ll cinipide del castagno sta creando danni gravissimi ai castagneti riducendo notevolmente o azzerando del tutto la raccolta. Si stima, infatti, che la produzione di quest’anno sarà del 5% rispetto alle potenzialità produttive. Ma è dal 2008 che le produzioni sono in fase decrescente fino ad arrivare alla quasi scomparsa delle castagne. Un’emergenza agricola che è anche e soprattutto un’emergenza sociale, minando la sopravvivenza delle numerosissime aziende del comparto che non possono reggere di fronte a un lungo periodo di mancata produzione e alla contestuale necessità di provvedere alla gestione dei castagneti”. E’ la denuncia della Cia Campania contenuta nella lettera scritta al ministro delle Politiche agricole dal presidente regionale e vicepresidente nazionale, Alessandro Mastrocinque.
Tutte le province campane denunciano la presenza del cinipide. Nel 2008 l’insetto è stato introdotto in Campania con materiale di propagazione infestato e le aree colpite inizialmente riguardavano una zona limitata al confine delle province di Avellino, Salerno e Caserta. Poi si è estesa a tutte le province campane e oggi le aree colpite e i comuni interessati sono aumentati in maniera esponenziale. Fino al 2007 la Campania deteneva la leadership italiana nella produzione di castagne con 30mila tonnellate circa prodotte ogni anno (oltre il 50% delle categorie commerciali più pregiate “marroni”).
“L’attività delle imprese è fondamentale per consentire la ripresa produttiva ed evitare i fenomeni di dissesto idrogeologico e gli incendi -spiega Mastrocinque-. C’è poi il rischio occupazionale per le ricadute sull’indotto che occupa circa 2.000 addetti e che fa del sistema agroindustriale campano di trasformazione della castagna il più importante al mondo”.
Le attività di contrasto e ricerca messe in atto negli ultimi tempi stanno producendo degli effetti positivi, ma non ancora sufficienti a poter controllare l’emergenza e tornare ai livelli produttivi ed economici del passato. La Regione Campania ha messo in atto dal 2009 una serie di interventi sia nel campo della ricerca sia nell’ambito delle misure destinate al contenimento e contrasto mediante l’utilizzo dei nemici naturali del cinipide, cioè il Torimussinensis, insetto antagonista del cinipide. Anche il ministero ha potenziato con interventi economici il piano di azioni che ha messo in campo la regione.
“Per queste ragioni riteniamo che questa situazione sia considerata un’emergenza ambientale e non solo, come è già stata riconosciuta, emergenza fitosanitaria. Chiediamo che Ministero e Regione Campania intervengano nel risolvere alcune criticità segnalate da tempo come definire in modo univoco che i nostri castagneti da frutto non possono che essere definiti come castagneti da frutto in attualità di coltura con la perimetrazione dei territori, così come previsto dalla normativa nazionale, modificando la L.R. n. 11 del 1996 di modifica alla L.R. n. 13 del 1987; prendere atto della insufficienza del Piano regionale nell’affrontare la crisi del comparto castanicolo e cambiare strategia e di considerare altre forme di lotta e utilizzo di altri prodotti consentiti in agricoltura biologica, facendo altre opportune verifiche sull’utilizzo del piretro (consentito in agricoltura biologica su tutte le produzioni frutticole fuorché le castagne) in agricoltura biologica”, conclude il presidente di Cia Campania.