L’Associazione Verace Pizza Napoletana cambia il disciplinare per la realizzazione della pizza. Il maestro pizzaiolo Giuseppe Vesi plaude all’iniziativa, che apre ad alcuni concetti che ha sempre sostenuto e che si rifanno alla procedura così come veniva eseguita nella ricetta originale del ‘700, quando è nata la pizza. Allora tra le altre cose, prima di subire le imposizioni del mercato la farina utilizzata era proprio la tipo 1, macinata a pietra. Tra i punti di contatto, del nuovo disciplinare, infatti, l’introduzione in percentuale di quel tipo di farina, maggiori indicazioni sulla quantità di lievito di birra fresco da utilizzare e l’introduzione di precise informazioni per quanto riguarda quelle del lievito madre naturale, e, inoltre, l’ammissione del lievito di birra secco, purché senza additivi, zuccheri o miglioratori alimentari aggiunti e i processi di lievitazione e maturazione dell’impasto meglio approfonditi per ottenere un prodotto digeribile, fragrante, dal gusto intenso e unico. Le farine di tipo 1 sono ricche di fibre e sali minerali e rispondono perfettamente alla richiesta del mercato di un’alimentazione sana e caratterizzata da un alto valore nutrizionale. Questo tipo di farine sono anche sinonimo di maggiore gusto, attenzione alla salute e lavorabilità. “Da qualche tempo noto – conclude Vesi – che anche storici mulini hanno messo in produzione farine integrali o semintegrali, e ciò rappresenta un dato inconfutabile, che premia chi ha introdotto per primo questi concetti”.