Ho fatto queste seguenti considerazioni balzate alla mente ripensando alla mia partecipazione tra le testimonianze nel Corso Online sul Turismo Lento di Federica Weblearning della Federico II di Napoli , il cui lancio avrebbe dovuto occupare questa primavera …anteCovid…, quando invece oggi sappiamo tutti che il mondo del turismo in generale sarà quello più colpito nei prossimi mesi, fino a che non cesserà del tutto l’emergenza coronavirus, non solo in Italia, ma nella gran parte del mondo.
Insomma ora ci si prepara al massimo, come un sogno, a vacanze limitate, confinate probabilmente nel proprio ambito regionale o poco più, facendo i conti con stabilimenti balneari che sicuramente dovranno ridurre capienza, dove possibile, tenendo presente che parte importante della costa italiana, anche per erosioni, è ridotta al minimo. In pericolo, quindi, la possibilità di una piena fruizione per molte spiagge del Cilento, quasi tutte quelle della Costiera Amalfitana, paradossalmente migliori le condizioni del litorale domitio, dove la vastità degli spazi sembra essere un pregio non da poco in questa estate; peggio che andar di notte per le piscine, anche urbane, in cui difficilmente anche solo il dimezzamento della capienza potrebbe rendere utile l’apertura.
Secondo uno studio Touring Club “ Si affermerà la cosiddetta staycation, ovvero forme di viaggio concentrate prevalentemente in Italia e di breve-medio raggio o nei dintorni della residenza abituale” ( e ciò non spaventi gli operatori campani: tra Roma e Napoli abbiamo almeno 9 milioni di potenziali turisti che altrove difficilmente potranno andare se non nelle vicinanze NDR). Avverrà un Undertourism, che si contrapporrà necessariamente all’overtourism, ovvero un turismo che privilegerà l’Italia meno nota e affollata, le attività open air e il turismo lento; I viaggi individuali (di coppia e famiglia) ripartiranno più velocemente, soprattutto all’inizio, prima di quelli di gruppo per la probabile necessità di (o propensione a) mantenere forme di distanziamento sociale; Gli strumenti digitali – in assenza o a fronte di una limitazione dei contatti diretti – avranno una rilevanza ancora più decisiva del passato nella fase di ispirazione, di prenotazione e di ricerca di informazioni in loco; ma anche per una comunicazione originale, rassicurante, emozionale che il nostro Paese dovrà fare nel mondo; Sarà percepito importante viaggiare responsabilmente, ovvero evitare situazioni di grande affollamento, curare l’igiene personale, rispettare i luoghi in cui vivono i residenti (per consentire anche a loro di fruirne”.
Niente e nessuno potrà lontanamente salvare numeri e fatturato in questo maledetto 2020 e solo assistenza statale può alleviare il dramma occupazionale, ma quale turismo quindi può ripartire anche in Campania ?
Il turismo culturale avrà un contingentamento sugli ingressi a musei e parchi archeologici, quando potranno riaprire, facendo dimenticare le grandi file dei giorni di punta, tutto sarà controllato dal pubblico e con strumenti digitali di prenotazione sempre più necessaria, ergo senza prenotazione non posso proprio presentarmi, ma questa regola dovrà valere anche in tante attività gestite da piccole aziende, agenzie che sapranno reinventare i concetti di outgoing ed incoming, associazioni, che non per forza debbono rassegnarsi ad una stagione col segno 0.
Non ci saranno i grandi numeri ma di certo qualche numero lo si potrà fare. A mio avviso il turismo lento ed outdoor può avere una importanza rilevante, soprattutto per i piccoli borghi o può essere la leva per differenziare e completare l’offerta di alcune località balneari e culturali in tempi normali prese d’assalto da settentrionali e stranieri. Anche le prime strategie che si intravedono al Mibact vanno in questa direzione.
Pensiamo al trekking sul Sentiero degli Dei o sul Vesuvio o ad alcuni itinerari cicloturistici del Cilento, per non parlare dell’offerta da costruire nella montagna meridionale meno nota, come il Parco del Matese, Il Parco del Partenio , di Roccamonfina o del Taburno, un’ offerta però da costruire o attualizzare, non anarchica e preda di chiunque, ma con accessi a sentieri e percorsi contingentati, con guardie ambientali e guide molto presenti, con tariffe trasparenti e non esose, magari sostenute da voucher pubblici, che possano consentire fruizioni a minigruppi, 5-10 persone per volta; gli spazi e i luoghi possono offrire distanziamento e camminate di ogni intensità per molti gruppi durante ogni giorno, ma è ovvio che tutto questo va organizzato e sorvegliato, con la collaborazione delle strutture ricettive; quindi largo al protagonismo di B&B, aziende agrituristiche ,affittacamere, campeggi dove è possibile sostare da soli o con tenda di famiglia in grado di ricevere il singolo gruppetto.
Riuscire a fare questo ogni giorno, in ordine e con costanza, per tre mesi, può significare scavallare la difficile stagione per molte piccole aziende ed associazioni, offrire ad una popolazione di centinaia di migliaia di potenziali turisti, un giorno od una settimana di relax e contatto in modo nuovo con le bellezze naturalistiche della propria regione o di quella vicina, significa popolare quei piccoli borghi e musei di paese troppo spesso vuoti o riempiti solo in occasione di una sagra che…. in questi mesi non sarà possibile svolgere.
