A Pochi giorni dalla Torzella Riccia, ecco un nuovo presidio Slow Food in Campania che ottiene il riconoscimento più prestigioso per il mondo della chiocciola, e come la Torzella anche il carciofo sannita e’ un PAT della Regione Campania, a testimonianza di come il riconoscimento PAT è sempre il primo passo per ulteriori riconoscimenti e denominazioni del prodotto.
A Pietrelcina, comune del Beneventano noto in tutto il mondo per aver dato i natali a Padre Pio, tra distese di grano e tabacco ha trovato il suo habitat ideale una particolare varietà di carciofo introdotta intorno al 1840 da un prefetto originario di Bari. Che cosa la rende unica? «Una tenerezza fuori dal comune, il sapore particolarmente delicato e il colore donatole da una singolare tipologia di lavorazione» afferma Giancarlo De Luca, fiduciario della Condotta Slow Food Benevento.
Di che si tratta? È presto spiegato: «Quando l’ortaggio comincia a germogliare, le foglie esterne vengono estirpate e depositate sulle infiorescenze ancora non mature. Questa pratica serve a limitare l’impatto dei raggi solari sul carciofo, in quanto andrebbero a compromettere la morbidezza e il colore caratteristici delle brattee, ovvero le foglie che proteggono il cuore del carciofo, che sono verdi con sfumature viola». Tutte le attività in campo sono svolte a mano: dal diserbo estivo alla scarducciatura autunnale, finendo poi con la raccolta. Quest’ultima, a seconda dell’andamento climatico delle singole annate, inizia all’incirca dalla prima metà di aprile e termina a fine maggio. I capolini – le cosiddette “teste” del carciofo – sono raccolti singolarmente e legati fra loro in fasci da quattro o otto con giunchi che ancora oggi si raccolgono lungo le sponde del vicino fiume Tammaro.
La superficie coltivata a carciofi nella provincia di Benevento si è sempre aggirata intorno ai 30 ettari, la metà dei quali nel solo comune di Pietrelcina. Negli ultimi anni, tuttavia, questa varietà ha subito un drastico ridimensionamento, venendole preferito il più produttivo carciofo romanesco. Per questa ragione è stata inclusa nella Banca Regionale del Germoplasma campano tra le varietà tradizionali in via d’estinzione.
«Il Presidio del carciofo di Pietrelcina – conclude De Luca – nasce con l’obiettivo di recuperare questa coltivazione ormai in via di abbandono soprattutto per la carenza di manodopera locale, cercando anche di dare vita a un’operazione comunitaria condivisa che consenta ai giovani di portare avanti il lavoro dei loro padri. Mantenere vivo questo prodotto, che rende conosciuta e apprezzata la nostra terra oltre i confini regionali, ha un valore inestimabile».