Giungiamo a Cantine Iannella a Torrecuso per un evento speciale; i 100 anni dell’azienda, un traguardo non usualissimo nella Campania del vino, i cui protagonisti sono in gran parte ancora ben lontani dalla possibilità di festeggiare tali anniversari.
Il cuore dell’Aglianico del Taburno ha avuto qui da sempre, grazie all’impegno della famiglia Iannella, una delle maggiori realtà produttive già con il capostipite Giovanni, “ U’ Signore”, negli anni ’20 del secolo scorso. L’azienda si è poi affermata nei mercati grazie alle successive generazioni; Nicola nel dopoguerra e Antonio Iannella dagli anni ’90 che, scomparso da poco, ha lasciato il testimone nelle salde e gentili mani della figlia Maria Antonietta, che ha donato l’opportunità alla stampa specializzata nazionale di poter vivere una mattinata di degustazione nella storica bottaia di famiglia, per un viaggio affascinante nel mondo complesso e non banale del grande vitigno meridionale.
La bottaia Iannella è un tempio del vino italiano, custode di una lunga tradizione tra gli importanti rossi nazionali, come è risuonato dalle parole degli esperti giunti anche da fuori regione, come, tra gli altri, gli autorevolissimi Daniele Cernilli e Pasquale Porcelli. A coordinare il tutto il collega Pasquale Carlo e l’enologo di Cantine Iannella Ernesto Buono.
Il grande Rosso della Via Appia, questo è l’Aglianico soprattutto se riesce a prendersi tutto il tempo necessario affinché possa sviluppare tutte le note aromatiche di cui è capace.E forse così, con queste due parole, Appia e tempo, dovrebbe essere raccontato agli stranieri che hanno voglia di capire il territorio tra Taburno e Vulture.
E’ dinanzi al gueridon con i 5 storici vini di casa a decantare in bicchiere che ci avvolgono in mente i racconti del Frojo nelle letture didattiche, immaginiamo in vetro, la forza e al tempo stesso la “burbera bonomia” delle genti dell’Appennino meridionale.
Dal “1920” Aglianico del Taburno Docg 2012 al Don Nicola Aglianico del Taburno Docg Riserva 2001, passando per il 1920 del 2008, 2006 e 2004, è rivelata una successione di colori dal rubino al granato, mentre il gioco del piacere dei tannini soddisfa le curiosità ardite del più inveterato rossista e la potenza fenolica è una presentazione inconfondibile anche per chi può non conoscere a menadito questo vitigno.
Si avverte chiaro e distinto il risultato evolutivo degli aromi terziari, con la trasformazione dei frutti rossi e poi la comparsa del cacao, per finire alla elevata balsamicità, con un naso che scopre man mano profumi melodiosi che non sfigurerebbero in una fragranza da cosmesi.
Evoluzioni e “affetti “che risuonano negli archi della bottaia per trovare la loro attualizzazione commerciale nell’ultimo vino degustato, quello celebrativo del centenario, che ci porta all’importante presente della cantina sannita; il Campania Rosso Igt 2020, blend di Aglianico e Piedirosso affinati in barrique solo dalle annate migliori delle due tipologie, quando è stato possibile attuare una vendemmia tardiva con appassimento su pianta. La lunga macerazione porta in bottiglia solo i tannini più nobili dalla buccia e tutto il calore che si avverte alla beva lo si ritrova nella passione della famiglia Iannnella, mentre tutta la struttura nel bicchiere è coerente con la solidità della gestione di Maria Antonietta. L’intero staff presente sotto la bella bottiglia-monumento inaugurata all’entrata dell’azienda, ci dà il senso di una comunità di lavoro e di territorio che va ben oltre una logica solo imprenditoriale. Il Capostipite Giovanni, dopo un secolo, sarebbe di certo contento, come tutti quelli che amano la viticoltura sannita di qualità. Giornate come quelle passate da Iannella sono uno sprone per tutti a rendere sempre più prezioso e ben custodito l’Aglianico del Taburno Docg, per un futuro importante, anche sulle “tavole” che contano nel mondo del vino internazionale.
Ad Maiora.