La Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento partecipa alla campagna “La cultura non si ferma” con il video “Il museo è molto ciresco. Ciro e Pietraroja, la laguna dei dinosauri”(https://www.youtube.com/watch?v=_OF_Qi_Bq4Y&feature=youtu.be , pubblicato sul canale YouTube del Ministero per i beni e le attività culturali e per il Turismo.
Nel filmato, l’archeologo Simone Foresta racconta la storia e le caratteristiche di un cucciolo di dinosauro denominato “Ciro”, vissuto 113 milioni di anni fa, e scoperto nel 1980 a Pietraroja, un paesino sulle pendici dell’Appennino meridionale della catena del Matese in Campania. In questo territorio esisteva una piccola laguna le cui particolari condizioni ambientali e geologiche hanno permesso la conservazione di diverse specie di organismi marini e terrestri, costituite da pesci, crostacei, anfibi, rettili e alghe marine. Il rettile preistorico, unico esemplare di Scipionyx Samniticus, è stato trovato in modo casuale da Giovanni Todesco, appassionato di palentologia, all’interno di una lastra di roccia, dove era sdraiato sul fianco sinistro, con il capo lievemente inclinato. Il reperto era ricoperto da uno strato di sedimenti, grazie ai quali ha subito un processo di mineralizzazione molto rapido che ne ha conservati intatti i tessuti molli. Gli studiosi sono poi potuti risalire a quale fosse stato il suo ultimo pasto, composto da due pesci, di cui una piccola sardina, un piccolo rettile e una zampa di lucertola. L’analisi autoptica ha permesso invece di riconoscere nel fossile il primo esemplare di dinosauro carnivoro rinvenuto intatto in Italia. “Ciro” è dunque uno dei migliori resti di dinosauro conservati al mondo in Italia, oggi visibile nelle sale espositive dell’ex Convento di San Felice di Benevento.
In questo video, la Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento, così come quelli degli altri Istituti del Ministero, mostra non solo il patrimonio e ciò che è abitualmente accessibile al pubblico, ma anche il dietro le quinte dei beni culturali. Tutti i contributi vengono raccolti, oltre che sul canale YouTube del Mibact, nel data base complessivo consultabile sulla pagina La cultura non si ferma https://www.beniculturali.it/laculturanonsiferma, in continuo aggiornamento.
A Pietraroja c’è il Parco Geopaleontologico con annesso Museo Paleo Lab, cui è possibile entrare su prenotazione.
Pietraroja paese più piccolo della Provincia di Benevento e del Parco regionale del Matese, è anche patria di un pregiatissimo e raro prosciutto celebrato con una sagra a metà agosto :
Il prosciutto di Pietraroja è già presente nella collezione di stampe dell’archivio del Regno di Napoli, in cui il simbolo di questo piccolo paese del Beneventano rappresenta una donna con un prosciutto. Vi sono, inoltre testimonianze che nel 1776, il Duca di Laurenzana di Piedimonte commissionava una fornitura di “prigiotta” da Pietraroja. Gli antichi sistemi di lavorazione, il clima caratteristico e la finezza dell’aria di montagna, fanno di questo salume un prodotto unico dall’aroma delicato e inconfondibile. La lavorazione tipica del prosciutto, oggi Prodotto Agroalimentare Tradizionale riconosicuto dalla Regione Campania, inizia con una rifilatura a mano del coscio, la coscia fresca posteriore del suino, da cui si ottiene il prosciutto. La forma, il giorno dopo viene messa sul tradizionale timpano di legno, concavo e inclinato, dove viene salata e lasciata lì per circa 15-20 giorni. Passato questo periodo, una volta perduta buona parte della sierosità “salamona” e ripulito del sale residuo, il prosciutto viene collocato nella pressa, una sorta di torchio, dove viene schiacciato per quattro giorni e poi sospeso in un luogo fumoso per una settimana, per poi essere pressato ancora per quattro settimane e speziato con pepe nero e peperoncino.Di produzione molto ridotta: si producono poche centinaia di esemplari, per lo più destinate al consumo familiare