La Sagra del Mare è l’evento più atteso dell’estate procidana. La storia e il destino di Procida sono legate al mare che la circonda. Nel XVII secolo, la flotta dell’isola era tra le più ricche e numerose tra le città marinare, occupando circa il 45% della popolazione. Il XIX secolo fu il periodo di maggior splendore: venne fondata la Scuola Nautica Comunale divenuta poi Istituto Nautico, che con i suoi 170 anni di storia è il più antico d’Europa. Subito dopo venne anche fondata la scuola professionale marittima. Da queste premessa nasce nel 1939 la Sagra del Mare, tra le più famose manifestazioni popolari d’Italia, appuntamento immancabile dell’estate procidana da oltre mezzo secolo.L’edizione 2014 è prevista dal 19 al 24 agosto.
La manifestazione dura una settimana, e coinvolge personaggi emeriti del mondo della cultura, dello spettacolo, dell’arte, attraverso convegni, mostre, dibattiti, giochi, commemorazioni, concerti, happening di pittori, musicisti, poeti, con un unico grande tema di base: il mare. La sagra si conclude con l‘elezione della “Graziella”, tra le più note e apprezzate feste in costume, in Italia e all’estero, per la sua specificità. Il mito, la storia di Graziella, con la quale l’isola oramai viene identificata (l’Isola di Graziella) nasce dalla penna dello scrittore francese Alphonse de Lamartine. Graziella, figlia di pescatori e corallaia di mestiere, è una giovane fanciulla procidana della quale lo scrittore narra di essersi innamorata. Alla partenza dello scrittore, la giovane ragazza si ammalò e morì. Dal rimpianto di quell’amore che non riuscì mai più a trovare in altre donne, “nacque” il romanzo e successivamente il mito di Graziella. Mito che rivive di anno in anno durante la Sagra del Mare, quando si elegge la fanciulla (rigorosamente procidana e di età non inferiore ai 14 anni) che meglio rispecchia le caratteristiche, sia fisiche che morali, del personaggio Lamartiniano. Le ragazze per prendere parte alla manifestazione devono obbligatoriamente indossare il vestito originale procidano detto “alla greca”, con ricami in oro, così come descritto nel romanzo. Gli abiti procidani sono di rarità e preziosità uniche. Famiglie procidane custodiscono il prezioso abito che un tempo veniva utilizzato nelle festività, nelle occasioni, durante i funerali. Gli abiti sono composti da vari elementi che, a seconda della ricorrenza, venivano cambiati. Tutti gli abiti sono caratterizzati da preziosi ricami d’oro.
L’abito vero e proprio, è costituito da un corpetto con la gonna attaccata. La base classica è di raso o velluto di seta rosso carminio o verde smeraldo, anche se non mancano versioni scure o a piccoli disegni damascati. I pannelli frontali dell’abito sono ricamati in oro con una tecnica a punto pieno simile a quella dei paramenti talari. Le bordure sono formate da decori astratti, al centro dei pannelli campeggiano motivi che riproducono fiori, frutti locali e tropicali, animali, stilizzazioni marine.
La gonna è la parte che più varia nei tessuti e nei colori. Può essere di seta leggera o pesante ma anche di cotonina, ed è spesso ornata da un bordo di venti centimetri riportato che le dà corpo e resistenza e l’arricchisce di contrasto cromatico.
Il cappottino è il capo che caratterizza maggiormente il costume dell’isola e lo rende unico nel panorama dei costumi regionali italiani ed ha un taglio prettamente orientale. Il cappottino è rosso o di colore verde ed è caratterizzato da preziosi ricami in oro a “cocciole”.