Uno dei vitigni più diffusi in Italia è senza dubbio, e non da ora, il Trebbiano. Una vastissima produzione si trova in Romagna,Toscana, Marche e Abruzzo, e grazie ad una ottima versatilità delle uve è oggi un vitigno davvero internazionale. Ma dove registrano, gli antichi, la sua nascita e proliferazione? Ovviamente nella Campania Felix, nella zona dell‘antica Trebula, ovvero la splendida area di Terra di Lavoro, a pochissimi km a nord di Caserta, dove oggi sorgono i ridenti borghi di Formicola, Liberi, Castel di Sasso e Pontelatone, in cui si trova la vecchia Trebula Balliensis, oggi chiamata frazione Treglia e si produce l’ottimo Casavecchia di Pontelatone Doc. E’ Plinio il Vecchio che ci parla della città sannita in cui c’era il Trebulanum , appunto il vino del contado della zona. Un vitigno però, che fruttava un vino non certo paragonabile al ben più caro e ambito Falerno che imbandiva le tavole dei patrizi, bensì il trebulanum era unanimemente riconosciuto come il vino dei soldati, quei soldati che, come era costume nell’esercito romano, portarono la vite dapprima in nord Italia e poi nel resto del centro Europa e proprio il trebbiano si è adattato a parecchie latitudini e a tanti terreni, tanto da diventare, nella Francia del ‘500, il celebre Cognac. Ovidio però, nella variante abruzzese di Sulmona, lo ritiene un vino di particolare qualità, smentendo la gran mole di “recensioni” del suo tempo. Lungo le trasformazioni letterarie e le migrazioni che l’ uomo ha fatto nella storia, da Trebulanum si arriva a Trebbiano.