Ogni volta che scandagliamo gli abissi dell’Italian Sounding in giro per il mondo rimaniamo a bocca aperta per scoprire fino a che livello giunge una industria alimentare senza scrupoli in molti paesi, spesso avallata da governi compiacenti che di tutela delle denominazioni europee non ne vogliono sapere o hanno una tutela del marchio che stranamente non vale mai per l’agroalimentare di qualità.
Oltre gli Usa, uno dei paesi che si fa largo nella contraffazione di tipicità italiane che attirano il mercato è la Russia, incoraggiata anche dall’embargo messo da Putin su parte importante dell’agroalimentare Ue, in risposta alle sanzioni del Mondo occidentale. Si vede, quindi, un proliferare di produzioni di dubbia qualità ma anche una importazione di pessimi costumi ed abitudini dal mondo anglosassone, come l’utilizzo a tavola di preparati ammazza salute tipo le famigerate salse Dolmio, che dopo aver distrutto gli stomaci di milioni di persone che credevano di mangiare il vero sugo alla bolognese, da New York a Sidney, approda con successo anche negli scaffali di tutte le Russie, persino nella lontana Siberia, dove anche al gelo ci si può “deliziare” con una sostanza viscida e zuccherosa di rosso acceso contrabbandata come tipico bolognese. Al link il rivoltante spot australiano… https://www.youtube.com/watch?v=0GtrALGLbhI
Nel gettonatissimo e tradottissimo spot sotto forma di animazione con pupazzi, è protagonista una famiglia “italiana”, con il nonno e la nonna, una coppia giovane e i loro bambini, in una grande casa circondata da campagna e che ad ogni parola hanno come intercalare Mamma Mia! E davvero mamma mia che cosa orribile aggiungiamo, con una salsa dolciastra zeppa di grassi cui persino il produttore, la multinazionale Mars, consiglia l’uso non più di una volta a settimana… un alimento ideale insomma per diffondere diabete e pesantezze intestinali dove il pomodoro italiano o almeno europeo…è chimera per far largo a produzioni di infimo ordine. Oltre all’affronto globale al ragù e alla bolognese ce n’è per tutta Italia: così via al prosecco della Crimea o la robiola Unagrande, e come questi tanti altri prodotti. Russkiy Parmesan, Mortadella Milano, Salame Italia, Insalata “Buona Italia”, Mozzarella e Ricotta. Si registra un grosso incremento, infatti, per gli allevamenti bufalini lungo la steppa o giù di li, ma col nome italiano tradotto… Esperienza da incubo non solo a Mosca ma persino negli angoli più remoti anche nelle città maggiori della Siberia come Novosibirsk, dove impazzano pure li anche i ristoranti dal nome “Piccolino” ovviamente gestiti da Kazaki che di italiano non hanno mai importato nulla, sanzioni o non sanzioni.
Carlo Scatozza