Dal Porto a Terra Murata e Corricella, con Palazzo Davalos,un saluto a Graziella, l’assaggio delle bontà isolane.
Spesso si demonizza la gita di un giorno su una piccola isola o nei posti turistici più accorsati, io non sono d’accordo, sia perchè tutti non possono andare per giorni dappertutto, sia perchè non è affatto vero che in un giorno senza pernottare non si lascia nulla sul territorio anzi, si lascia quasi tutto… tranne un pernottamento.
A Procida sono stato un giorno intero come la grande parte di chi è andato quest’anno e di chi lo farà lungo tutto il prossimo, durante il 2022 in cui l’isola di Arturo sarà Capitale della Cultura.
Vale la pena andare e viverlo tutto questo giorno se non si può restare a pernottare, perchè ci si reca per cultura e non per il mare, perchè si alloggia sulle altre isole o sulla terraferma distante solo 20 min di Aliscafo come da Pozzuoli, un pò di più da Napoli. E’ l’occasione però di preferire il Traghetto, più lento ma solo il passaggio davanti capo Miseno vale il prezzo il biglietto, godendo con calma di un panorama fantastico con il Monte Epomeo che regala l’effetto ottico di sorgere su Procida e la sagoma di Capri grande talmente da far scorgere con chiarezza le case dei luoghi abitati.
Lo sbarco a Procida, ovviamente di buon mattino, comporta la sosta ad uno dei bar al Porto per mangiare ovviamente la Lingua di Procida, per me rigorosamente a crema di limone; la pasta sfoglia calda ci regala buone sensazioni, tanto da soprassedere alla pulizia non impeccabile di questa zona. La prima tappa è con la storia e la cultura dell’Isola quindi prendiamo il Bus Eav , ad 1,50 € corsa singola, per i 5-7 minuti di salita lungo i pochi tornanti e viuzze strette che ci separano dalla mitica Terra Murata, alla fermata di fronte il ristrutturato Palazzo d’Avalos con alla destra la salita ripida ma breve per andare al vecchio quartiere dove ci sono i punti più “alti “ dell’isola, 90 mt. sl.
L’Abbazia di San Michele contiene il pregevole soffitto a cassettoni tra le altre cose e reca i segni dei tanti secoli trascorsi prima come abbazia e poi solo come chiesa; la visita a pagamento è a cura dell’Associazione Millennium. Dall’altro lato della minuscola piazzetta, belvedere mistico sui Campi Flegrei, col Golfo in pompa magna davanti agli occhi, che diviene ancora più imponente sulla Terrazza Morante dello stabile del Palazzo della Cultura, dove è ubicata la imperdibile Casa di Graziella, la ragazza oggetto del romanzo amoroso di Lamartine nell‘800; qui si capisce cosa c’entri questo lembo di terra in mezzo al golfo, con il contest Capitale italiana della Cultura: libri, cultura del bello, letteratura, tra Lamartine ed Elsa Morante, le cui frasi de l’Isola di Arturo campeggiano sulla Terrazza Panoramica intitolata alla scrittrice e poi il cinema con la spiaggia de il Postino con Troisi, oggi scolpito pure sui souvenir da frigo ( ovviamente acquistato) sono soltanto alcune delle impronte culturali dell’isola.
La Casa di Graziella e della sua vita distrutta dall’amore, è in realtà un pregevole museo demoetnoantropologico in cui è possibile vedere tante cose, dai merletti agli utensili della vita marinaresca e contadina dell ‘800, di Graziella davvero rimane solo il ritratto, mentre i vestiti sono in grado di essere protagonisti nella festa caratteristica di inizio Agosto. Ingresso con contributo di 5 € dato alla gentile e proattiva ragazzina all’accoglienza che fornisce anche un bel foglio con la spiegazione del luogo e le frasi di Elsa Morante per godere meglio del terrazzo, possibilità di acquisto di merletti e creazioni in tombolo, oltre che di souvenir non globalizzati.
