e trattamenti”.
“In conclusione – commenta Stefano Vaccari, direttore generale CREA – annata complessa, meno produttiva del 2021, ma sicuramente non drammatica e per molti versi di grande interesse enologico. Il meteo dei prossimi giorni può ancora correggere l’andamento quali-quantitativo e aiutare il comparto viticolo a lenire le calure estive e le carenti escursioni termiche. L’intera filiera vitivinicola italiana si conferma leader mondiale anche nel gestire i problemi causati dal cambiamento climatico”.
Intanto in Campania 25000 q.li di Aglianico in Iprinia rischiano di non trovare un committente mettendo a repentaglio il reddito dei conferitori. L’aglianico stenta a trovare tutto il mercato che necessita e quindi i trasformatori hanno declinato il tradizionale acquisto.
Ad aprire la vertenza la Cia di Avellino con il Presidente Stefano Di Marzo : “La difficoltà manifestata dei centotrenta viticoltori dell’areale della valle del Calore che dal 1° di agosto sono senza un committente apre una questione di ordine sociale, pertanto Cia Avellino ha già presentato formale richiesta di un incontro al Prefetto di Avellino Paola Spena per l’apertura di un tavolo di crisi”.