Minimizzare il consumo di suolo e assicurare la più elevata capacità dell’opera di garantire l’unità funzionale e gestionale degli stessi suoli e delle unità produttive, evitandone la frammentazione e interclusione, come anche gli aspetti di connettività del paesaggio nei confronti dei flussi di acqua, nutritivi e organismi viventi. Forti e chiare le richieste avanzate dal Sannio Consorzio Tutela Vini all’attenzione dei soggetti preposti alla progettazione esecutiva e alla realizzazione della linea ferroviaria Alta Capacità Napoli-Bari.
L’attenzione del Consorzio è rivolta in particolar modo alla tratta in cui l’opera dovrà attraversare il “cuore” della viticoltura sannita, quella che prevede anche il raddoppio ferroviario da Frasso Telesino a Vitulano. Area in cui sorge la quasi totalità dei circa undicimila ettari vitati che si contano nella provincia beneventana, dove operano settemilanovecento imprenditori viticoli, quasi cento aziende imbottigliatrici per oltre un milione di ettolitri di vino prodotto, con tre denominazioni di origine e una indicazione geografica per più di sessanta tipologie di vini: numeri che fanno di Benevento la provincia leadership nel settore vitivinicolo della Campania. Parliamo di un comparto che oggi attraversa un rinnovato entusiasmo, partendo da una trasformazione da area che storicamente era viticola ad area vinicola, con la nascita di nuovi imprenditori e nuove tecniche di conduzione agricola, nel segno di una rinnovata tradizione. Non a caso operano nella provincia strutture associative sotto forma di cooperative, che riuniscono insieme quasi duemilacinquecento viticoltori, realtà associative e produttive uniche a livello regionale e di importanza significativa a livello di Italia meridionale. Una vasta area, dunque, dove la vite trova il suo habitat ideale, tanto da assurgere a segno inequivocabile dell’identità culturale e sociale dell’intera comunità sannita.
In virtù di queste caratteristiche, il Consorzio e altre associazioni e operatori attivi sul territorio avevano chiesto attraverso un’apposita petizione (era il 2014) il coinvolgimento del partenariato socio-economico ai tavoli di concertazione sia regionali che nazionali. Tale richiesta non ha riscontrato alcun esito, ritrovandosi ancora una volta di fronte ad una buona occasione persa.
Il Consorzio, tuttavia, non esita a far sentire nuovamente la propria voce, per portare un interessante contributo al dibattito che si registra nell’ambito della fase cruciale dell’iter relativo alla realizzazione dell’opera. «Poniamo all’attenzione degli enti preposti – dichiara il presidente Libero Rillo – di prestare la massima attenzione in fase di progettazione esecutiva per far si che siano introdotte tutte le mitigazioni del caso in merito agli elaborati progettuali più impattanti, dove è necessario ed urgente individuare soluzioni innovative che contengano il consumo di suolo, evitino la polverizzazione aziendale, arginino la devastazione paesaggistica ed eliminino, per quanto possibile, la movimentazione di terre che è sempre foriera di inquietudini e sospetti in merito alla “tumulazione” di sostanze tossiche. Allo stesso tempo ci preme sottolineare di prestare grande attenzione al sistema di monitoraggio ambientale, rispetto al quale chiediamo il massimo dell’innovazione tecnologica, prestazioni puntuali e la messa in campo di specifiche competenze. Le nostre produzioni, infatti, oltre ad essere di grande pregio, sono innanzitutto produzioni alimentari. Chiediamo, inoltre, che associato al sistema di monitoraggio venga predisposto un adeguato piano di comunicazione multicanale. In altre parole, oltre a monitorare puntualmente bisogna, anche far sapere ai buyer, ai giornalisti enogastronomici, ai consumatori e ai cittadini che la salubrità e la qualità delle produzioni vitivinicole del Sannio beneventano sono sorvegliate con continuità e con dati alla mano, non assolutamente compromesse dai lavori impattanti che si realizzano sul territorio. Allarma, invece, leggere nella relazione generale del ‘Progetto di monitoraggio ambientale’ affermazioni come la seguente: “Questo tipo di impatto è considerato ordinariamente presente negli interventi infrastrutturali ed in assenza di singolarità note o accertate, non è da considerare di particolare criticità”. Noi pensiamo tutto il contrario e cioè che il nostro è un territorio singolarmente eccellente, caratterizzato da produzioni di altissima valenza e per questo merita grande attenzione, rispetto e valorizzazione della sua distintività».
Forti e chiare le richieste avanzate dal Consorzio al fine di difendere e tutelare un territorio viticolo di pregio, così come riconosciuto anche giuridicamente ai diversi livelli. «La nuova disciplina sulla Valutazione dell’Impatto ambientale, sancita da un provvedimento dello scorso 16 giugno che ha adeguato le norme a quanto prescritto da una specifica direttiva europea, ha introdotto importanti modifiche per determinati progetti pubblici e privati. In particolare essa prevede espressamente, nel considerare la sensibilità ambientale delle aree geografiche che possono risentire dell’impatto dei progetti, di tener conto in particolare di quei “territori con produzioni agricole di particolare qualità e tipicità” definiti dal decreto legislativo 18 maggio 2001, numero 228. Parliamo di una tipologia nella quale rientrano pienamente i vigneti di pregio in questione. A questo aggiungiamo che le ‘Linee guida per la valutazione della capacità d’uso dei suoli’, adottate dal Governo regionale, definiscono un criterio di protezione dei suoli agricoli ricadenti in prima e seconda classe di capacità d’uso, nelle scelte di localizzazione di opere e impianti tecnologici. In merito, la ‘Carta dei suoli della Valle Telesina’, realizzata proprio dalla Regione in collaborazione con l’Università Federico II e il CNR-ISPAIM, evidenzia nella vasta area interessata dal progetto la presenza proprio di questa tipologia di suoli.