Quanti di voi guardando la straordinaria fiction ambientata a Napoli, Il Commissario Ricciardi, tratto dal romanzo di Maurizio De Giovanni si sono imbattuti nelle scene sul caffè dell’ epoca? Soprattutto a casa di un lavoratore come quella del poliziotto erano la regola i surrogati del caffè mentre al Bar Gambrinus, il caffè reale, per pochi e caro …c’era… Nell’Italia degli anni’30 il Caffè vero, chiamato “coloniale” ( perciò i negozi coloniali) era molto poco e vista la politica mussoliniana che cacciò l’Italia negli anni ’30 già in un clima autarchico essendo colpita dalle sanzioni della Società delle Nazioni, il surrogato era quello che la stragrande maggioranza dei cittadini poteva magramente concedersi …ma di cosa erano fatti ? I surrogati più importanti, dal punto di vista quantitativo erano di segale, orzo, fichi e la… cicoria, ma nonostante la propaganda di regime non pare che gli italiani ne uscissero pazzi….tanto che in una rivista specializzata si arrivò a scrivere che “Nonostante per la produzione di miscele succedanee del caffè (…) sia possibile utilizzare un’infinità di materie prime, queste sostanze, utilizzate singolarmente, non sarebbero in grado di soddisfare il palato esigente dei consumatori”.
Pare che il caffè di Cicoria venisse dall’alleato tedesco….con il Caffè Frank …surrogato di cicoria. Questi surrogati pare vengano ancora venduti in Germania, ovvio con lavorazione in grado da permettere oggi un gusto ben più ricco rispetto a quello di 90 anni fa, questo link ne è un esempio per chi vorrebbe provare…l’ebbrezza: