Le norme Inail su ristorazione e balneazione sono una grande presa in giro che i tecnici dell’Inail hanno riservato a milioni di operatori del food tra imprenditori, lavoratori, indotto legato all’agroalimentare. Sono una mazzata incredibile soprattutto all’economia del sud, sono l’insulto al settore, vanto del made in Italy. Le distanze folli uscite non sono sostenibili dall’impresa media, non sono volute dai clienti che diserteranno in massa se queste le regole. Un errore, anche delle associazioni aver fatto i flashmob per riapertura, peggio che andar di notte le balzane idee di Calabria e Alto Adige di aprire tutto fuori tempo. Se autorità sostengono che non si possa aprire vanno credute, devono sostenere le economie che non possono aprire con Cig dipendenti , sussidio a imprenditori per i mesi necessari. Ancora più demoralizzante il settore balneare, meglio saltare mesi inutili commercialmente per chi ha litorali in cui queste disposizioni sulla carta sono possibili …. e per i km di costa, pensiamo a larghe zone Cilento e Liguria, dove è impossibile visto la ristrettezza delle spiagge? E’stata poi fatta una ricerca su impatto ambientale amuchine, plexiglass, mascherine…sull’ecosistema dei litorali che da decessi si tenta sempre di più di liberare da cosmetici e sigarette? Velo pietoso sulla gestione delle norme per alberghi, se non si può dormire fuori si vietino, pagate lavoratori e imprenditori. Pare che le linee guida siano indicative, non cogenti, oggi o domani decisione politica decisiva governativa, speriamo che la Campania con il suo presidente possa avere margine per metterci mano in positivo, si avrebbe almeno sale in zucca per ripartire con giudizio.
Carlo Scatozza