Alle falde del Kilimangiaro c’è una sfida tutta campana per il Borgo dei Borghi , la selezione 40 nazionale di borghi che prevede l’eliminazione diretta su base regionale come turno preliminare per arrivare, il 5 aprile, alla finale nazionale. Lo scontro in Campania è tra Monteverde (av) e Atrani (sa) ed è previsto Domenica 4 gennaio alle ore 15 in onda su Rai Tre, con la conduzione di Camila Raznovich e Dario Vergassola. Semplice il modo per votare 894.222 il numero da comporre DA FISSO e 478.478.4 DA MOBILE. Il numero massimo di voti validi effettuabili da ciascuna utenza telefonica, fissa o mobile, è di 5 (cinque) voti per ciascuna sessione di voto prevista. Ecco le schede dei due borghi, l’irpino Monteverde e Atrani sulla Costiera amalfitana e a voi l’ardua sentenza, noi auguriamo ad entrambi in bocca lupo, sapendo che chi vincerà potrà davvero andare fino in fondo.
Atrani è il più piccolo comune dell’Italia Meridionale per estensione territoriale e secondo solo a Fiera di Primiero, in tutta Italia.
Per l’ incantevole bellezza dei vicoletti, degli archi, dei cortili, delle piazzette, delle caratteristiche “scalinatelle”, delle abitazioni, poste l’una sull’altra, per l’atmosfera suggestiva della sera, quando le luci sono accese, Atrani è stato più volte adoperato come set cinematografico per film e spot pubblicitari entrando a far parte dei borghi più belli d’Italia. Atrani, a soli 700 metri dalla più nota Amalfi, è l’unico paese della Costiera a conservare intatto il suo antico carattere di piccolo borgo di pescatori.
Le prime case si affacciano direttamente sulla spiaggia, per poi raccogliersi intorno alla piazzetta con la chiesa del San Salvatore e la fontana di pietra, salgono, infine, verso la valle e si arrampicano lungo le pendici rocciose della collina, attraversate dai giardini e dalle coltivazioni di limoni. Isolata dal traffico automobilistico, protetta dalle sue antiche case dai balconi fioriti, la piazzetta di Atrani accede direttamente alla spiaggia ed al mare, attraverso l’antico passaggio creato per mettere in salvo le barche dalle mareggiate. Il rispetto e l’attenzione alla semplice vocazione originaria fanno, dunque, di Atrani un raro esempio di sviluppo turistico equilibrato.
Vero e proprio centro vitale del paesino, è la piazza, luogo di incontri e di intrattenimenti: ai tavolini dei bar italiani e turisti di ogni parte del mondo, confrontano le proprie opinioni, imparano a conoscersi. La Spiaggia Piccola, adorna delle barche e delle reti dei pescatori in bassa stagione, diventa, in versione estiva, ritrovo di giovani di tutte le nazionalità. Per i turisti e visitatori la scoperta del paesaggio dolce s’intreccia con la testimonianza della storia.
La memoria del tempo è nell’identità architettonica di questo lembo di mondo che , nella forma di strade e piazze parla delle sue vicende passate. Un quid pluris che contribuisce a rendere questo piccolo “borgo” unico e, forse, prezioso come pochi altri.
Per la cucina grande l’inflenza marinara e napoletana, impreziosita con i prodotti dei rilievi della costiera: gli ingredienti principali, oltre al pesce, sono i formaggi freschi provenienti dalle colline (mozzarelle, fior di latte, provole), i pomodorini freschi “a piennolo”, cioè riuniti in grappoli che si conservano fino all´inverno, la pasta fatta a mano come “scialatelli” e “laganelle”.
Deliziosi ad Atrani sono anche i dolci come “o´ bocconotto”, così buono con la crema e l´amarena che si mangia in un sol boccone, “o´ pasticciotto” che ne è la versione pantagruelica, la cassata o quelli fatti col limone, che qui si chiama “sfusato amalfitano” ed è senza dubbio il più pregiato del Mediterraneo.
Tra i liquori ricavati da antiche ricette contadine non è celebre solo il limoncello ma anche il nocino (o “nocillo”), e il fragolino, il mortello, il concerto, il finocchietto, il lauro, deliziosi profumi che ricordano salottini settecenteschi
Piatto tipico “o´ sarchiapone”, la zucca verde che è alla base del piatto simbolo.
Svuotata una grossa zucca, se ne taglia l´interno a pezzetti e lo si mette in una teglia col sale per eliminare l´acqua.
I pezzetti, asciugati con un panno, vengono fritti e quindi impastati con carne macinata, saltando poi il tutto in padella con della cipolla.
Monteverde sorge su un colle nell’alta valle dell’Ofanto in provincia di Avellino , ai confini orientali della Campania, Il centro storico, arroccato intorno al castello, si adegua alla morfologia del luogo, più volte sconvolto dai terremoti, e conserva l’originario tessuto urbano dei paesi irpini d’altura, con le strette viuzze a gradoni per raccordare i dislivelli delle cerchie stradali, e uno spazio fisico angusto dove non raro è l’utilizzo della roccia a scopi abitativi. Passeggiando nei vicoli, si nota, inglobata in un’abitazione, una roccia plasmata dal vento a forma di elefante. Il castello, costruito in pietra locale sbozzata e lavorata, è stato adattato e ampliato nel XV secolo dagli Aragonesi sul torrione innalzato dai Longobardi a difesa dei confini del ducato di Benevento. Dotato di quattro torrioni cilindrici posti agli angoli di una struttura a pianta irregolare, è stato trasformato da fortezza a residenza signorile nel 1744 dai baroni Sangermano che vi hanno aggiunto l’ala destra. Il torrione meglio conservato è quello all’angolo meridionale. Il castello è stato completamente riqualificato nel 2006. Ai suoi piedi è ancora visibile una porzione di mura pelasgiche-sannitiche (IV-III secolo a.C.).
Nelle stradine lastricate, l’attenzione è spesso catturata dagli edifici d’interessante fattura della borghesia terriera ottocentesca, come i palazzi Pelosi e Spirito in via Bocchetti, abbelliti da artistici portali.
Prodotti tipici sono gli insaccati di carne suina, quali soppressata, salsiccia e capocollo, e per i prodotti caseari dell’allevamento bovino brado, come caciocavallo, scamorza, ricotta, formaggio fresco e stagionato.
Vi si produce inoltre da filiera agricola, con orzo coltivato in loco, la birra artigianale Serro Croce.