Dom. Dic 22nd, 2024

Sono prodotte all’insegna della salute, a base dei genuini prodotti territoriali campani: tre squisite alternative a quella tradizionalmente  dedicata a San Giuseppe. Tutte realizzate all’insegna dei sapori e dei profumi della Primavera, da provare nel giorno della Festa del Papà, per ricordare antichi sapori e scoprire le migliori nuove declinazioni di un classico intramontabile del gusto partenopeo, apprezzato nel mondo. Con esse, il giovane e valente pasticciere nolano sostiene l’iniziativa charity di #InsiemeperilTerritorio, firmata dalla giornalista enogastronomica Teresa Lucianelli, dedicata all’infanzia dimenticata e agli “ultimi”

Il talentuoso pasticciere nolano Raffaele Caldarelli, accanto alla squisita “Zeppola di San Giuseppe”, antichissimo dolce creato in memoria del santo, che viene ricordato in tutto il 2021 dalla Chiesa, e celebrato il 19 marzo, giorno dedicato in suo onore anche alla Festa del Papà, presenta tre nuove golose varianti made in Campania.Sono alternative che profumano di primavera, con gli aromi caratteristici della stagione, e invitano all’assaggio, indirizzate al pubblico più esigente e create per stimolare e soddisfare i consumatori che cercano nuove declinazioni gustative, olfattive e cromatiche. 

Le tre proposte di eccellenza firmate dal giovane e affermato creatore di golosità, arrivano da Nola, territorio di eccellenti maestri dell’arte dolciaria, e si collocano accanto alla versione classica squisita creazione di origini millenarie, perfezionata dai napoletani in onore del Santo, nei secoli passati con crema e amarene.

Raffaele è esperto nella produzione di alta qualità, caratterizzata dall’uso d’ingredienti genuini provenienti dal feritile territorio campano, è tra le colonne della nota squadra solidale di #InsiemeperilTerritorio, rassegna itinerante di eventi d’eccellenza fondata dalla giornalista enogastronomica Teresa Lucianelli. 

Le sue nuove specialità sono caratterizzate da creme di spiccata gradevolezza, in tre irresistibili varianti: Chantilly e fragoline, pistacchio, cioccolato. 

Si presentano come valide alternative al caratteristico choux dedicato appunto a San Giuseppe, ricco di golosa crema pasticciera profumata alla vaniglia e limone. 

La base comune è costituita dalla classica pasta bignè, che sprigiona al palato note armoniose di uova fresche e burro finissimo. Si presentano tutte guarnite, come vuole la tradizione, da amarene sciroppate. Una spolverata d’impalpabile zucchero a velo completa questi irrinunciabili capolavori dolciari.

Venerdì e sabato, le squisite zeppole di Raffaele Caldarelli Pasticciere, in occasione della Festa di San Giuseppe, saranno distribuite ai piccoli orfani, senzatetto e vittime di gravi problematiche, alle famiglie indigenti e ai clochard nel Progetto AbitiAmo, italiani e stranieri della Campania, assistiti dai volontari della Parrocchia di San Gennaro al Vomero, guidata da Padre Massimo Ghezzi, nell’ambito dell’iniziativa benefica promossa anche quest’anno, da #InsiemeperilTerritorio, che proseguirà con le donazioni per la Santa Pasqua, sempre accura della squadra di #InsiemeperilTerritorio, guidata da Teresa Lucianelli. 

Il generoso pasticciere nolano ha anticipato che parteciperà anche alla mission Pasquale, assicurando le sue superlative colombe.

Nonostante la crisi che influisce purtroppo incisivamente anche sul suo settore, Raffaele ha comunque deciso di fare comunque dono, pure in questo periodo, delle sue rinomate e sane prelibatezze ai più bisognosi.

Il giovane e talentuoso pasticciere, da anni guida con passione la produzione artigianale delle Zeppole di San Giuseppe, specialità della tradizione campana a cui è difficile resistere.  

