Dom. Dic 22nd, 2024
Foto della Proloco Bagnoli -Laceno comparsa sul proprio account Facebook il 02/10/21

Fulminea la marcia indietro della pro Loco Bagnoli Irpino -Laceno,  che ieri aveva postato addirittura la foto di un enorme  striscione con l’aggiornamento delle  date della Mostra Mercato del Tartufo nero di Bagnoli e sagra della castagna del tartufo e dei prodotti tipici locali. Un ritorno che molti aspettavano dopo lo stop necessario dello scorso anno causa Covid. Oggi invece già la retromarcia, con il profilo social della proloco irpina che toglie il post di ieri e annuncia che non se ne farà nulla nemmeno quest’anno. Non conosciamo se la decisione del ripensamento  sia stata dettata da disposizioni di autorità  (ma  non ci sembra) o da un ripensamento sulla opportunità di tenerla e basta. Intanto anche un’altra grande sagra non ripartirà in questo 2021, come la Sagra della Castagna di Roccamonfina nel casertano e la Sagra dei Funghi Porcini a Cusano Mutri. Non è quindi una visione unica agli organizzatori irpini, generosi e bravi . Ci poniamo però una domanda da estendere a tutto il settore delle sagre più grandi della Campania.  Ma queste maxi sagre, sicuramente anche foriere di giusti utili per gli organizzatori, non potevano essere rielaborate fino all’uscita definitiva dalla pandemia con modalità meno Maxi ? Oggi le condizioni di circolazione del virus permettono tante possibilità, e magari alle tradizionali mostre mercato con decine e decine di stand e spettacoli si potevano pensare percorsi ordinati di degustazione su prenotazione, modello Vinalia nell’estate sannita, oppure afflussi contingentati su percorsi certamente ridotti rispetto al passato ma che avrebbero avuto il fine di non far perdere il filo con la sagra… con la cultura popolare del prodotto. Oppure, al netto della necessaria sostenibilità economica, in questo settore, il Dio denaro,  per comparire,  deve  ammassare fino all’inverosimile, sterminare qualsivoglia pensiero legato al prodotto, riempirsi e basta attirando solo un pubblico composto  da una  massa affollata sotto un palco  di urlanti e ovviamente  abbuffato ?  Ma non saziato di buono, non interessato al territorio men che meno che al prodotto  e alla sua sostenibilità.  E se nel post pandemia,  questi prodotti e le migliori  aziende produttrici avessero sempre meno bisogno  di simili “valorizzazioni “ quasi del tutto “globalizzate” e indistinguibili le une dalle altre? Sarebbe un capitolo da scrivere per volenterosi.

 

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Di Carlo Scatozza

redattore di Campania Slow | Contatto Facebook: http://it-it.facebook.com/people/Carlo-Scatozza/1654720386

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