La cultura, la festa di Bacco nelle Gnostre, le degustazioni dei vini , la vicenda mozzarella di latte vaccino, la ruralità da vivere in modalità slow a Noci, Alberobello, Locorotondo
Vivere una Puglia che non è solo mare d’estate, ma costruire un’esperienza tra enogastronomia d’eccellenza e turismo naturalistico è possibile nella Valle d’Itria, nell’altopiano meridionale delle Murge, a cavallo ( a proposito l’ equino qui è una cosa seria!) tra Noci, Locorotondo, Alberobello e Martina Franca, tra tre province, Bari, Bat e Taranto, in un paesaggio punteggiato da tipiche masserie e muretti a secco che si ergono sul rosso terreno caratteristico di questa depressione carsica aprendo uno scenario unico in Italia. Ci siamo stati grazie a #SanMartinointours, Bacco in Valle d’Itria, organizzato da Regione Puglia e Comune di Noci con il Por Puglia Fesr-Fse 2014-2020, sul riposizionamento competitivo delle destinazioni turistiche, in occasione di una delle massime feste del food&wine autunnale pugliese, Bacco nelle Gnostre, che ha animato nel weekend di San Martino, i caratteristici vicoli e le Gnostre ( tipiche vinelle a corte) del centro storico della cittadina pugliese; decine di migliaia di persone tra stand di artigianato e enogastronomici con tanta musica popolare capace di coinvolgere il pubblico di ogni età ( no cantante con palcone!).
Il #WeareinPuglia è palese nel bianco caratteristico di questo angolo di Murgia è il tratto dominante del centro abitato percorso anche da un Parco letterario, Formiche di Puglia, che istoria le strade. Accompagnati da Puglia Trek&Food, associazione di escursionismo naturalistico e dalla grande professionalità delle delegazioni di Ais Puglia, caratterizzata da una grande partecipazione femminile, abbiamo potuto visitare le destinazioni sempre più meta di nuove fruizioni turistiche, in cui il binario dell’agroalimentare e del vino trascina un visitatore curioso attraverso beni culturali ed esperienze di raro pregio: L’Oasi di Barsento è un paradiso per il trekking con dolci declivi, ma anche un luogo di identitaria memoria storica nel territorio rurale di Noci grazie alla Chiesa di Santa Maria di Barsento, di archittettura romanico rupestre, meta di pellegrinaggi si dal VII sec come attesta il protiro all’ingresso,mentre all’interno i ben tenuti affreschi testimoniano inequivocabilmente la dominazione bizantina. A Noci gli appuntamenti a Tavola sono molteplici ed aprono il mondo, in maniera didattica, sulla tradizione pugliese che qui vive non solo di mare, ma offre il top dell’agroalimentare e dell’allevamento di qualità . Dall’Osteria Montegrappa, dove la strascinata è un must irrinunciabile, all’Antica Locanda di Pasquale Fatalino, chiocciola Slow Food dove si possono trovare anche piatti del percorso lavorativo dello chef, come il tortello ripieno di Cacioricotta pugliese e guanciale, reminiscenza della esperienza padana di Pasquale, interpretata con gli ingredienti della sua terra. Di grande suggestione l’incontro con i lampascioni e la sorpresa, a Novembre, di avere ancora fichi d’india freschi, frutto del sole delle Murge.
Andar per Masserie è la cosa più bella che si possa fare in questo territorio, e capita la fortuna di assistere, come ci è capitato presso “Agli Antichi Trulli”, alla lavorazione dei latticini o alla preparazione delle orecchiette fatte in casa, con le cime di rapa appena colte e insaporite al piatto con il pane raffermo che si avvale dell’acciuga. Luoghi anche ideali per dormire, nei caratteristici trulli che vengono adattati ad ospitare turisti in ogni mese dell’anno. Notevole la possibilità di celebrare cerimonie come a Masseria Mansueto o Masseria Albanese . Il trullo è ovviamente caratteristica essenziale e distintiva di questa terra, e si commette un errore a pensare che si possano trovare solo ad Alberobello, ovvio nel borgo si vive immersi in una bianca architettura dove il trullo occupa quasi interamente il paese più noto della Val d’Itria, ma sono disseminati anche in tutti i luoghi dell’agro nocese, sia come abitazioni di un tempo, ma anche nelle strade rurali come ricovero per contadini e pastori.
L’allevamento è un comparto forte e che vale la pena di visitare, ad esempio nell’azienda di Pietro Laterza, presidente Coldiretti Puglia, allevatore di vacche razza Bruna, che danno il prezioso latte vaccino per la neo dop Mozzarella di latte vaccino di Gioia del Colle, in cui questa zona è compresa. A questo punto con Pietro capiamo anche, da campani che hanno vissuto all’inizio un pò male che ci potesse essere un’altra Dop col nome mozzarella, che si tratta di due prodotti molto diversi, in un mercato in cui Mozzarella di Bufala Campana dop non ha nulla da temere; la dop Gioia del Colle lavora solo latte vaccino ovviamente; il prodotto, seppur nel novero delle paste filate e mozzate, è diverso anche per le pezzature, difficile confondere il consumatore, anche quello straniero a nostro avviso. Inoltre la Dop interviene positivamente anche per evitare che troppi utilizzino latte non locale per confezionare i latticini, inflazionando un mercato che ha bisogno di selezionare una indubbia qualità.