“Il segreto di una squisita zeppola è nell’utilizzo di ingredienti naturali, per la sua preparazione, che garantiscano gusti e sapori autentici, bandendo insaporitori, stabilizzanti, conservanti industriali. Personalmente preferisco adoperare prodotti tipici campani di eccellenza. Originariamente fritta, la vera zeppola di San Giuseppe è un guscio  di delicata pasta bignè dal gusto neutro, arricchito dalla doppia farcitura in crema: ovvero all’interno e all’esterno. La tradizionale con crema pasticcera, tra le massime espressioni della pasticceria campana, è la più apprezzata in tutta Italia. Ad essa, affianchiamo delle apprezzate varianti, all’insegna dei nostri migliori sapori caratteristici, apprezzati in tutti in mondo” afferma Raffaele Caldarelli, in merito alla prelibatezze nostrana della quale guida con impegno quotidiano la produzione d’eccellenza.

Ogni giorno il suo laboratorio sforna profumatissime zeppole che vengono consegnate a domicilio dei clienti con puntualità e sicurezza, garantendo un prodotto di certificata qualità, massima freschezza e assoluta genuinità, nel rispetto del gusto e della salute. 

Le origini della zeppola, secondo la leggenda più accreditata, di matrice cristiana, risalirebbero alla fuga in Egitto della Sacra Famiglia. San Giuseppe, per mantenere Maria e Gesù, avrebbe affiancato il mestiere di falegname con quello di friggitore e venditore ambulante di frittelle.

In opposizione, un’altra leggenda l’indica come discendente delle antiche frittelle romane, poi reinterpretate in chiave partenopea. A Roma, infatti, durante le celebrazioni delle Liberalia, organizzate il 17 marzo, in onore delle divinità del vino e del grano, si bevevano litri di vino e ambrosia accompagnati da frittelle di frumento, cotte nello strutto. Queste celebrazioni furono vietate dall’Imperatore Teodosio II, che proibì qualsiasi culto pagano, ma sarebbero state assimilate dal cattolicesimo che fissò, due giorni più tardi, la festa di San Giuseppe, anche festa del papà dal 1968.

La particolare forma sarebbe opera delle monache di San Basilio del Monastero di San Gregorio Armeno e risalirebbe al 1700 (secondo altri, delle suore dello Splendore e della Croce di Lucca o di antichi pasticcieri).  

Controversa è l’origine del termine. Potrebbe derivare dal latino serpula(m), per la forma di serpente attorcigliato su se stesso; oppure, dal napoletano zeppa, in latino cippus, piccolo fermo di legno che si utilizza per correggere i difetti nei mobili su misura, e somiglia per le ridotte misure alla quantità di pasta lievitata che, nell’olio bollente, si gonfia e cresce in cottura; ancora, dalla forma a ciambella della cymbala(m), imbarcazione fluviale dal fondo piatto e con l’estremità arrotondata; o da saeptula (saepio, cingere) genericamente oggetto di forma rotonda; infine, dal nome a Zi’ Paolo, indicato come il friggitore napoletano inventore della zeppola da strada, tra i migliori friggitori.

A Napoli, per devozione al Santo, si è sviluppata anticamente la figura dello “zeppolaro di strada”, antico mestiere, esistito fino a tempi recenti nei vicoli del centro storico. Accanto al banchetto posto davanti alla bottega, vendeva le zeppole appena fritte nell’olio bollente. 

Goethe, in visita nel capoluogo partenopeo alla fine del XVIII secolo, parla di questi artigiani del fritto: “Oggi era anche la festa di San Giuseppe, patrono di tutti i frittaroli cioè venditori di pasta fritta… Sulle soglie delle case, grandi padelle erano poste sui focolari improvvisati. Un garzone lavorava la pasta, un altro la manipolava e ne faceva ciambelle che gettava nell’olio bollente; un terzo, vicino alla padella, ritraeva con un piccolo spiedo, le ciambelle che man mano erano cotte e, con un altro spiedo, le passava a un quarto garzone che le offriva ai passanti… ”

La prima stesura della ricetta conosciuta, è del 1837, per quanto le zeppole esistessero  già sicuramente già da molti secoli.

Un dolce tipico, di grande appetibilità,  meravigliosamente unico e assolutamente meridionale, protagonista in tutto il suo splendore e nelle sue migliori espressioni, grazie all’arte di valenti pasticcieri e volenterose massaie che ne mantengono viva la tradizione, tutt’oggi sulle nostre tavole, dove anche stavolta, nonostante la zona rossa, non può mancare assolutamente. 

Di Carlo Scatozza

redattore di Campania Slow | Contatto Facebook: http://it-it.facebook.com/people/Carlo-Scatozza/1654720386

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