Sia chiaro, a chi scrive fa orrore il vino in lattina, la birra analcolica e persino aprendo una bottiglia con tappo non in sughero storce il naso, figurarsi se acquisterà mai una bottiglia di vino senza..alcool, ma se siamo in un mercato globale, con gusti del consumatore che cambiano o si innovano, non si può pensare che il gusto della tradizione sia sempre, in ogni tempo e per tutti fermo ed esaustivo delle possibilità di mercato. Se parliamo di aziende vitivinicole europee e mercato cerchiamo quindi di venire a capo della vicenda dealcolazione del vino, pensando pure a quanti alimenti “senza o light ” abbiamo dato il via libera con sollievo persino, da consumatori della seconda metà del secolo scorso in poi ( il maiale ha persino cambiato colore da nero a rosa….per questo motivo di renderlo più leggero e palatabile a tutti e per più acquisti). La questione della normazione della dealcolazione ritorna in auge dopo che fu ammessa in Italia, anche sotto la spinta dei produttori riuniti in FederVini , per il Vino da Tavola non a denominazione , già nel 2012. Si è ripresentata ora in sede di Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura UE , sulla spinta del Nord Europa ( dove governanti di ogni colore sono sempre più timorosi della parola alcol, nascondendo con l’ estremo salutismo una verità per una parte notevole di quelle popolazioni: non sanno bere ma solo farne abuso) ma anche con l’apertura di alcuni grandi produttori, di cui evidentemente si è fatta interprete la presidenza protempore portoghese della UE, un paese che col vino ha tanto a che fare, quindi, alla fine della riunione OCM Vino, il consiglio ha accolto la mediazione della Commissione che ha aperto, seppure con alcune limitazioni, anche alla dealcolazione dei vini a Denominazione d’Origine, il tutto non è ancora definitivo e se dovesse diventarlo non è che troveremo un Taurasi DOCG senza alcol nell’enoteca sotto casa, ma un’azienda di Taurasi potra’ vendere in altri paesi o a chi lo vorrà delle etichette fatte in questo modo senza che venga meno la denominazione. Ovvio non è pensata per il gusto centro e sud europeo, almeno non di queste generazioni presenti, poi chissà. Ma per i mercati extraUe principalmente.
Oggi In Italia un prodotto per essere chiamato vino deve presentare una gradazione di almeno 9 gradi, mentre in Spagna c’è una linea possibile per vini senza alcool, una regolamentazione simile esiste anche in Germania ma è molto poco praticata. La Ue tenta ora di armonizzare queste legislazioni come gli impone il Diritto Europeo. Su questo versante è giusta nel dibattito la posizione di contrarietà italiana praticamente unanime, guidata dal capo degli enologi Cotarella e dal ministro Patuanelli, ma in sede di Parlamento Europeo , se l’On.Paolo De Castro dice delle verità sul ruolo dei grandi produttori, altri come la leghista Luisa Regimenti dimostrano di credere che ci sia solo una manina della solita Ue di burocrati e contro l’Italia, omettendo di dire che tanto di strano c’è nel mondo del vino, in modo particolare nella regione leghista per eccellenza, Il Veneto; in ambito del Prosecco si benedice non da oggi il Vino senza alcol anche con la presenza in aziende in questo settore impegnate da parte del presidente Zaia, sempre pronto a difendere in ogni sede i business più spericolati delle major prosecchiste, altro che difesa della tradizione…….. ma andiamo con ordine, prima con le dichiarazioni di De Castro e Regimenti:
De Castro ( gruppo S&D) : “Indubbiamente, l’accordo potenziale è stato raggiunto, ma i grandi produttori la vedono come un’opportunità. L’esempio più calzante, emerso anche durante il trilogo, è quello dei Paesi Arabi. Non andiamo a togliere nulla a quanto già esiste, creando un’enorme possibilità in quei mercati che non consumano bevande alcoliche. Così come la birra analcolica si è creata un suo mercato, non escludo che il vino possa fare altrettanto. Su una cosa, però, voglio essere chiaro: chiamare vino una bevanda a base di succo d’uva dealcolato non ha oggettivamente ha nulla a che vedere con il vino. Dopodiché, per alcuni produttori può essere un’opportunità, ma da qui a definirlo vino ce ne passa”.
Regimenti ( Lega) :Dopo quello “senza uva” e quello zuccherato, ora spunta l’ipotesi di aggiungere acqua al posto dell’alcol. Non è questa la strada giusta da percorrere. Dall’Europa ci aspettiamo politiche innovative e di sviluppo, non certo iniziative che hanno il solo risultato di incoraggiare frodi e contraffazioni, creare confusione nei consumatori e danneggiare un’economia che, come quella italiana, vanta in questo e in altri settori tanti prodotti di eccellenza, come appunto il vino, apprezzati in tutto il mondo. Mi auguro che la proposta resti sulla carta e venga subito archiviata. Quel che è certo, invece, è che non mancherà il nostro impegno per difendere il made in Italy e l’intera filiera agroalimentare da simili storture”.
A noi è chiaro che le regioni italiane ed europee con grandi capacità produttive hanno la necessità di invadere ogni tipo di mercato mondiale, non lasciando troppi spazi ai produttori di vino extraeuropei soprattutto in mercati come quello arabo, fino a i palati..delicatissimi o chi insegue ogni moda salutista del nord Europa, contrastando, per altro, nel competitivo mercato del beverage, anche la versatilità della Birra e delle bevande extraeuropee.
Il tutto lo spiega benissimo il Gambero Rosso, in un articolo che abbiamo ritrovato in rete e risalente 2 anni fa proprio sul dibattito sul vino senza alcool e su ciò che accade in Veneto che sperimenta il vino per mercati “innovativi ” da tempo…. Non avendo noi paura di citare le ben fatte fonti sul tema lo riproponiamo nel link per un lettore attento e che non vuole far battute ma approfondire le tematiche attualissime sui gusti che cambiano da inseguire nel mondo ( che…non sono più i nostri del mondo occidentale…)
https://www.gamberorosso.it/notizie/vini-senza-alcol-rischio-o-opportunita/