La capacità di lavorare in caseificio la scopriamo da Deliziosa, il grande player dei latticini pugliesi, noto per il claim un sapore che ti Puglia, è l’emblema di una grande azienda con spirito ancora artigianale, capace di portare la burrata anche sui mercati europei e di rifornire, per questo prodotto davvero ottimo ed “esclusivo” anche grossi marchi come Granarolo e Galbani. Ma Deliziosa è anche pluripremiata con i Cheese Awards ed è una delle capitali del Caciocavallo Silano Dop, di grande genialità, in questo settore, il Trullocchio, caciocavallo con packaging a forma di Trullo.
Ma Valle d’Itria è anche turismo slow con totale immersione nella natura, supportati da guide di ottima capacità e passione, come Puglia Trek&Food per il trekking e EBikeTourAlberobello per cicloturismo ed Emtbike, con servizi di guida e noleggio, una buona soluzione che fa declinare a tanti il #Wehostsinpuglia in maniera sostenibile. Dolci d’autore pure si trovano come nel Bar Commercio di Noci, famoso per la Tetta delle Monache. Merita sempre una visita il bianchissimo centro storico di Locorotondo, che dà anche il nome alla Dop locale del bianco ( anche nel vino..) comprendente Verdeca, Bianco d’Alessano, Fiano, capaci di offrire sia etichette di pronta beva che interessanti bollicine e bianchi armonici di buona persistenza.
Ma proprio un capitolo a parte merita il vino:
Ricchissima la Masterclass sui vini pugliesi guidata presso la Pro Loco di Noci dal delegato Ais locale e dalla presidentessa regionale delle Donne del Vino Marianna Cardone, proprietaria di una azienda specializzata nella spumantizzazione grazie al successo del suo “Prosit”; 14 i vini in degustazione, dai bianchi di Verdeca e Minutolo di Vetrere ai rosati che stanno mietendo successi a iosa sui mercati, grazie anche all’investimento in promozione fatto dalla Regione Puglia, tra le etichette il Girofle di Garofano ed il rosato di Susumaniello prodotto dalla nocese Tretomoli, abbiamo potuto conoscere le evoluzioni del Cacc’e Mmitte di Lucera doc a cura di Cantine La Marchesa e poi spazio ai grandi rossi di Primitivo di Manduria Doc e del Negroamaro da parte dei big players dell’enologia pugliese, Garofano e Paolo Leo su tutti.
Enoturismo è la parola d’ordine per le cantine pugliesi, un settore che, nelle parole di Marianna Cardone, è trainato dal turismo straniero, statunitense in modo particolare; nei vigneti visitati abbiamo potuto constatare la suggestione delle coltivazioni lungo l’arcaico Canale di Pirro e con le vigne immerse nella terra rossa capace di oggi di fornire grande qualità alla produzione vitivinicola di una regione che si è messa alle spalle definitivamente il luogo comune di essere capace solo di vino da taglio per le produzioni nazionali più disparate, una regione ora in cui l’obiettivo qualità viene perseguito da una nuova generazione di enologi e di winemkers che si pongono all’avanguardia del movimento nazionale del vino, supportati da un buon associazionismo come dimostrato dal radicamento di Ais Puglia.
Storia dell’enologia pugliese trasuda Cantine Barsento, 40 anni di valorizzazione degli autoctoni di Puglia, in una cantina scavata a 13 metri di profondità; dovunque ci sono annate anche degli esordi, noi abbiamo apprezzato il bianco Pandaro, il rosato Magilda, il primitivo dolce Malicchia Mapicchia ( nome simpaticissimo opera di uno studioso di storia locale) ma soprattutto il sontuoso Ladislao, Negroamaro intensissimo, denso di tabacco e ciliege mature, le cui verticali potrebbero svelare aromi in continuo mutamento con l’invecchiamento. Nell’abbinamento a tavola con i buoni fritti della pizzeria Sforno di Noci abbiamo invece degustato Ametista, rosato da primitivo di Cantine di Gioia , un rosa cerasuolo chiaro che si configura come tra i migliori rosati degustati in assoluto. Nel Rosso Primitivo di Gioia del Colle in purezza assume toni imperiali il Polvanera 21 Puglia Igt e Violante Nero di Troia Castel del Monte con la tagliata di carne bovina di ABraciami nel centro di Noci. Il top dei giorni pugliesi sono raggiunti con Dunico 2016, Primitivo di Manduria Dop Sabbia di Felline, produttore di Manduria, le cui vigne sono impiantate a ridosso delle dune sabbiose, qui, l’Unico, tra le Dune, dona grande imponenza tra sentori di fico, mandorle, tabacco, ideale con le portate importanti della carne pugliese ma deciso anche con la succulenza delle tradizionali bombette. Altro notevole primitivo di Manduria baciato dal sole è Chiodi di Garofano ( anche qui enologo Bruno Garofano) di Antico Palmento.
Una Puglia allegra e consapevole dei propri mezzi turistici ed enogastronomici si è presentata a Noci, tra quelle Gnostre custodi di tradizioni antiche ma anche con una capacità di organizzare ed imprendere che la proietta nel futuro.
Carlo Scatozza