Dopo la veloce visita alla casa di Graziella si scende verso il Palazzo D’Avalos in via salita castello, palazzo nobiliare, persino alloggio reale ma, soprattutto, luogo di sofferenza e pena; dal carcere borbonico a quello dei Savoia, del fascismo e della prima Repubblica, tempi lunghi in cui cambiarono i metodi di certo e i personaggi, ma la sofferenza rimase costante. La si avverte nella polvere delle vecchie coperte che ogni anziano nell’entrare riconosce come quelle del suo periodo militare, ( tra arredi di carcere e caserma fino agli anni ‘ 60 pare poca differenza in questo paese) nella suola delle scarpe esauste, ma anche nelle grate che a fatica lottano per oscurare il bello di fuori, nelle sedie di contenzione che ci raccontano di tante cose che, per fortuna, narrano solo di tempi lontani. 5 € di ingresso all’ associazione di valorizzazione, più 5 € per visita guidata, il tutto serve anche per mantenere la struttura. Ci pare onesto e doveroso in un quadro di rigoroso controllo di Greenpass.
La discesa per ritornare pianura, previo stop alla Marina di Corricella, è a piedi. Foto ai cannoni inglesi che nel 1799 da li distrussero le ansie di libertà dei napoletani a suon di bombe, vista spettacolare sulla colorata Corricella, cartolina vera da vivere appieno immersi nei colori sentendosi un pastello che avrebbe voglia di lasciare un segno, prima di scendere lungo la strada stretta, affollata in agosto, che riporta verso il Porto.
Tanti i piccoli negozi, quelli necessari per le vacanze marine ma anche molti di souvenir e negozi di alimentari, una libreria, prezzi onesti pressochè dovunque. Nessun lusso caprese, poco si cede anche alla rumorosa quantità ischitana.
Tutto molto vero, ancora, compreso la Gelateria Artigianale con limoni veri di Procida, che superano l’esame di chi mancava da tempo l’appuntamento con vere granite di limone, peccato il buon gelataio scriva fuori che ci sono gli Spumoni e poi invece non sono disponibili….
Abbiamo fame e verso il porto la decina di ristorantini, molti dei quali vista mare livellano spesso qualità buona e prezzi accettabili e giusti, con poche sfumature tra di loro. Menù di pesce ovvio, ci fermiamo da L’Approdo, dove non si può mangiare prima delle 13, regola giusta poichè tutto non deve e non può essere sempre disponibile come in un Fast Food. Tavoli all’aperto e ben distanziati, propone piatti semplici e ben fatti come la Linguina Spigola e Limone, tartare di tonno, credibile lista di cruditè, prendiamo misto brace e frittura procidana, ben fatto ed onesto anche nella semplice carta dei vini. A tavola porta un’ olio dop Colline Salernitane, una buona pratica da segnalare a tutti i ristoratori della Campania turistica; usate olio della nostra regione.
Leggero ma soddisfatto si potrebbe : o prendere un minitaxi per arrivare all’altra estremità dell’Isola, a Chiaiolella, vicino l’isolotto di Vivara, per 12 € fino a 3 persone, oppure fare uno dei giri in barca: conveniente il giro dell’isola, 25 € a persona, lontano dal latrocinio di molte isole italiane, oppure a 15 € per tratti minori ma suggestivi. Procida dimostra anche come cambia la vita acustica delle piccole isole con l’avvento di monopattini e bici elettriche; stop al fracasso di motorini da isole anni’80 che hanno popolato gli incubi di generazioni e la mobilità dolce dell’oggi regala anche ad isola con tutto esaurito, calma e tranquillità, lasciando magari spazio alla voci e ai sentimenti delle persone. E’possibile noleggiare la bici, elettrica ma anche muscolare se si vuole in tanti posti lungo il porto, anche con portabimbo. Con la bici sarebbe bello arrivare a Vivara e aspettare l’apertura per l’escursione a piedi programmata in quello scrigno giustamente protetto e ben preservato, ma questo lo faremo di certo un altro giorno, di autunno o nell’anno 2022 che sarà tutto da vivere a Procida, anche con la sua agricoltura eroica, oggetto di un progetto di valorizzazione regionale. A questi aspetti dell’ Isola di Procida dedicheremo un’altra tappa e un altro racconto.