Sul web cominciano a vedersi i frutti delle creatività tutte campane lungo il periodo primaverile di lockdown proprio nel settore della ristorazione, abbiamo incontrato per un’intervista lo chef sammaritano Antonio De Francesco che con il collega irpino Giuseppe Picariello ha dato vita a Reciper.it
Antonio come nasce l’idea di Reciper e perchè ?
Questo progetto se pur nato pochi mesi fa nasce da un’idea mia e del mio socio Giuseppe Picariello, chef Avellinese, a cui sarò debitore a vita ed a cui devo attribuire il merito di aver fatto scattare in me la forte passione per la cucina. In realtà fino a 8 anni fa mi occupavo di comunicazione visiva.
Per me è più di un amico, è il mio mentore. Ad ogni modo; circa quattro anni fa, ci interrogavamo su quale fosse in quel momento il ruolo di uno chef al di la della sua presenza in cucina durante il servizio e condividevamo il valore immenso di questa figura anche fuori dalle mura stesse della cucina.
Parlammo per ore affrontando diverse tematiche incentrate anche sull’importanza che la cultura della tavola ha sul popolo italiano tanto da considerare la cucina (intesa come stanza) il centro delle nostre case; basta guardare quanti programmi che parlano di cucina troviamo in TV.
Ci chiedevamo cosa veramente potesse mancare ancora e come noi , nel nostro piccolo, potessimo dare un contributo ad un settore per cui viviamo, sudiamo, amiamo ed odiamo quando le cose non ci riescono come le immaginiamo, una professione che sentiamo dentro con una tale forza che ci fa stare anche 18/20 ore chiusi in cucina senza guardare una volta l’orologio. Ci rendemmo conto che se pur si parlasse tanto di cucina, si parlava ancora poco di prodotti.
Voglio essere pratico per farti capire.
A quei tempi, ma ancora oggi, quando andavi in un ristorante o una pizzeria una volta che iniziavi a sfogliare il menu ti rendevi conto che ogni pietanza aveva una descrizione di prodotti assurda.
ES: “Margherita : Passata di pomodoro Corbarino, fior di latte di Agerola DOP, Olio EVO realizzato grazie a molitura con pietra vulcanica del Vesuvio, Basilico raccolto da mio nonno nel 1948 e conservato in una grotta scavata nel Monte di Somma per conservarne le proprietà organolettiche.”
Vedi, io ora ci scherzo, ma è proprio da questo concetto, che forse viene interpretato come una moda, un modo per fare i fighi che io e Giuseppe abbiamo fondato le basi di Reciper.
Dietro questi nomi che sembrano fighi, dietro le certificazioni, i presidi o dietro ad ogni singolo semino che troviamo in un pomodorino del del piennolo ci sono storie fantastiche, ci sono persone che ogni giorno portano avanti aziende come se fossero gioielli, gente che rende l’Italia il fulcro del buon cibo a livello mondiale e ridurre tutto questo in due striminzite righe all’interno di un menù è la cosa più triste che avessimo potuto vedere. Volevamo che si parlasse più della storia che rende eccellente un prodotto che del prodotto stesso.
Se il prodotto è buono io me ne accorgo appena lo mangio, è diverso.
Ma come realmente è possibile realizzare un prodotto tanto buono?
Ecco è partito tutto da qui!
Pensammo di prendere un piccolo appartamento, trasformarlo in uno studio/cucina dove potevamo sperimentare le nostre ricette e raccontare le storie che c’erano dietro tutto ciò.La sera dopo il lavoro facevamo delle call su skype, ci messaggiavamo anche durante il lavoro e buttavamo giù appunti per realizzare questa “follia”. Non ti nascondo che spesso ci ripetevamo: “ Ma siamo sicuri che il pubblico ci ascolterà?”
Però gli avvenimenti non furono dalla nostra parte.
A me nacque mia figlia Giorgia ed all’epoca facevo il pasticciere di notte e di giorno mi occupavo del reparto catering dell’azienda per cui lavoravo mentre a lui venne affidato un’importante incarico come Chef per una nota a azienda che fa eventi di livello. Quindi stand-by.
Reciper è stato chiuso in un cassetto per ben quattro anni.
A Marzo poi durante il covid mi ritrovai a parlare con mio padre del più e del meno (lui si occupa di formazione e vendite nel settore finanziario ed oggi è il nostro responsabile commerciale) di come venire fuori dalla crisi che improvvisamente si era abbattuta sul mondo della ristorazione e del food in generale.