Le Proloco, gli enti parco, i comuni, sono quindi davanti alla sfida di saper organizzare piccoli ma continui flussi dalla tarda primavera ad inizio autunno in continuità, addirittura, con l’optimum di offrire servizi e organizzazione dell’incoming anche a viaggiatori solitari, in bici o a piedi lungo ciclovie e cammini, pensiamo alla Francigena tra alto casertano e Sannio o ai percorsi della Transumanza in Irpinia.
Anche il turismo enogastronomico potrà seguire la stessa logica: digitalizziamo offerte per un turismo di prossimità di un giorno o due giorni, con scuole di cucina, laboratori sui lavori agricoli, escursioni, per max 5-7 persone, per diversi giorni a settimana, non più solo la domenica per 50 persone; I visitatori si abitueranno a vivere queste mete non solo la domenica e nei giorni comandati; persino l’enoturismo può sopravvivere o, nella nostra realtà, davvero trovare la sua consacrazione: al bando iniziative come Cantine Aperte che in un giorno solo ci riempivano l’azienda? Ovvio, ma allora facciamo un’agenda mensile con aperture e disponibilità alla visita, arriveremo persino a poter “scegliere” il visitatore, coinvolgiamo anche risorse esterne, come un personal sommelier per i minigruppi, costruiamo esperienze innovative, senza contare che questo ci porta anche una piccola ma essenziale vendita di bottiglie direttamente in azienda ed una felice fidelizzazione con il visitatore-cliente, è poco? Sia chiaro, l’alternativa è chiudere con l’enoturismo, non fare nulla, disperarsi, maledire tutti e tutto e quel ristoratore che non riesce a vendere e pagare come prima… . Non altro.
Se si è in una destinazione sul mare, una gita esclusiva da proporre puo’ essere l’ittiturismo, esperienza da incrementare, adattissima a microgruppi, magari per una clientela che potrà spendere qualcosa in più ma che per un anno dovrà saltare mete esotiche, stesso target per il chartering di prossimità di barche di ogni dimensione per una giornata o per settimane.
Sul turismo da riorganizzare sono già al lavoro in Trentino in piena pandemia, in queste settimane, e possono essere replicate anche noi: leggiamo dall’amministratore dell’Apt Val di Non: “Un ospite può scoprire competenze trasversali e passione, un paesaggio unico e la possibilità di entrare in contatto con l’anima dell’agricoltura. Abbiamo pronto un nuovo progetto, che appena possibile sarà lanciato. Si riscoprono le vie di collegamento per portare l’acqua ai campi: camminate panoramiche e semplici che si aprono sulla valle”. Ci si deve reinventare e l’escursionismo che ruota intorno a gioielli come il lago di Tovel o il santuario di S. Romedio saranno i nostri valori aggiunti. Un modello vincente anche per le vacanze di solo un giorno, a favore dei ristoratori, altro settore gravemente colpito dalla crisi. Nel “post emergenza” e in attesa del vaccino, il ritorno dei turisti difficilmente sarà verso grandi assembramenti di persone, quanto più probabilmente verso zone più defilate e un’offerta in termini di posti letto più circoscritta, come la val di Non che ormai da qualche anno ha imboccato questa strada: un ambito che propone un turismo più lento e più nicchia per certi versi, ma non per questo meno autentico rispetto a altre località nostrane”.
Insomma, potremmo riuscire a mettere una toppa a ciò che di solito c’è stato, fosse la sagra o il concerto, o l’incoming del grande turismo estero, con lo Slow Tourism di prossimità, un turismo esperienziale, contrapposto al turismo di massa, dove ciò che conta non è la destinazione, se è conosciuta o meno, ma vivere un’esperienza rendendosi protagonista della propria vacanza, legata maggiormente alla salvaguardia dell’ambiente, della cultura e delle tradizioni, quindi più vicino al turismo sostenibile e responsabile.
Sappiamo che il numero maggiore di spostamenti, ancora di più che nel passato avverrà purtroppo con l’auto propria, vincerà quindi chi istituisce anche parcheggi a tempo ma non da…..mutuo…. visti i numeri ridotti e chi saprà organizzare itinerari per camminare all’aria aperta, allontanarsi dalle città, dopo la lunga quarantena e la tristezza della povertà di esperienze possibili, occasione per le comunità che aiutano a rivedere i nostri modelli di socialità e convivialità, magari a ritmi più lenti, naturali e sani, che sono le migliori risposte, per reagire in maniera creativa ed attiva alla crisi generata dal Covid-19.
Per tutto questo è necessaria la pronta regia del pubblico, a cominciare da comuni e Parchi, supportata anche dalla rimodulazione di finanziamenti in corso in Campania come i POC, i voucher incoming, i budget inutilizzati per le fiere, far funzionare davvero itinerari regionali partendo da “I percorsi dell’anima”, rimodulare ma incentivare ancor di più i treni storici; sarà questo il tempo della flessibilità e del coraggio di imprenditori ed associazioni, sarà il tempo di chi li affianca con competenza e non del cugino “bravo”, coinvolgere proprio esperienze come quelle messe in campo sul tema dalla Federico II. Se ci sarà tutto questo, in qualche borgo delle aree interne della Campania il saldo potrà persino essere positivo rispetto allo scorso anno.
Carlo Scatozza
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