Tante le strade tortuose, ricche forse anche disordinate in molte epoche storiche, della ampelografia della Campania e spesso ci regalano in questi anni la caparbietà di riscoperte, utili alla identità oltre che all’infoltimento ulteriore della varietà straordinaria della nostra terra. Un caso di scuola è senza dubbio quello della riscoperta del Rovello Bianco, in dialetto irpino Greco Musc, ( moscio) riscoperto grazie alla caparbietà di alcuni produttori che non erano appagati solo dal successo del più nobile Greco di Tufo Docg, ma anche dalla curiosità di essere protagonisti della rinascita di una storia. Il vitigno, nell’areale compreso tra Taurasi e Mirabella Eclano, è stato completamente dimenticato per secoli ora viene riscoperto, grazie a un paio di aziende che con poche centinaia di ceppi a piede franco hanno riabilitato la storia della propria terra.Le piante sono ultracentenarie e oggi si sta anche procedendo, grazie all’impegno non secondario della comunità del cibo dedicata al vitigno da parte della Condotta Slow Food Irpinia,Ufita,Taurasi, a mettere in vendita le bottiglie ottenute dai nuovi vitigni impiantati circa dieci anni fa. Protagonista delle rinascita del Greco Musc è l’Azienda Agricola Contrade di Taurasi, nel degustarlo ci si accorge della unicità anche rispetto al Greco, più netti i sentori di pietra focaia, un grande gusto secco, notevole consistenza acida che lo predispone per una lunga conservazione. Il Rovello Bianco è reso noto come Greco Musc riprendendo semplicemente la definizione antica dei viticoltori di un tempo che non potevano non notare, differentemente dagli altri vitigni a bacca bianca di cui è stato sempre ricco l’areale in questione, un pericarpo notevolmente più abbondante rispetto alla polpa e ciò provoca “ammosciamento” sui tralci, ben oltre una classica “piramidalità”.