Qui è scattata la molla, anzi si è aperto il famoso cassetto.
Ho condiviso con lui tutti gli appunti messi insieme nel tempo, mi ha fatto qualche domanda e ci siamo salutati. Il giorno dopo mi telefonò e mi disse: Scrivete un Business Plan, è un’idea bellissima.
Così abbiamo deciso di rimodulare tutti inostri impegni lavorativi e dedicarci cuore ed anima al progetto Reciper.
In parole povere attraverso Reciper vogliamo raccontare la storia vera che c’è dietro la filiera, sensibilizzare i consumatori ad un acquisto consapevole dei prodotti, a limitare gli sprechi, a conoscere i territori e le storie di chi, quei territori, li vive attribuendo valore aggiunto attraverso la passione per il buon cibo. La nostra visione è proprio quella di partire dagli appassionati di cucina per arrivare sempre in più case.
Mi fermo adesso, sono talmente innamorato di questo progetto che potrei stare qui a parlare per giorni interi.
Con le ricette metti in comunicazione la gente a casa e il mondo ristorazione il tuo è un osservatorio privilegiato, come vivono queste categorie il rapporto con la cucina oggi?
Bella domanda, molto interessante.
Vedi, anche noi ci siamo interrogati su questo e devo dirti che siamo rimasti increduli.
La fuori ci sono tantissimi appassionati che forse solo per cause di forza maggiore non hanno potuto intraprendere carriere nel settore del food e lo fanno a livello amatoriale ma sono mossi da una passione così forte che ci ha letteralmente stupito.
Se ti facessi vedere la mia casella di posta di Facebook o la mia email vedresti quanti messaggi ricevo al giorno di persone che vogliono consigli sempre più tecnici, mi chiedono la differenza sostanziale tra le varietà di prodotti uguali, perché è meglio scegliere un datterino al posto di un pomodorino piccadilly ad esempio per realizzare un semplice spaghetto al pomodoro fresco, perché lo si deve tagliare in un certo modo per far si che venga rispettata la materia prima.
Chi è esperto lo sa, quando ne fai milioni in otto, nove, dieci anni impari a conoscere la materia ma un appassionato che magari ritaglia due ore del suo tempo per cucinare ai suoi cari vuole che quella pietanza sia speciale perché quelle persone le ama con tutto se stesso.
Non deve fare business, non ha da pagare gli stipendi, non ha bisogno che il suo piatto sia sempre uguale nel tempo, in pratica non ha un ristorate. Ha amore.
Ecco, oggi siamo in un periodo storico fondamentale per la ristorazione che ci porterà ad un cambiamento nel breve periodo inevitabile.
Gli appassionati saranno sempre di più, saranno sempre più esigenti.
Quindi uscire per andare a mangiare dovrà essere un’esperienza che li appaghi in pieno e se oggi un ristoratore si limita ancora alla descrizione blasonata del suo menù a mio avviso sbaglia tutto.
Abbiamo bisogno di raccontare, di raccontarci, dobbiamo uscire fuori dalle cucine anche solo per un attimo e guardare in sala chi c’è. Quelle persone ci stanno scegliendo, sono venuti in casa nostra, approfittiamo per instaurare un rapporto conviviale raccontando la nostra storia.
Alla fine la cucina è proprio questo, è convivialità.
Quali progetti ha Reciper a breve?
Guarda in realtà il progetto è molto ampio con una visione improntata più sul lungo termine che sul breve periodo.
Qui si potrebbe aprire un’altro capitolo lunghissimo.
Siamo al lavoro già da adesso per programmare una serie di eventi gratuiti per appassionati dove esprimere a pieno la nostra filosofia di cucina e di amore per il buon cibo. Ma questa è una cosa che richiederà tempo e tanto impegno.
Di sicuro però posso dirti che nel breve periodo i nostri obiettivi principali sono, in primis quello di fare rete con le aziende partner che ci sostengono per portare sulle tavole di tanti i loro prodotti attraverso il nostro shop www.recipershop.it ed in secondo luogo di raccontare sempre più la storia di queste persone a chi ci segue ora e a chi ci seguirà in futuro perché è proprio grazie a loro se l’Italia resta e resterà sempre il paese più bello del mondo.