Dom. Nov 24th, 2024

priggiotto-culatello-Il “Prigiotto”, quanti sanno cosa è ? E’ il nome nostrano e storico del ben più celebre culatello. Cosi ,infatti, viene denominato in modo particolare nelle aree interne della Campania, in special modo nel Sannio. Del Prigiotto si hanno testimonianze storiche negli annali del 1700 in vari monasteri sanniti e non solo.  Pregevole trovarlo citato anche negli archivi storici, come quello messo insieme nel lavoro del Mibact su Cibo e Memoria storica nell’alimentazione nel salernitano. “ un gran deposito di baccalari tonnine ed altre specie di salumi”. …… sei ventresche, sei piccioli prigiotti e diversi pezzetti di salame” così si trova in un documento per descrivere una bottega medievale nell’entroterra salernitano. Nelle “Satire di Orazio Flacco tradotte in volgare dal’ avvocato napoletano  tra 600 e 700 Giuseppe  Onemma , si dice” Il Priggiotto è assai buon , ma più accarezza Lo slomaco di quei , che son digiuni” . Il prigiotto sannita, così come il culatello emiliano, è la parte nobile del prosciutto, deprivato dell’osso , cosparso di spezie ( sale, pepe, peperoncino) e fatto essiccare nel panno vescicale che dona dolcezza e morbidezza. Prodotto da poche aziende del Sannio è un prodotto che si vuole rilanciare, premiando l’impegno di alcuni produttori con la candidatura a diventare uno dei prossimi prodotti agroalientari tradizionali della Regione Campania ( PAT) .

 

Di Carlo Scatozza

redattore di Campania Slow | Contatto Facebook: http://it-it.facebook.com/people/Carlo-Scatozza/1654720386

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