Dom. Dic 22nd, 2024

Ci sono luoghi che meritano un pellegrinaggio laico, per connettersi con la propria terra, per rifuggir da retropie che fanno male, imparando questo concetto proprio da un passato grande, in cui si spiega il nostro presente e vi è il seme per il futuro, non per tornare indietro come troppi scioccamente auspicano, ma declinando la fame di futuro che ci consegnano le figure più identitarie della Campania dei secoli passati. Tra queste icone della memoria, da conservare nel bagaglio per gli anni a venire, c’è senza dubbio, per le popolazioni della piana campana, la figura di Pulcinella, la maschera più famosa al mondo e avvolta dal mistero che aleggia in tutte le cose mirabili di Napoli e dintorni. Ogni campano dovrebbe saperne di più, non fermarsi al messaggio solo ludico e “moderno”, indagare la nascita, la missione, i contesti e coglierne il messaggio che lui ed i suoi interpreti hanno voluto consegnare alle genti che hanno abitato queste terre nei secoli. Il Museo di Pulcinella ad Acerra, luogo di nascita della maschera, nel restaurato e splendente Castello Baronale, aiuta a ritrovare questa tensione: identità, popolo, inclusione, civiltà dell’essere napoletani, che è ben altro che un drappo azzurro da sventolare su uno stadio pallonaro.

Non è un caso che il Museo di Pulcinella abbia visto la luce grazie all’impegno di chi fa cultura ad Acerra, come il Centro di Cultura Acerra Nostra, avvalendosi di narratori straordinari come Tommaso Esposito, medico, scrittore enogastronomico e già sindaco della città.

Museo di Pulcinella

Il Museo di Pulcinella va visto per calarsi appieno nella maschera identitaria della Campania, per coglierne il messaggio nelle varie fasi della storia napoletana. Nella prima sezione è narrata quella peculiare posizione del vasto comune di Acerra, dagli Oschi in poi centrale per agricoltura e strategie militari tra Terra di Lavoro, antica Liburia e la grande metropoli. In quella cultura contadina, di abbondanza e fatica, saperi ma anche  meschinità ed umiliazioni, veniva fuori la figura  di Puccio d’Aniello, contadino acerrano dalla faccia scurita dal sole, tirato fuori dalla genialità di Silvio Fiorillo, inventore delle più grandi maschere napoletane della commedia dell’arte del ‘600 Capitan Matamoros in primis, il soldato sbruffone che millantava imprese belliche mai compiute. Pulcinella cambierà d’abito nei secoli, giungendo all’aspetto da noi riconosciuto con Antonio Petito nell’800, suo gigantesco interprete, persino in teatri dedicati esclusivamente alla maschera, come il San Carlino. Pulcinella come legame di saggezza e sfottò tra istituzioni e popolo è stato visto in azione più volte: fu lui a sbeffeggiare Ferdinando  con il nome di “Re nasone”….e  l’incontro tra i due è raccontato in un memorabile film del 1959 “Ferdinando I, re di Napoli”, dove Peppino De Filippo è il re nasone, e Eduardo de Filippo Giancola, celebre attore del settecento che imperversava con la maschera.

Le  commedie pulcinellesche di Petito nell’800 sono la parte più corposa dell’eredità che ci ha lasciato, hanno disegnato parte dei vizi e delle virtù che hanno descritto i nostri conterranei nello storytelling a cavallo tra ‘800 e ‘900 e che rivive in stampe, sculture, giornali conservati al museo acerrano. Lungo le 12 sale espositive  su due piani, nella antica cucina del Castello, si snoda il percorso espositivo ; con archivio, biblioteca, videoteca, ci è svelata la parabola della maschera, con la storia del vestito, le origini, i temi strategici e realmente attuali del tempo, ovvero La Fame e i Maccheroni… il Pulcinella che testimonia e “lancia” l’uso della pasta per alimentarsi archiviando la fase medievale dei napoletani celebri mangiafoglia, con lui inizia a comunicare l’epopea della città mangiamaccheroni e forse lo fa quasi avendo  a cuore quella terra della sua Acerra, che da secoli sfamava la metropoli che cresceva sempre più. Si ripercorre il rapporto con il potere, dagli spagnoli ai Borboni, gli omaggi degli artisti che, nei teatri, fino al moderno cinema, con lui si sono confrontati, da Petito ad Eduardo de Filippo, da Massimo Ranieri a Massimo Troisi, perchè chi ha voluto esser grande nell’arte napoletana, da lui è dovuto passare. Omaggi conservati anche dal mondo della scultura e della pittura, dalla statua esterna di Gennaro D’Angelo, alla scultura di Lello Esposito, per non parlare del Pulcinella sui Presepi dell’ottocento napoletano, segno di una definitiva consacrazione per un popolo tutto, nonchè benedetta dalla religione, nel confronto tra lui e San Gennaro, spesso accoppiati nella favella popolare e nelle immagini degli artisti.

Tante le opere antiche e moderne, documenti originali, impalcature teatrali come il gabbiotto seicentesco, custoditi nel percorso museale che è possibile vivere anche con guide che narrano con il tematismo “O cunto e Policinella”, frizzi, lazzi, macchina indietro anche con la mimica della maschera, fino all’ epoca romana delle maschere atellane, con Maccus, ritenuto il progenitore del personaggio che, per la immensa carica che dimostra, l’enorme seguito popolare, esce dal novero delle maschere “minori “ del tempo per ispirare secoli e secoli di Napoli Capitale e della sua Terra di Lavoro, che dai domini del Conte di Acerra aveva uno dei suoi confini, Pulcinella diventa quindi re di ogni guarattella, di ogni teatro di marionette del regno, divertendo ma facendo pensare, livellando ceti, scalando corti.

Immenso il legame con l’agricoltura, Pulcinella nasce nella terra della Piana Campana, non nei porti della Città, porta in dote quella ricchezza tirata fuori col dolore e il sudore del lavoro di centinaia di migliaia di persone nei secoli, per questo il museo vede annesso anche il Museo del folklore e della civiltà contadina, oltre alla ricca biblioteca dedicata all’acerrano illustre Angelo Manna.

Castello Baronale Acerra

Voluto fortemente e diretto fino alla sua morte dal materano trapiantato ad Acerra, Eustacchio Paolicelli, continua adesso l’opera Tommaso Esposito e lo staff tutto al femminile dell’Associazione Acerra Nostra, supportati da sempre dalle amministrazioni di ogni colore. Acerra con il suo centro attorno al Castello Baronale e il castello stesso è una meta turistica della Campania, deve esserlo sempre di più per i Campani. In una estate in cui esploriamo le prossimità troppo spesso ignorate, farci un giro farà bene appena i lavori di sistemazione anche per la fruizione secondo disposizioni post covid saranno terminati.

Il Museo di Pulcinella del Folklore e della Civiltà Contadina è aperto dal lunedi al venerdi, dalle ore 9:30 alle ore 13:30.
Tutti i pomeriggi e sabato e domenica le visite sono solo per gruppi e su prenotazione. accedete all’area Offerta didattica > Prenotazioni > contatti SOCIAL

Di Carlo Scatozza

redattore di Campania Slow | Contatto Facebook: http://it-it.facebook.com/people/Carlo-Scatozza/1654720386

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.