Anche quest’anno il comitato festeggiamenti San Vito Martire e Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù organizza la IX edizione della “Pizza Figliata al Borgo” nei giorni sabato 7 e domenica 8 dicembre 2019 in Via Castelluccio, frazione Partignano di Pignataro Maggiore (Ce). Laboratorio della tradizionale Pizza Figliata con preparazione e assaggi.
In collaborazione con “Comitato Carnevalando”, “ASD Atletico Nuovo Pignataro” e “Museo della civiltà contadina e artigiana”. Tutta l’area calena aspetta la pizza figliata, un’area che che comprende i comuni di Pignataro Maggiore, Camigliano, Vitulazio , Pastorano tra Capua e Calvi Risorta dove, da tempo immemore, le massaie del posto sono le protagoniste di uno straordinario rotolo di sfoglia fatta di farina,vino bianco, zucchero,uova e cosparsa di miele, farcita con miele, zucchero, noci, con varianti più moderne che vedono l’aggiunta di mandorle e gocce di cioccolato. Il “serpentone” va mangiato il giorno dopo, per far amalgamare il tutto. Di ancestrale tradizione preromana, forse di derivazione etrusca, la pizza figliata deve il nome probabilmente alla tradizione di piantare alberi di noce alla nascita di figli di sesso femminile o oppure alla lunga preparazione, se non ad una storpiatura di “fogliata” ad indicare le sfoglie del rotolo.La Pizza Figliata dall’autunno, grazie alla scognatura del noce, ovvero la raccolta delle noci, ci accompagna fino a Natale, periodo nel quale non deve mancare nelle case dei borghi caleni. Spesso viene guarnita all’esterno con canditi e palline di zucchero colorato. Un dolce figlio della natura, con il miele come elemento essenziale oltre alla noce, che riporta indietro il tempo a tavola, regalando croccantezza, delicatezza e naturale dolcezza. E’ indicata come “pizza” anche se poco ha a che fare con il celebre piatto poichè l’uso linguistico dell’alto casertano è quello di attribuire il nome pizza anche a diversi dolci fatti con pasta e sfoglia. Si conserva per diversi mesi ( se si riesce a resistere alla tentazione) e quindi in grado di campeggiare sulle tavole fino alla Pasqua.
Carlo Scatozza