Sappiamo l’origine delle tradizioni che ritroviamo nella tavola del cenone di Natale a Napoli ed in Campania? Non è affatto raro che esse traggano origine da un filo ininterrotto con gli usi e i costumi dei nostri avi più remoti.Il cenone della vigilia è essenzialmente il trionfo della verdura e del mare sintesi della Napoli dei mangiafoglia prima dell’avvento della pasta nella dieta nel ‘600, con la grande tradizione della pesca nel golfo, senza contare le importazioni, da quelle povere, ovvero il baccalà a quelle ricche come l’aragosta presente nelle tavole nobiliari. Gli ortaggi, in contaminazione con le acciughe costituivano e costituiscono l’essenziale insalata di rinforzo, ma il tratto caratteristico nei secoli, forse oggi molto praticato solo nella città di Napoli è la presenza dell‘anguilla o meglio ancora del capitone, ovvero la femmina dell’anguilla, molto più lunga e spessa dell’esemplare maschile.
Celebrato in molte commedie teatrali e cinematografiche viene sempre servito marinato, lessato,arrostito o fritto, ma ci siamo mai chiesti perchè ? Nell’antica Roma l’anguilla era uno dei cibi preferiti per festeggiare i Saturnali che cadevano proprio la notte del 25 Dicembre, la più lunga del solstizio d’inverno, una simbologia che assicurava il ritorno di un nuovo anno. Gli antichi utilizzavano questo animale in quanto di chiara simbologia fallica, quindi di grande auspicio per fortune e fertilità. Con l’epoca cristiana l’usanza rimane, con la festività natalizia che va a coincidere e sostituire i Saturnali. Rimane anche immutato il valore di portafortuna, in quanto mangiare il capitone andrà a significare l’uccisione del serpente demoniaco che spesso appare sotto le statue della Vergine Maria. Non solo di valenza culinaria, ma anche simbolica e di buon augurio, la presenza dell‘alloro, (a fugliulelle ‘e lauro) a guarnire il capitone, chiamato così proprio per la sua testa grossa ed il peso notevole. Nella Napoli del ‘700 particolare cura veniva data agli allevamenti, in modo particolare presso il lago Patria ed il Fusaro. Napoli, grazie all’ epoca bizantina, dopo la fine dell’impero Romano ha custodito più di altri centri, attualizzandole, alcune tradizioni, tra cui questa, ciò ha reso possibile la conservazione dell’usanza attraverso i secoli.
Carlo Scatozza