Le feste di Natale, nella sua versione gastronomica e artigianale sono una delle tipicità più significative che raccontano Napoli, il suo Genius loci e i percorsi identitari in cui, ancora oggi, si può rivivere l’atmosfera del racconto che il grande Wolfang Goethe ne faceva nel 1787. In una sua lettera il poeta scrive
” Nelle feste di Natale tutta Napoli diventa allora un paese di cuccagna per la quale pare che 500 mila uomini si siano messi d’accordo..Ogni anno un ufficiale di polizia percorre la città a cavallo e annunzia in tutte le piazze quante migliaia di buoi, di vitelli, di capretti, di agnelli i napoletani hanno consumato: Il popolo presta orecchio e si rallegra smodatamente su questi grossi numeri; ognuno si ricorda, con soddisfazione, la parte che ha avuto in tale godimento”.
Ciò si unisce alla forza della tradizione gastronomica nel presepe napoletano e proprio Re Carlo III di Borbone era appassionatissimo del Presepe, occupandosi della preparazione e della vestizione, tanto da essere poi, in Spagna, l’iniziatore di una grande tradizione presepiale iberica. Ed è proprio nel ‘700 che la tradizione gastronomica partenopea sbarca prepotentemente nel presepe, con l’osteria ( con annessi ubriachi) , i mangiamaccheroni, le grandi esposizioni di frutta e verdura e soprattutto pesce del golfo.
Carlo Scatozza