Il Gran Caffè Le Cinque Terre è un bar di Caserta molto diverso dagli altri, qui l’attenzione ai prodotti genuini, non industriali e di valorizzazione delle produzioni locali e di piccoli produttori in genere è una missione quotidiana. Lo si vede nel cappuccino col Latte Nobile, con i succhi e le marmellate del Cilento, con il bando alle bevande gassate industriali ma è uno dei pochissimi posti in Campania in cui si può trovare Spuma, cole italiane, galvanina. Notevole anche la cultura del vino, di tutte e 5 le province campane ( appunto le 5 terre) e la filosofia seguita per gli imasti di rosticceria e pasticceria. A gestirlo Alessandro Capotorto e Antonella Ruggiero. Abbiamo voluto sentire Alessandro per avere idea di cosa vive un barista chiuso in questi giorni di Zona rossa, si usiamo il termine giusto, chiuso, poichè se per ristoratori e pizzerie, asporto e delivery sono comunque un’opzione, per un barista in tempi di smartworking degli uffici non lo sono.
Allora Alessandro, la giornata di barista “chiuso” per restrizioni Covid, come passa?
A dire il vero non siamo chiusi ma sarebbe preferibile esserlo. L’asporto e le consegne non producono un granché visto il periodo, ergo teniamo su la serranda per puro spirito di servizio e per accontentare i clienti affezionati. Dirò una cosa impopolare: Senza l’aiuto dello Stato, della Regione e del nostro istituto bancario, non saremmo qui a parlarne. Altresì siamo molto arrabbiati per la Cassa integrazione ferma con i pagamenti ad Aprile e questo è scandaloso!
Hai un Bar che offre prodotti non banali, di grande attenzione alle filiere territoriali di gran qualità, con questi fornitori come ti rapporti, si progetta il futuro?
Il Cinqueterre è un bar del Territorio e credimi siamo molto amareggiati perché con i nostri fornitori abituali siamo fermi da un pò. Sicuramente inizio anno riprenderemo i contatti. Essendo anche produttori, cerchiamo materie prime sempre più sostenibili e contiamo in futuro di lavorare con tutti i presidi Slow Food della Campania. È un progetto al quale teniamo moltissimo per la rosticceria, la pasticceria di qualità e la somministrazione in generale.
Come Bar di “destinazione” a Caserta, verso la riapertura natalizia cosa hai da proporre di nuovo?
È molto difficile proporre cose nuove, soprattutto se il cliente non è abituato a prodotti di diversa concezione. Sono già tre anni che abbiamo aperto e credici, è una lotta continua anche solo far capire che la Tassoni non è un prodotto ma un brand. Non appena i tempi saranno più sereni, porteremo avanti il discorso della pausa pranzo e un lavoro specifico con la mixologia del Territorio, altro progetto a noi molto caro. È già un miracolo se si potrà in tempi stretti ritornare alla tanto agognata normalità…