L’e-commerce prende sempre più piede in Italia segnando una crescita del 20% ogni anno. In un momento storico come questo, in cui la crisi sta mettendo a dura prova i canali di vendita tradizionali, il digitale offre grandi opportunità. Di pari passo cresce l’esigenza di un’adeguata informazione e tutela delle imprese che svolgono un’attività online.
Il 14 giugno sono entrate in vigore le nuove direttive europee sugli acquisti a distanza in materia di pagamenti, recesso, informativa al consumatore e restituzioni.
La nuova normativa vuole garantire regole universali per tutti i Paesi dell’Unione Europea al fine di assicurare risparmi in termini di oneri amministrativi e miglioramenti in termini di funzionamento del mercato interno per le imprese che operano oltre le frontiere.
La nuova norma frutto dell’adeguamento alle direttive UE (2011/83/CE), prevede una serie di novità come: Maggiori obblighi di informazione precontrattuale, Ampliamento del diritto di recesso a favore del consumatore, Diminuzione dei termini per la restituzione dei pagamenti ricevuti in caso di recesso- Vediamo alcuni di questi punti nel dettaglio:
Commercio elettronico: obblighi di informativa: gli obblighi di informazione pre-contrattuale dell’azienda nei confronti dell’acquirente sono stati potenziati. Dunque l’azienda deve fornire al consumatore una maggiore quantità di informazioni in termini di prezzo , prodotto, modalità di pagamento e diritto di recesso.
Diritto di Recesso
Il tempo massimo che il cliente ha a sua disposizione per ripensare all’acquisto effettuato aumenta a 14 giorni rispetto ai 10 previsti precedentemente. Qualora il venditore non adempie all’obbligo di informativa al consumatore sul diritto al recesso, il limite sale a 12 mesi. Tale diritto di recesso non può essere applicato per la vendita a distanza di strumenti finanziari, beni immobili, prodotti alimentari o di uso domestico corrente consegnati con scadenza regolare, beni personalizzati, di giornali e periodici
di servizi di trasporto, ristorazione e alloggio per cui è prevista una determinata data per la fornitura. E‘ vietata la maggiorazione delle tariffe nel caso in cui non si utilizzi il contante ma strumenti di pagamenti elettronici.
Per l’agroalimentare I dati di mercato mettono in evidenza una crescita del 13% nel 2013 ma – secondo una ricerca Coldiretti – in Italia solo il 9% degli utenti che fanno acquisti su internet comprano in ambito alimentare, con un peso sul fatturato complessivo e-commerce intorno all’1,2% (la percentuale più bassa nell’Unione Europea), contro il dato della Gran Bretagna che sia attesta al 5,5% (il più alto nell’Unione Europea).
Gli italiani hanno preferito fino ad ora usare internet per acquistare prodotti e servizi per il tempo libero (57 per cento) e dei settori del turismo (24 per cento), delle assicurazioni (6 per cento) e dell’elettronica (5 per cento). Il potenziale di crescita per il cibo in Italia è quindi enorme con oltre il 29 per cento degli italiani che dichiara comunque – secondo un’analisi Coldiretti-Censis – di fare ricerche sul web per confrontare prezzi e caratteristiche dei cibi. Si tratta di un numero non lontano dai 15 milioni di persone nel complesso e, in particolare, sono oltre 5,7 milioni a farlo regolarmente.
A frenare la vendita di alimentari on line – prosegue la Coldiretti – sono soprattutto la deperibilità dei prodotti in vendita e le preoccupazioni per le caratteristiche qualitative.
Duepiuduecinque, (www.duepiuduecinque.com ) agenzia di comunicazione campana che si occupa, tra l’altro, di webmarketing per l’agroalimentare, evidenzia come questo sia il momento giusto per l’azienda di produzione o trasformazione agricola di dotarsi di un ecommerce, ovviamente molto orientato almeno anche al mercato di lingua inglese e con una grande propensione al dialogo social e su una molteplicità di social network ( ad esempio, se si vuole vendere negli Usa Pinterest è d’obbligo), infatti, grazie al decreto #Campolibero del Ministero dell’agricoltura si può beneficiare del Credito d’imposta per l’E-COMMERCE di prodotti agroalimentari al 40% delle spese e fino a 50 mila euro. Se si pensa, poi, che questa misura è cumulabile con molti finanziamenti regionali e nazionali stiamo parlando di un investimento praticamente a costo zero e che può dare enormi benefici, se non ci sia affida al fai da te. Chiedi di più a info@duepiuduecinque.com