Esiste anche un Matese meno noto che regala percorsi e sapori unici, è il caso di Valle Agricola, centro di poco più di 800 abitanti nella parte sud occidentale del massiccio, con unica strada asfaltata che lo collega al mondo raggiungendo Ailano. Ci si arriva dopo 12 km di salita, per approdare a 700 mt, a un tiro di schioppo dal confine molisano.
Splendida natura, anche ben curata, punto di partenza per alcuni trekking che vedono sentieri storici da conoscere maggiormente colleganti il borgo con Letino e le grotte di Cauto o con San Gregorio Matese, attraverso alcune valli tra le più belle della montagna matesina come quella verso Camporuccio, dove, oltre ai funghi, cresce particolarmente rigoglioso l’origano selvatico di Valle Agricola; Conviene la visita soprattutto nel mese di Agosto, dove i valligiani organizzano molti eventi per ospitare al meglio i tanti concittadini emigrati soprattutto all’ estero decenni fa; un legame che il tempo non spezza e quindi non è raro imbattersi per le viuzze del borgo e sentir parlare inglese o tedesco. Un borgo che, rispetto anche ad altre comunità del Matese, ha dovuto spesso fare i conti con l’isolamento, tagliato fuori dalla pluralità e comodità di strade che uniscono gli altri paesi, dove la distanza con la pianura diventa necessità di organizzare la vita, ma non per questo Valle Agricola è un paese che vive lo spopolamento come abbandono e chiusura, infatti il legame con l’emigrazione permette non solo scambi e arricchimenti ma anche di esaltare la capacità di saper fare di chi vive e lavora per gran parte dell’anno fuori che si sposa con chi il paese lo vive quotidianamente, anche per organizzare eventi di riflessione come quello svoltosi il 10 ed 11 Agosto “ Un paese ci Vuole” a cura di Riscopriamo Valle i cui animatori erano proprio ragazze e ragazzi in gamba che spesso vivono non tutto l’anno a Valle Agricola ma che lì decidono di combattere lo spopolamento e lavorare per un futuro del paese, un luogo in cui nessuno è straniero, che a nostro avviso è sicuramente anche turistico, almeno d’estate. Necessario incominciare, però, a costruire quella mini ricettività che in altri paesi simili crea sviluppo e potenzialità stanziali per turisti e visitatori amanti di un turismo sostenibile fatto di escursioni e buon cibo. Infatti , all’ombra della bella e restaurata Torre di Pandone,(segno di un borgo pienamente protagonista, seppur come località di avvistamento e passaggio, nell’epoca longobarda dell’ incastellamento medievale sannita che caratterizza Molise e Matese campano) è possibile gustare alcune specialità certamente simili al resto del Matese campano e molisano ma con una propria singolarità. È il caso della Lenticchia di Valle Agricola, Presidio Slow Food ma decisamente introvabile; ne parliamo in loco con Franco D’Amico, protagonista e valorizzatore della scoperta culinaria con il progetto delle comunità del cibo, ma con il cruccio di non aver trovato contadini del posto disposti a coltivare più ettari del prezioso legume, piccolo, saporoso, caratteristico delle difficoltà colturali che la montagna ha, che abbiamo avuto la fortuna di apprezzare nel piatto Patane e lenticchie durante l’evento di cui sopra ; la lenticchia è una coltivazione oggi totalmente familiare, dove ogni nucleo fa tre o quattro …bottiglie.. per il proprio fabbisogno, viste anche le difficoltà di un’agricoltura quasi eroica e con appezzamenti molto piccoli che non incentivano alla coltivazione commerciale. Pregevoli anche le cipolle, oltre ad avere il genoma alifano, alcuni qui piantano nell’ orto anche una variante “tropea” molto deliziosa.Dedicandoci, invece, alle cose acquistabili non può mancare una puntata a “Sapori del forno” dove oltre a splendidi calzoncini infornati ripieni di bietola o spettacolari pizze e pani di ogni genere, merita l’acquisto il tarallo di valle agricola, in cui il gusto del forno rurale si sente appieno, con l’aggiunta di finocchietto, differentemente dalle varianti dei paesi limitrofi, inoltre c’è un tarallo-biscotto anche per colazione con un grosso tarallo bicolore striato al cioccolato, molto morbido, ideale nel latte o nel caffè. Un forno storico è anche il Panificio Pezzullo, attivo dal 1970 con tutte le tradizioni della panificazione del luogo.
Valle Agricola non ha un ristorante ma è un luogo in cui si può mangiare un’ottima pizza; ben 2 le pizzerie in mini vani molto simpatici e con forni con 70 anni di età, una è tutta al femminile come il forno di cui sopra e si trova accanto alla Torre di Pandone ( chiamata appunto La Torre) , l’altra gestita Da Angelo Izzo all’interno dei vicoli del borgo; la maestria di chi ha lavorato con Franco Pepe a Caiazzo per oltre un anno e, tornato a casa, nella sua Pizzeria La Mandra, non ne fa rimpiangere l’impasto, impreziosendolo anche con le eccellenze locali, in primis l’origano della valle che non può mancare mai ma anche i salumi.
Siamo in terra di pastorizia più che di agricoltura, quindi spazio alla lavorazione delle carni, bovina, ovina e di maiale, nel cui settore troneggia una fantasmagorica salsiccia secca con un po’ di peperoncino, che si iscrive a buon livello tra le grandi salsicce secche dell’alto casertano, nonché è terra di piacevoli formaggi ovicaprini e vaccini, scamorzine soprattutto, va fatta, quindi, una puntata dal macellaio locale per portar via un po’ di queste specialità, difficilmente commerciabili e quindi poco reperibili fuori da Valle Agricola.
Il folklore dà il meglio di se a Ferragosto, con la Festa di San Rocco ed a Natale con un imperdibile falò fuori dal tempo. Terra di valori legati al lavoro, ad una storia di consapevolezza nelle battaglie contadine lunghe oltre un secolo, lo testimonia anche la bella mostra fotografica di Luigi Spina “ Le Voci della Montagna “ che abbiamo visto nel plesso scolastico.
Valle Agricola può combattere lo spopolamento valorizzando ulteriormente il grande legame consapevole con la sua emigrazione, piena di ragazzi in gamba, e recitando un ruolo con il nuovo Parco Nazionale del Matese per non essere nuovamente cenerentola come nei decenni del parco regionale, valorizzare meglio i suoi sentieri e le sue feste, infatti pagherà nel futuro l’esperienza turistica non laccata, vera, magari anche un pò scomoda ma unica, nell’appennino meridionale ancor di più.
Carlo Scatozza