Cultura e memoria contadina ritornano imponenti a dettare le regole della macellazione e dell’utilizzazione dell’animale di cui non si butta via niente.
Un rito che si ripete a Senerchia da 25 anni, dove per accedervi bisogna vestirsi pesante, avere lo stomaco vuoto ed il palato curioso.
Tante sono le prelibatezze che si possono gustare al naturale per una celebrazione gastronomica senza tempo; una cucina semplice senza aggiunta di alcuna alchimia culinaria: salsicce e costine di maiale alla brace, soffritto di carne suina e peperoni, pane casereccio, pasta e fagioli “cù ‘muss pint”, pizza di granturco e minestra “sperta” e per riscaldare gli immancabili falò e “fiumi” di vino rosso. L’appuntamento è per il 15,16 e 17 Marzo per la venticinquesima edizione.
La sagra del maiale di Senerchia nasce nel 1989 come iniziativa spontanea per ritrovarsi in piazza e festeggiare un classico rito invernale di molte famiglie del paese: l’uccisione del maiale, la sua macellazione con la preparazione del lardo, della cotenna, delle carni e di quant’altro fosse commestibile.
Era questo un evento speciale ( ed in parte lo è rimasto ancora ) culminante in un allegro pranzo familiare propiziatorio.
La sagra ripropone quel rito esclusivamente familiare estendendolo in piazza e perseguendo, sin dal suo sorgere, lo spirito guida del no profit. I proventi, infatti, vengono utilizzati per opere di utilità pubblica o devoluti in beneficenza. Fortisimo è il legame che lega, in questi giorni la comunità di Senerchia con i propri concittadini che risiedono al Nord o all’estero.