Racconto di un pomeriggio nella campagna di San Felice di Pietravairano tra Lupini in fiore, grani antichi, legumi storici, salsicce piccanti.
L’alto casertano è la zona che più si identifica storicamente con la Campania Felix dell’agricoltura, ma in quest’area spiccano da secoli i terreni del vairanese, precisamente il territorio che da Mastrati di Ciorlano, al confine col Molise, a nord, scende verso Vairano Patenora, arrivando fino a Riardo e Calvi Risorta a sud, delimitato ad est ed ovest dal Massiccio del Matese e dal Vulcano di Roccamonfina, con l’ attraversamento del Volturno a confezionare condizioni uniche per le coltivazioni agricole. In questa “summa” di Terra di Lavoro. le aziende agricole narrano il passato di sacrifici e battaglie per l’emancipazione e la dignità, il presente di soddisfazioni ma anche di difficoltà di settori come quelli della zootecnia, il tutto con una costante, l’eccellenza della terra, che da secoli, in questa combinazione climatica, regala prodotti agricoli di grande abbondanza ma soprattutto con sapori difficili da replicare ovunque. Andando a trovare la Famiglia Del Sesto nella loro Masseria a località Castagneto in San Felice di Pietravairano si ha il senso di essere al centro della Terra di Lavoro agricola, con le coltivazioni di Lupino Gigante di Vairano e di ortaggi che “guardano” a sinistra il Vulcano e a destra il Matese, respirano il Fiume, testimoniano ogni stagione un notevole passato, con il Castello San Felice della località di appena un centinaio di abitanti, il borgo antico di Pietravairano appollaiato sul Monte Caievola di fronte e il Teatro Tempio su Monte San Nicola che spicca biancheggiando a Nord. Masseria del Sesto è oggi una delle 3 aziende che producono il Lupino Gigante di Vairano, presidio Slow Food, ma anche luogo di positiva sperimentazione di coltivazione di Grani Antichi, Zafferano, altri legumi rari come il Cece di Teano, dalla resa complicatissima e difficoltosa, dove solo la passione riesce a dominare la forza bruta delle erbe infestanti. Crescenzo, con la consorte Anna, ha rimodulato l’attività tradizionale degli avi che da 200 anni abitano e coltivano i luoghi e la masseria, costruita nel 1741, con antenati da sempre coloni ed arrivati, con le riforme agrarie postbelliche, ad acquisire le proprietà dei 17 ettari su cui si estende oggi l’azienda, sviluppata dagli anni ’70 dal signor Francesco, papà di Crescenzo e memoria vivente del sapere agricolo della zona, del passato di lavoro duro ma anche di grandi soddisfazioni economiche, fino ai problemi dei tempi recenti in cui si è fatto antieconomico l’allevamento di vacche da latte, fino a pochi anni fa storicamente presenti in Masseria. Un presente condotto con le sperimentazioni in agricoltura, in grado di arrivare nelle tavole della ristorazione di eccellenza d’Italia, con il lupino, che non ha nulla a che vedere con il prodotto transoceanico che si trova nei supermercati. Un legume fantastico, da sempre presente nella piana vairanese, capace di apportare proteine in alternativa a quelle animali, con 0 colesterolo e ricco di fibra ed omega3, un tesoro per le diete vegetariane. Un toccasana che vive anche nelle creazioni dei migliori pizzaioli gourmet della Campania. Vediamo le piante alte circa un metro e mezzo a fine fioritura, un baccello lungo e schiacciato simile a quello dei piselli ma ovviamente molto più grande, il Lupino Gigante viene seminato in autunno per fiorire appunto alla fine di maggio, inizio giugno, per essere poi raccolto a Luglio e da li iniziare la necessaria dissalazione in acqua.
Ma qui nuovi prodotti fanno sempre capolino, si continua nel dare una mano alla difficile coltivazione del Cece di Teano, ultimo arrivato tra i Presidi Slow Food, si prova a ripiantare il fagiolo Piattella di Calvi Risorta, si confida molto ed a ragione nella coltivazione del Grano Senatore Cappelli, ottenuto in rotazione agraria dei terreni del lupino, quindi, pure per questo, un sapore che unico anche tra le paste con questo tipo di grano da cui ormai, a prezzo giusto si ricavano tanti formati di pasta trafilata a bronzo da farina macinata a pietra, capaci di soddisfare la creatività di chef o le necessità di una dieta casalinga che non vuole rinunciare al gusto. Delle prime produzioni già ne parlammo qualche mese fa, ora constatiamo il successo e la differenziazione dei formati con magnifici spaghettoni quadrati, fusilloni, tubetti.
Mentre andavamo via, nella strada di collegamento tra la frazione San Felice e Pietravairano, con negli occhi la bellezza dei campi ( e delle Persone) abbiamo trovato un’altra azienda che meriterà importanti approfondimenti, ovvero Masseria delle Carni Rotondo: era troppo forte il ricordo, troppo sfumato ormai, e sempre troppo difficile da ritrovare, della salsiccia rossa piccante, sotto sugna, di Vairano. Entriamo nella Masseria che ha un punto vendita da capitale del salume tipico di qualità domandando appunto di lei. Trovata e degustata, nell’immancabile retrogusto leggermente piccante che dona alla foto l’immagine aranciata. Qui, oltre alla terra e all’ortofrutta, un’altra cosa estremamente seria è il maiale, nero o rosa che sia.
Riferimenti:
Masseria del Sesto
https://www.facebook.com/masseriadelsesto/
Masseria delle carni Rotondo
https://it-it.facebook.com/MASSERIADELLECARNIROTONDO/